Corriere della Sera - La Lettura
In sessant’anni di videoarte c’è un televisore che piange
Due sedi (Galleria comunale d’arte moderna e Palazzo delle Esposizioni), un’unica mostra. Obiettivo condiviso: raccontare la videoarte in Italia (ma non solo) e i suoi sviluppi dagli anni Sessanta a oggi. Oltre cento i nomi coinvolti. Di taglio più storico la scelta proposta alla Gam (galleriaartemodernaroma.it), dove il percorso si apre con Fabio Mauri e il suo Il televisore che piange (performance andata in onda nel 1972 nel programma Rai Happening) e prosegue con lavori di Fabrizio Plessi, Bill Viola e Daniel Buren (sotto: Long Beach, 2008) affiancati da manifesti, foto, cataloghi. Al Palaexpo (palazzoesposizioni.it), dotato di ampi spazi, gli interventi d’autore con un più diretto coinvolgimento della «sensorialità», come il Coro di Studio Azzurro (1995), tappeto calpestabile che si anima con suoni e voci al passaggio del visitatore. Il titolo della rassegna, Il video rende felici, si ispira a una frase dell’artista sudcoreano Nam June Paik. (edoardo sassi)