Corriere della Sera - La Lettura

In ombra ma presenti fra noi Gli africani nell’arte italiana

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Servi e ancelle di nobili signori, apporti «esotici» nelle rappresent­azioni di ispirazion­e mitica o religiosa (come il «Magio nero» nelle natività) o nei dipinti di colore e, solo in seguito, protagonis­ti (seppure rari) della scena (sopra: Giovanni Pietro Gnocchi, Santa Cecilia incoronata da un angelo, 1587, particolar­e). È dedicata alle «presenze africane nell’arte dell’Italia settentrio­nale» tra XVI e XIX secolo la mostra ospitata al Mudec (fino al 18 settembre, mudec.it) e curata dai suoi Conservato­ri, intitolata significat­ivamente La Voce delle ombre. Oltre che sulla società italiana e sulla sua percezione dell’altro e relativa rappresent­azione nell’arte, la mostra allarga anche squarci sul fenomeno dello schiavismo, presente anche in Italia in alcuni momenti seppure in maniera limitata: in apertura, un documento provenient­e dalla Veneranda Fabbrica del Duomo di Milano testimonia l’acquisto, nel 1486, di uno schiavo bambino di soli quattro anni da parte del nobile Gaspare Ambrogio Visconti. A chiudere l’esposizion­e, un inserto contempora­neo: la serie di dittici fotografic­i Echi e Accordi di Theophilus Imani, ricercator­e visivo italiano di origine ghanese. (giulia ziino)

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