Corriere della Sera - La Lettura
FRANCIS SCOTT FITZGERALD È VIVO IL SUO ULTIMO CAPOLAVORO DI PIÙ
Qualcuno, a veder comparire dal nulla un nuovo romanzo di Francis Scott Fitzgerald, potrebbe sgranare gli occhi per la meraviglia. La verità è che questo L’amore dell’ultimo milionario, appena pubblicato da minimum fax nella traduzione di Maria Baiocchi e Anna Tagliavini, con un’introduzione di Goffredo Fofi e una prefazione di Paolo Simonetti (pp. 256, € 14), altro non è che il testo incompiuto Gli ultimi fuochi, già visto in Italia nelle edizioni più disparate, e che aveva avuto anche una breve e per lo più invisibile vita, già con questo titolo, per le edizioni Alet, nel 2012. Siamo tuttavia anche di fronte a un nuovo romanzo del sommo autore americano, dato che il testo noto a tutti per decenni (e ben noto, dato che, pur nella sua incompiutezza, fu all’origine dell’ultimo film di Elia Kazan) è stato aggiornato nel 1993 dallo studioso fitzgeraldiano Matthew J. Bruccoli, che lo ha riportato anche al titolo originale: The love of the last
tycoon, appunto.
Si riparte da qui, ed è ottima occasione per scoprire un Fitzerald che, pur mantenendo il suo «occhio speciale» per il jet-set, è lontanissimo dai toni elegiaci del Grande
Gatsby: la ruggente età del jazz è del resto finita da più di quindici anni, e lo stesso Francis Scott è un uomo disilluso e provato. Da qualche anno ha accettato di lavorare per l’industria cinematografica di Hollywood, e ciò che ha visto nella «fabbrica di salsicce», per usare la definizione di Erich von Stroheim citata nella prefazione di Goffredo Fofi, torna con forza nell’Amore dell’ultimo milionario.
Un romanzo che, nella sua forma ritrovata — sempre incompiuta, ma più organica e puntuale, e arricchita da importanti materiali d’autore — finisce per essere, nonostante tutto, uno dei migliori romanzi su Hollywood mai scritti, e allo stesso tempo il
de profundis dell’eroe fitzgeraldiano, di cui Monroe Stahr, malato, plumbeo e disincantato come il suo autore, ma ancora capace di amare e lottare per i propri ideali di bellezza, è l’ultima ed esiziale incarnazione.