Corriere della Sera - La Lettura

Un’avventuros­a fiaba oscura È il gotico crudele dell’emisfero Sud

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di ORAZIO LABBATE

Tutti i bagliori del cielo di Trent Dalton sembra ispirarsi a due libri di culto, per lo stile Southern gothic e per una lingua scettica da favola nera: Il cielo è dei violenti di Flannery

O’Connor ed E allora siamo andati via di Michael Kimball. Un miscuglio romanzesco peculiare che vede come protagonis­ta una bambina fantastica, Molly Hook, la quale discende da una famiglia di violenti e rudi becchini di Darwin, Australia.

La morte della madre Violet e gli indelicati modi del padre Horace convincono la ragazzina a voler rintraccia­re il famoso stregone Bob Giubbalung­a. Reo, a detta del nonno scomparso, Tom Berry di aver scagliato una maledizion­e contro la sua famiglia perché vittima del furto di oro grezzo. Munita di una mappa e di due fedeli e bizzarri amici, Greta e Yukio, Molly percorrerà il nord dell’Australia come se fosse un membro dei giovani avventurie­ri di Richard Donner, i Goonies.

Trent Dalton con Tutti i bagliori del

cielo riesce, pertanto, a consegnare un esaltante romanzo avventuros­o che soddisfa lo spirito adulto e infantile del lettore. Proprio come fa Big Fish, il film picaresco di Tim Burton, perché Dalton adopera, con talento spontaneo, due opposti registri linguistic­i difficili da gestire: quello della fiaba oscura e quello del crudele gotico americano.

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