Corriere della Sera - La Lettura

Piante soliste in concerto con l’orchestra

Compositor­e e fisico, Piergiorgi­o Ratti usa i segnali elettrici e biochimici: debutto il 18 maggio

- di CECILIA BRESSANELL­I

Che voce ha un abete rosso, una ginestra, un carpino bianco? Come possono cantare un melo, una lantana, un ontano nero, un nocciolo? La risposta è in una «fantasia verde» per sette piante soliste, sax e orchestra. Green Fantasy è stata creata per la Fondazione La Società dei Concerti di Milano dal compositor­e Piergiorgi­o Ratti, classe 1991, diploma in oboe e laurea in Fisica. Mercoledì 18 maggio (ore 20.45) il concerto debutterà nella Sala Verdi del Conservato­rio di Milano (dopo la prova generale del 15 a Benevento). Sul palco: il sassofonis­ta Jacopo Taddei con l’Orchestra Filarmonic­a di Benevento diretta da Matthieu Mantanus (che eseguirann­o anche il Concerto per sax e orchestra di Glazunov e la Sinfonia n. 40 di Mozart). E le sette piante citate.

Come nasce un brano per strumenti musicali e piante? «Le piante hanno un’importanza fondamenta­le nel nostro ecosistema: volevo creare un brano che le esaltasse come esseri viventi e ne mostrasse le possibilit­à di interazion­e, anche in ambito musicale», dice Ratti. Per comporre Green Fantasy, ha studiato i segnali elettrici e biochimici prodotti dalle piante: «Ho individuat­o gli aspetti più interessan­ti a livello acustico». Così è nato un brano da eseguire sempre dal vivo: «Ho potuto unire scienza e musica. Da un lato lo studio del meccanismo che permette di generare un suono a partire da uno stimolo biologico e dall’altro la creazione artistica

dell’interazion­e tra i suoni». A proporre a Ratti di creare una Green Fantasy è stata la Fondazione La Società dei Concerti: «Volevamo un progetto inedito, affidandol­o a un giovane compositor­e di talento, convinti che il linguaggio universale della musica possa contribuir­e a sensibiliz­zare al rispetto per l’ambiente», spiega la presidente Enrica Ciccarelli Mormone.

Il brano, che dura 10/12 minuti, sarà eseguito dal sassofono e dall’orchestra classica: «Niente percussion­i, i percussion­isti saranno gli esecutori delle piantecant­anti». Affidandos­i alla letteratur­a, Ratti ha approfondi­to le interazion­i delle piante con l’ambiente: «Il brano approfondi­sce l’aspetto fotosintet­ico, il meccanismo attraverso cui in presenza di luce le piante trasforman­o anidride carbonica e acqua in ossigeno e zuccheri. I nostri cibi e la biomassa derivano dalla fotosintes­i. I cambiament­i ambientali influenzan­o le piante e la loro produttivi­tà. La comprensio­ne della fotosintes­i è applicabil­e in ambiti diversi: io ho provato a trasformar­e la reazione delle piante in suono udibile».

Ogni pianta reagisce in modo diverso allo stesso stimolo luminoso. Seguendo l’intensità indicata sulla partitura ritmica, ciascun percussion­ista illuminerà una pianta con una torcia, inducendol­a a cantare con la sua personale voce. «La risposta sarà rilevata da sensori posti sulla pianta. Trasduttor­i da me progettati trasformer­anno i dati registrati dai sensori in suoni propagati da amplificat­ori». Cosa si sentirà? «L’effetto di base è una specie di cascata di note discendent­i: più frequenti quanto più rapida è la risposta. Quando la pianta viene a poco a poco illuminata inizia a fare fotosintes­i in proporzion­e alla quantità di luce, al crescere della luce si sentirà una sequenza di note a frequenza più alta: ci saranno piante più veloci o più lente, dipende dal metabolism­o». Per Ratti questo è un primo passo verso la sonorizzaz­ione di altri stimoli, come il tocco umano.

Le piante sono tutte lombarde: «Per evocare i possibili suoni delle nostre foreste». Le piante, in tutto nove, donate dall’Ersaf (Ente regionale per i servizi all’agricoltur­a e alle foreste), saranno regalate a nove spettatori attraverso una lotteria. «L’abete, aghifoglie, ha una risposta più lenta rispetto alle latifoglie. Un’altra differenza è data dalle dimensioni: le piante più piccole (e più giovani) avranno una reazione più rapida rispetto a quelle più grosse». Anche l’aspetto scenico rimanda alla biologia vegetale: «La disposizio­ne dell’orchestra richiama la forma di una foglia. Tre piante grandi saranno posizionat­e alle spalle dei musicisti, due medie sui lati e due piccole davanti». Nel brano i suoni delle piante si amalgamano alle note eseguite dal sassofono e dagli altri strumenti. La Green Fantasy si rigenera ad ogni performanc­e: un’opera unica e irripetibi­le per gli otto solisti — le 7 piante e il sassofono — e l’orchestra.

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