Corriere della Sera - La Lettura
L’inchiostro blu del Mediterraneo
Aurore de la Morinerie è l’artista francese alla quale la Maison Vuitton ha affidato il nuovo volume della collana di quaderni di viaggio. L’hanno ispirata i 5.267 metri di Calypso Deep, la fossa più profonda: «Ho illustrato un’ascesa dall’abisso alla superficie»
Goethe, William Turner, Delacroix, Constable, Gericault, Picasso, Matisse, Chagall, Klee, Hopper, Le Corbusier («Ho guardato, visto, osservato, scoperto»): nei loro carnet de voyage si ritrova l’idea del viaggio come un sogno. Il nuovo Louis Vuitton Travel Book è dedicato al Mediterraneo o, meglio, a quei sogni racchiusi nelle profondità di questo mare antichissimo. Sogni che nelle tavole di Aurore de la Morinerie — illustratrice e disegnatrice francese: tra le sue numerose collaborazioni eccellenti quella con lo stilista Azzedine Alaïa — sembrano costantemente sospesi tra il mare bello e malinconico cantato da Charlet Trenet (quello che «ha cullato il mio cuore per la vita») e il mare raccontato con l’animo dello scienziato appassionato da Jacques-Yves Cousteau (i titoli di alcune delle tavole, da Epipelagic Zone a
Centrostephanus longispinus, sembrano rubati a un trattato di oceanografia).
I libri hanno sempre occupato un posto d’onore nella storia della Maison Vuitton. Gaston-Louis (1883-1970), nipote del fondatore, era un appassionato di volumi d’arte e letteratura, con una collezione personale di più di 6 mila tomi, parzialmente conservata negli archivi della Maison ancora oggi. In qualità di grande appassionato ed esperto, lo stesso Gaston avrebbe fondato, tra gli anni Venti e i Trenta, tre case editrici mentre, accanto alla collana dei Travel Book, Louis Vuitton può oggi contare anche su City Book e Fashion Eye.
Aurore de la Morinerie, con i suoi richiami all’essenzialità giapponese, ci offre una serie di disegni astratti che di fatto ci fanno immergere nel fondale marino e nel suo ecosistema, puntando a semplificare il mondo visibile, spogliandolo fino all’estremo. Ed è lo stesso stile con il quale era stata già in precedenza capace di raffigurare delicate ed eleganti figure femminili: pur nell’assenza pressoché totale di lineamenti somatici, potevano apparire fortemente espressive, celebrando un’idea di bellezza sobria e seducente. Una tecnica scaturita da un lungo processo di maturazione, come se la mano — osservano i suoi estimatori — avesse concettualizzato il gesto prima di mettere il pennello sulla carta.
De la Morinerie con il suo tratto, arioso eppure potente, incisivo ma voluttuoso, austero e insieme liberatorio, descrive un mare fatto di contrasti, oscuro e colmo di luce, calmissimo eppure tempestoso, accogliente eppure pieno di pericoli. L’unione degli opposti senza però fonderli: «la Lettura» le ha chiesto di raccontare questa sua oceanografia sentimentale.
Quale Mediterraneo è quello che ha raccontato con i suoi disegni?
«Cercando una chiave per avvicinarmi a un tema così impegnativo, ho scelto di illustrare un’ascesa dall’abisso fino alla superficie nel punto più profondo, situato in una fossa, il Calypso Deep nel Mar Ionio al largo della Grecia (5.267 metri, ndr). Questo libro è un’interpretazione onirica e sognante di un luogo misterioso, una variazione di colori che traduce liberamente i toni degli abissi, dalle intense sfumature di blu alle raggianti tinte solari. È un vagabondare nell’entroterra, un viaggio che segue il flusso delle correnti marine, sempre in movimento. Un immaginario collettivo e personale». Perché proprio il Mediterraneo?
