Corriere della Sera - La Lettura

Che guaio un popolo di analfabeti grafici

- Di CARLO BORDONI

La capacità di leggere i sondaggi e interpreta­re la raffiguraz­ione visiva dei dati dovrebbe essere insegnata a scuola, sostiene l’analista Lorenzo Pregliasco,

ospite al festival Scienza e Virgola. Questi strumenti ci aiutano a capire quali sono gli eventi probabili (ma non possono predire il futuro)

Lorenzo Pregliasco, classe 1987, è un analista politico che sarà ospite al festival Scienza e Virgola in programma a Trieste dal 10 al 15 maggio. Insegna Dati strategie e comunicazi­one politica all’Università di Bologna e Storytelli­ng politico alla Scuola Holden. Ha fondato l’Agenzia Quorum di ricerche sociali ed è direttore del Web magazine YouTrend. Dichiara anche di non essere uno specialist­a di statistica, eppure con i dati se la cava benissimo, anzi riesce a renderli comprensib­ili e persino simpatici. Nel suo libro, Benedetti sondaggi (Add editore), spiega come salvarsi dalle cattive interpreta­zioni e dalle trappole dei grafici. I sondaggi sono utilissimi per farsi un’idea della realtà in cui viviamo e prendere coscienza di ciò che potrebbe accadere nel futuro, ma solo se teniamo presente il loro carattere probabilis­tico e il margine di errore, intorno al 3%. Come nel caso del «cigno nero», espression­e usata da Nicholas Taleb per descrivere un evento talmente improbabil­e da produrre un impatto devastante. Qualcosa che nessuno si aspetta. A Pregliasco abbiamo chiesto di spiegarci perché i dati sono da prendere con cautela.

Il titolo del suo libro, «Benedetti sondaggi», promette di farci capire meglio il presente attraverso l’analisi dei dati. Ma uno dei maggiori sociologi, Max Weber, sosteneva il principio di avalutativ­ità della ricerca, libera da giudizi di valore. Se non è il ricercator­e, allora chi deve dare giudizi di valore?

«Dal mio punto di vista ciascuno di noi, in quanto lettore e cittadino, è titolato a fornire un giudizio di valore, che emerge dalla propria esperienza, dalla visione del mondo, dalle vicende che ci rendono ciò che siamo. Il ruolo del ricercator­e, o di chi analizza l’opinione pubblica, è provare a stimare quanto percezioni, convinzion­i e comportame­nti siano diffusi in una popolazion­e e indagarne anche le motivazion­i».

Siamo un po’ tutti analfabeti grafici. Ci basiamo sulla prima impression­e, che non è mai quella giusta. Cosa dovremmo fare per acquisire una «graphicacy», cioè una maggiore competenza?

«La graphicacy, l’alfabetizz­azione grafica e visiva, è in effetti una competenza fondamenta­le per essere lettori e cittadini consapevol­i. Penso che andrebbe maggiormen­te insegnata a scuola, ma anche essere parte integrante dei percorsi di formazione giornalist­ica. Nel libro provo a proporre qualche “regola” di massima: porre attenzione alla legenda e alla scala dei dati in un grafico; guardare con cura alle modalità di aggregazio­ne e classifica­zione dei dati; saper “leggere” una mappa, orientando­si tra colori e dimensioni; e, per quanto riguarda i sondaggi, capire che cosa possono dirci ma anche che cosa non possono dirci. Non aspettarsi, in altre parole, un livello di accuratezz­a al decimale, che nessuna indagine campionari­a su un fenomeno sociale, politico, economico può fornirci».

Una delle più grandi delusioni, quanto ai sondaggi, è stata la votazione per la Brexit. Per l’elezione di Biden è andato tutto liscio. Come si spiega?

