Corriere della Sera - La Lettura
Pappetta morale che suo malgrado si fece bestseller
Se avesse potuto scegliere avrebbe scritto solo racconti gotici. Invece costretta dagli obblighi familiari dovette raccontare «pappetta morale» per signorine. Ma Louisa May Alcott (1832-1888) fu sempre pragmatica tanto da piegarsi al dovere senza fare storie. Troppe persone da mantenere, genitori, fratelli e poi anche nipoti, quindi scriveva senza sosta. Suo malgrado era lei che a casa garantiva il reddito. Questo svela Louisa May Alcott, biografia che Beatrice Masini dedica all’autrice di Piccole donne (sottotitolo: Quando scrivere è necessario; Giulio Perrone Editore, pp. 128, € 15). La ragione dell’atteggiamento altruista e stakanovista dall’americana Alcott risale all’infanzia e alla figura del padre. Personaggio carismatico con grandi velleità intellettuali, non si era mai preoccupato di assicurare sostentamento ma piuttosto di impartire lezioni di vita. Nella zona di Boston aveva fondato scuole per l’infanzia (secondo la dottrina trascendentalista) e portato i famigliari a sperimentare la vita della comune. Adulti e bambini condividevano contatto con la natura, cibo vegetariano e filosofia. La creatività era sempre premiata, Louisa e le sorelle incoraggiate a tenere diari poi letti e commentati a voce alta. Negli anni successivi la scrittura divenne mezzo di sostentamento fino al 1868, quando un editore, bocciate le proposte dark, le commissionò una storia edificante per giovinette. In tempo record Alcott creò il suo longseller (Piccole donne vende ancora 170 mila copie all’anno) e poté finalmente rilassarsi. «Pagati tutti i debiti, grazie al Signore! Ora sento di poter morire in pace».