«Per intraprendere un’avventura lasciando da parte ciò che è misurabile, abbracciando la distanza per raggiungere qualcosa che non ha eguali». Quali sono stati i suoi modelli di riferimento, artistici, ma anche letterari o
La traccia delle tavole della disegnatrice è nelle parole di Fernand Braudel sul Mare Nostrum: «È mille cose in una sola; non è un paesaggio, ma infiniti paesaggi; non è un mare, ma un susseguirsi di mari; non una civiltà, ma civiltà accatastate l’una sull’altra» più genericamente intellettuali?
«Penso alle parole di Fernand Braudel: “Che cos’è il Mediterraneo? Mille cose in una sola, non è un paesaggio, ma infiniti paesaggi, non è un mare, ma un susseguirsi di mari, non una civiltà, ma civiltà accatastate l’una sull’altra”. Parole che illustrano alla perfezione ciò che il Mediterraneo evoca per me. Un mare che nei secoli ha ispirato pittori e scrittori, dove nel cuore delle Cicladi è nato un mondo affascinante e sono state create storie universali. La ricerca della documentazione ha costituito per me un piacere immenso, una forma di scoperta e ricerca attraverso film, fotografie scientifiche, libri antichi e moderni, illustrazioni oniriche del passato, a cominciare dai libri di Jules Verne».
Il fondale marino è un grande laboratorio per l’ecosistema: come se lo immagina il Mediterraneo del futuro?
«Ho avuto la possibilità di essere ospite sulla barca della spedizione Tara per un viaggio tra l’Ecuador e le Galapagos. Ho potuto osservare lo straordinario lavoro svolto dai ricercatori che lavorano per raccogliere, analizzare e preservare la biodiversità marina, e scoprire con meraviglia un nuovo campo di esplorazione artistica: questo mondo sottomarino sconosciuto e invisibile, di incredibile ricchezza, vivo. È un mare delimitato da un gran numero di Paesi, che spero vorranno attuare una riflessione politica ed economica per la sua conservazione».
Il Mediterraneo è anche un crocevia di popoli, un luogo dove si incrociano tanti destini: lo è anche secondo lei? E cosa si ritrova dell’attualità di questi giorni nei suoi disegni?
«Mediterraneus, significa in mezzo alla terra, al mondo conosciuto, riunisce una ricchezza comune, una storia condivisa, da un’infinità di popoli e culture. Per molti anni ho viaggiato lungo le sponde del Mediterraneo: Turchia, Italia, Tunisia, Marocco, Egitto, Grecia, luoghi che ho avuto modo di esplorare, fotografare e imparare a conoscere. Le vicende oscure degli ultimi due anni mi hanno fatto venire voglia di attirare e approfondire la mia passione per la natura. Questi disegni erano una forma di meditazione, e durante la costruzione del libro ho avuto la possibilità di sviluppare questa passione che ho per il mondo naturale».
C’è un luogo (o più luoghi) del Mediterraneo a cui è affezionata in modo particolare?
«L’ultimo disegno del libro illustra la notte nelle Cicladi in Grecia: questa sensazione notturna in mezzo alle isole è travolgente».
Come è nata la collaborazione con Louis Vuitton?
«Louis Vuitton mi ha offerto la scelta di un argomento e di un luogo. Lo spirito della collana di Travel Book è proprio quello di affidare ad un artista una città o un Paese da raccontare. Il tema del Mar Mediterraneo ci ha entusiasmato. Perché è un mondo in un certo senso ancora poco esplorato e conosciuto...». I suoi prossimi progetti?
«Voglio continuare il mio lavoro artistico intorno al blu, al movimento e all’acqua per il progetto di una mostra personale in Giappone a dicembre». Ancora una volta l’acqua e il mare...
«Le profondità del mare sono uno spazio invisibile e infinito dove i confini tra il reale e l’immaginario svaniscono. Ognuno di noi può inventare il suo mare tra le terre, salendo dall’abisso alla superficie, dalle tenebre alla luce. Ma anche leggendo possiamo diventare subacquei di acque profonde e i bordi del libro possono incorniciare questo nostro mare».