Corriere della Sera - La Lettura

Travolti da un insolito destino da naufraghi

Traccia la parabola di una coppia dalle nozze a un’isoletta delle Seychelles

- Di SIMONE INNOCENTI

Quello che più di tutto colpisce è una scrittura felice, perfettame­nte in bilico tra la lingua alta di certi autori del Novecento e il linguaggio attuale che passa anche dai tecnicismi ormai entrati a far parte della quotidiani­tà.

Leggere Un naufragio (Sem) è, in tal senso, una vera sorpresa. Merito di una storia che Daniele Pasquini — toscano di 34 anni, già autore del romanzo breve Le rockstar non muoiono mai per Intermezzi editore — fa ruotare attorno a due personaggi: Tommaso, tanto colto quanto insicuro, e Valentina, tanto bella quanto fragile ma ostinata a vivere la sua vita perché stanca di subirla. Le loro esistenze si incontrano per caso: lui — appena laureato ma già con il piede nel mondo del lavoro precario — viene mollato dalla fidanzata, Benedetta; lei — figlia unica in una famiglia problemati­ca — lascia Gianluca, «uno bello fuori dal normale» che passa la sua esistenza nel mondo piuttosto prevedibil­e degli amici ricchi.

È in piazza Santa Croce, a Firenze, che Valentina e Tommaso si incontrano, dopo che si erano conosciuti qualche anno prima: tornano a parlarsi, poi i primi appuntamen­ti, i messaggi telefonici, una convivenza e il matrimonio. Il loro viaggio di nozze — hanno fissato la luna di miele alle Seychelles —– si trasforma in un naufragio: la coppia di sposi, che scampa a un incidente aereo, nuota per approdare in un’isola microscopi­ca.

Che cosa accade in quel posto sperduto, in quella specie di paradiso terrestre dove però sono i bisogni primari a regnare incontrast­ati? Che cosa succede quando, oltre a sopravvive­re a un naufragio, i due protagonis­ti devono fare i conti col naufragio di un matrimonio celebrato da poco e perfino col naufragio delle rispettive esistenze? Come andrà a finire?

Il romanzo, che lo scrittore decide di ambientare proprio in quest’epoca, si snoda affrontand­o anche temi attuali per antonomasi­a: il rispetto dell’ambiente, tanto per citarne uno.

Daniele Pasquini, con questo suo romanzo, dimostra di essere uno scrittore completo: sa tenere la pagina, sa raccontare la realtà umana con un una lingua aderente e allo stesso tempo alta, sa giocare sui registri dell’ironia e sa quando dosare la profondità. Certe sue pagine ricordano quelle più ariose e divertite de La cosa buffa di Giuseppe Berto ma anche quelle, velate di beatitudin­e, che si possono rintraccia­re in Fausto e Anna di Carlo

Cassola. Lo scrittore ha anche un altro pregio, quello di aver assimilato fino in fondo la lezione sulla leggerezza di Italo Calvino: ogni singola riga, ogni singolo argomento, ogni singolo episodio viene scandito con questa prospettiv­a.

Ed ecco, allora, che Valentina è sì una ragazza bellissima e fragile, ma si porta in dote il turpiloqui­o sonoro della Toscana più pura. Ed ecco che le fragilità di Tommaso sono in realtà corde solide per analizzare la profondità dell’essere umano. Ed ecco che un naufragio può essere al tempo stesso disperazio­ne e avventura. Quella, appunto, che può vivere una coppia in pieno naufragio.

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