Corriere della Sera - La Lettura
Montalbano torna nel cortile di Camilleri
Sei racconti ,atre anni dalla morte dello scrittore, ripropongono uno tra i commissari più amati della letteratura. Nessun inedito, ma alcune pagine rare. E in un testo il personaggio frequenta i luoghi romani dell’autore
«Buongiorno. Il commissario Montalbano sono». A quasi tre anni dalla scomparsa di Andrea Camilleri, avvenuta il 17 luglio 2019, emoziona non poco «risentire» la voce e la cadenza del suo personaggio più amato. Il commissario dell’immaginario paese siciliano di Vigàta, eroe nazionalpopolare di romanzi, racconti, poi fiction tv, è tornato. L’occasione per ritrovarlo è l’arrivo in libreria, per Sellerio, di La coscienza di Montalbano, volume che riunisce per la prima volta sei racconti, tutti con al centro il poliziotto. Si tratta di «storie sparse e variamente edite», spiega una breve nota in chiusura: nessun inedito, dunque, ma alcune piacevoli sorprese. Due in particolare: i racconti La finestra sul cortile e Il figlio del sindaco.
Partiamo dal secondo poco, pochissimo conosciuto dal grande pubblico in quanto apparso finora solo in un’edizione fuori commercio nel 2008. Racconta di un giovane manager, Sergio Tasca, che il 25 di ogni mese vola per affari a Milano per rientrare sull’isola il giorno seguente. Al ritorno stavolta trova la fidanzata con cui convive ammazzata in casa in modo cruento con un taglierino e va subito alla polizia. L’uomo, che è figlio del sindaco di Montelusa — un ex onorevole che «aveva maniglie unnieghiè, nella maggioranza, nelle opposizioni, nelle televisioni, nei giornali, in Vaticano, in America, nei paìsi islamici...» — finisce sulla lista dei sospettati: gli orari dei voli gli avrebbero permesso di tornare, commettere l’omicidio e ripartire. Montalbano, però, non è convinto, l’accappatoio insanguinato indossato dalla vittima non si trova e altre cose non quadrano...
Se il caso suona familiare è perché la trama del racconto ha costituito lo spunto per un successivo romanzo, Una voce di notte, uscito nel 2012, dove al posto del figlio del sindaco ci sarà il figlio del presidente della Provincia: gli intrallazzi, l’intreccio tra mafia, politica e informazione, i giochi di potere, però, sono gli stessi. Colpisce nel racconto la «remissività del commissario» che davanti alla decisione del signor questore di sollevarlo dall’indagine commenta sobrio: «Mi pare la soluzione più logica», salvo poi arrivare per la sua strada alla verità.
Con La finestra sul cortile siamo dalle parti del divertissement letterario e insieme del racconto scritto per un’occasione specifica. Il titolo è un omaggio all’omonimo film di Alfred Hitchcock del 1954 con James Stewart e Grace Kelly, ma la storia si affranca presto dal modello tenendo ferma l’idea del voyeur, del personaggio che guarda dalla finestra, ma poi muovendosi in maniera libera e originale quanto a fatti, luoghi e situazioni.
Il racconto uscì inizialmente a puntate sul mensile «Il Nasone di Prati» nel 2007; poi settimanalmente su Agrigentonotizie.it nel 2008; ed è stato, nel 2009, inserito nei Racconti di Montalbano (Mondadori). A chiarire meglio la genesi e l’occasione del racconto è lo stesso Camilleri in un testo scritto per l’edizione online e riproposto ora nella raccolta di Sellerio. La finestra sul cortile era nato «per aiutare la diffusione di un giornaletto di quartiere» fatto da «un gruppo di giovani», amici dell’autore. Quanto al curioso nome della pubblicazione, è ancora Camilleri a spiegare ai non romani che «con “nasone” si intende la fontanella stradale che dispensa acqua fresca ai passanti e che è detta così per la particolare forma del rubinetto».
Uno degli aspetti più originali della storia è proprio il luogo: l’autore riteneva «indispensabile ambientare la vicenda nel quartiere Prati», lo stesso dove Camilleri ha abitato per oltre cinquant’anni.
L’idea c’era, il contesto pure. Ora non restava che «convincere» il protagonista Montalbano a fare una vacanza romana. L’escamotage è un corso di aggiornamento europeo per il quale Montalbano è «il prescelto» senza possibilità di sottrarsi. Così nonostante il primo pensiero del commissario sia stato: «Ora mi sparo a un pedi e po’ dico che m’è scasciata la pistola mentre la puliziavo», alla fine parte per la trasferta nella Capitale. «Mi divertiva l’idea — scriveva al riguardo Camilleri — di mettere il mio commissario di fronte a un paesaggio per lui inconsueto».
Ma c’è di più. Perché Camilleri «ha invitato» letteralmente Montalbano nel suo mondo, lo ha messo davanti alla sua finestra, che dà sul suo cortile. Scriveva in proposito lo scrittore: «Il cortile che ho descritto è quello che per anni ho visto da una finestra di casa mia». Persone, abitanti, fatti narrati sono, invece, come sempre frutto di fantasia.
Del resto l’autore conosce bene il suo personaggio per averlo creato e cresciuto, Camilleri ha «convissuto» venticinque anni con il commissario Montalbano — la prima indagine La forma dell’acqua è del 1994 — e sa che, nonostante il carattere brusco e nonostante sia abituato a vivere a Marinella («in una villetta singola, avendo di fronte a sé la spiaggia e il mare»), cambiare aria non gli possa fare che bene. «Un cortile popoloso — scriveva ancora Camilleri — è per lui una novità assoluta e una fonte di continuo interesse». Ed è così che accadrà: Montalbano comincia a spiare dalla finestra, anche involontariamente, la vita degli altri. E dopo un po’ ci prende gusto. «Quale occasione migliore per un uomo che ha l’instinto della caccia?», si chiede Camilleri, citando Dashiell Hammett.
A queste notazioni di contenuto Camilleri ne aggiungeva poi una stilistica: «Il respiro narrativo di questo racconto è per me alquanto nuovo». La novità veniva dalla misura: «C’era la necessità di una scansione per capitoletti ognuno dei quali non doveva superare le due-tre cartelle. Ho fatto una certa fatica, perché narrativamente ho il respiro più lungo ma spero di esserci riuscito». Le suddivisione in brevi capitoli non poi è stata mantenuta nell’antologia del 2009 e neppure nella presente raccolta, pur restando sottotraccia nella struttura.
Completano la raccolta La coscienza di Montalbano quattro racconti «delle feste», quasi una scorta per l’intero anno: una storia ferragostana, una di Capodanno, una dell’Epifania e una per festeggiare l’acquisto della casa a Marinella. Vale per tutti quanto scrive il critico Salvatore Silvano Nigro: «Le inquadrature brevi, la rapinosità del ritmo, la giustapposizione scorciata delle trame, la scrittura sghemba e senza incespichi, la cifratura del talento umoristico, sono a tutto vantaggio della resa aguzza dei testi e delle suggestioni che i lettori sono portati a raccogliere». E ancora: i racconti di Camilleri «conciliano un diverso modo di leggere, in una più stretta complicità con le malizie del narratore».