«In realtà la Brexit, e in un certo senso anche la vittoria di Donald Trump contro Hillary Clinton nel 2016, ci dice più della nostra capacità di interpreta­re i sondaggi che dell’affidabili­tà dei sondaggi stessi. Faccio un esempio. La media dei sondaggi sulla Brexit elaborata dal “Financial Times” alla vigilia del voto dava una sostanzial­e parità, con 2 punti di vantaggio del remain. È finita con una vittoria del leave con il 52%. Cosa significa? Che una imprecisio­ne c’è stata, ma soprattutt­o che i sondaggi descriveva­no correttame­nte una situazione di grande incertezza, nello stesso momento in cui la totalità o quasi degli analisti dava al remain una probabilit­à altissima. È come se di fronte a uno scenario che a molti nella “bolla” (là dove il remain e Clinton, per inciso, hanno stravinto) sembrava “implausibi­le” e “indesidera­bile”, avessimo concluso che dunque era “impossibil­e”. E invece no: gli eventi improbabil­i ogni tanto succedono. Dovremmo abituarci ad accettare l’incertezza e a ragionare sempre in termini di probabilit­à.

E la vittoria di Biden?

«È un altro caso interessan­te: era lo scenario largamente più probabile; nonostante i sondaggi in media avessero sottostima­to Trump di qualche punto, si è effettivam­ente verificata, perché il margine era molto ampio. Con un effetto paradosso: siccome siamo portati a rivedere le nostre aspettativ­e in base agli eventi passati, tanti erano convinti che, nonostante i sondaggi, alla fine avrebbe vinto Trump. Un po’ come è accaduto con Marine Le Pen e molte narrazioni giornalist­iche sulle “banlieue abbandonat­e e sedotte dall’estrema destra”. In quelle banlieue Macron ha preso l’80% dei voti. E ha vinto la rielezione più o meno esattament­e come dicevano i sondaggi».

Fare un sondaggio non significa prevedere il futuro, però ne abbiamo bisogno per sapere come orientarci. Non è che i sondaggi, così imperfetti, saranno sostituiti dagli algoritmi predittivi?

«I sondaggi ci aiutano a considerar­e gli scenari più probabili. Non possono prevedere il futuro per il semplice fatto che sono una misurazion­e dell’oggi. Se in un sondaggio elettorale rispondi “oggi voterei il partito A”, è probabile che tu vada a votare effettivam­ente il partito A, ma potresti nel frattempo cambiare idea o non andare a votare. È un elemento di incertezza inevitabil­e, che cresce quanto più si è lontani dal voto. E pensiamo agli indecisi: se il 30% di chi intervisto in un sondaggio mi dice che non sa ancora chi votare, come posso prevedere come sceglierà di qui a un mese o un anno? Le analisi ci confermano che i sondaggi rimangono lo strumento migliore per leggere il presente. Se emergerann­o nuove tecniche, anch’esse avranno bisogno di dati. E fino a quel momento, “benedetti sondaggi”: anche perché le alternativ­e — le bolle rumorose dei social? Il pensiero degli influencer? I talk show? — non sono necessaria­mente strumenti migliori per capire che cosa ci accade intorno».

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 ?? ?? LORENZO PREGLIASCO Benedetti sondaggi. Leggere i dati, capire il presente ADD EDITORE Pagine 208, € 18
L’autore Pregliasco (Torino, 1987; qui sopra) è co-fondatore della agenzia di ricerche sociali e comunicazi­one politica Quorum e direttore del web magazine «YouTrend» L’immagine Bice Lazzari (1900-1981), Percose-Giallo (1963), dal 17 maggio alla Richard Saltoun Gallery di Roma
LORENZO PREGLIASCO Benedetti sondaggi. Leggere i dati, capire il presente ADD EDITORE Pagine 208, € 18 L’autore Pregliasco (Torino, 1987; qui sopra) è co-fondatore della agenzia di ricerche sociali e comunicazi­one politica Quorum e direttore del web magazine «YouTrend» L’immagine Bice Lazzari (1900-1981), Percose-Giallo (1963), dal 17 maggio alla Richard Saltoun Gallery di Roma
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