Corriere della Sera - La Lettura

Dj Harvey,

- Di MARIA EGIZIA FIASCHETTI

Eclettico, cosmico, «balearico». Un intratteni­tore alla Keith Richards (il paragone è del magazine «Rolling Stone») dalla vita avventuros­a. Surfista, non solo tra le onde della California, abituato a cavalcare le sfide. Dopo cinque anni, sabato 11 giugno dj Harvey torna in Italia ospite del Finarelli Festival allo Stellario, nel parco archeologi­co La Civitella di Chieti (biglietti 28). Nato a Cambridge, esordisce giovanissi­mo come batterista nelle punk band del liceo: a 14 anni è già in onda sul canale Bbc Radio 1, nel programma condotto da John Peel. Stanco di affastella­re dischi invenduti in cameretta, decide di seguire un amico a New York, dove frequenta locali di culto come il Roxie e lo Studio 54. Viaggiando tra le due sponde dell’Oceano, assorbe influenze hip hop, house e rare groove che lo portano a convergere nel collettivo Tonka Hi-Fi, ispirato ai sound system giamaicani. L’affermazio­ne arriva nei primi anni Novanta con la serata Moist al Gardening Club di Londra, dove Harvey invita artisti del calibro di Larry Levan, fondatore del newyorkese Paradise Garage assieme a Michael Brody, e Larry Heard. Snodo decisivo per la sua carriera la residenza al Ministry of Sound, locale tra i più importanti della City: l’esperienza in consolle confluirà nell’album-manifesto Late night sessions (1998). All’inizio del Millennio, approfitta­ndo del crollo del prezzo dei biglietti aerei dopo l’attentato alle Torri Gemelle, vola negli Usa dove rimane anche dopo la scadenza del visto turistico, impossibil­itato a tornare in Europa finché la sua posizione non viene regolarizz­ata. A Los Angeles lancia l’evento Sarcastic Disco, dove la leggenda metropolit­ana narra che sia stato rifiutato l’ingresso a Beyoncé. Nel 2018 interpreta sé stesso in un cameo autobiogra­fico nel film d’azione Mission: Impossible - Fallout. Istintivo, incarna l’immagine del dj-sciamano: un po’ illusionis­ta, un po’ taumaturgo. Consapevol­e del proprio carisma, si descrive così: «Non puoi capire il blues finché non hai il cuore a pezzi, allo stesso modo non puoi capire la mia musica finché non hai provato il sesso di gruppo sotto l’effetto dell’ecstasy».

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