Corriere della Sera - La Lettura
Il nuovo tipo italiano da Sordi a Ceccarelli
Donato il suo favoloso archivio personale (tutto quello che avreste voluto sapere sulla politica italiana, ma non avete mai osato chiedere) alla Biblioteca della Camera dei deputati, Filippo Ceccarelli, collega per cui nutro una antica stima anche se non ci conosciamo, si sentì come i calciatori di una volta che, appese le scarpette al chiodo, non sapevano cosa fare (ora lo sanno: fanno gli opinionisti, i talent). Dopo decenni di scintillanti cronache dal Palazzo, Ceccarelli era diventato un beccamorto. Gli chiedevano di scrivere necrologi, commosse orazioni funebri su onorevoli cadaveri ancora caldi e, spesso, si portavano avanti commissionandogli coccodrilli in anticipo se un onorevole non si sentiva tanto bene e in redazione volevano avere il pezzo pronto in ghiacciaia. Uno sporco mestiere, ma qualcuno deve pur farlo. Una roba da menagramo? No, anzi: «Indicata fra le opere di misericordia sia corporale (“Seppellire i morti”) che spirituale (“Consolare gli afflitti”), sono convinto che la stesura compassionevole del necrologio porti fortuna allungando la vita del coccodrillato». Però la paura di essere ormai obsoleto restava, di venir trascinato alla deriva (funerale vichingo?) assieme ai suoi amati giornali di carta, al suo vizio di ritagliarne le notizie e di classificarle come Nabokov con le farfalle. Ci voleva un colpo di reni. Così Filippo Ceccarelli, per decenni antropologo massimo della politica italiana, si è trasformato nel Claude LéviStrauss del mondo social alla ricerca del nuovo tipo italiano che ha preso il posto di quello portato alla luce dall’altro grande antropologo Alberto Sordi. E poi, a spingere Ceccarelli, c’era anche una curiosità più terra terra: che avranno questi da dirsi e da mostrarsi H24 su Instagram, Facebook, TikTok? Riciclatosi nel web, Ceccarelli ha scritto un libro straordinario, una Divina Commedia 2.0, un Inferno digitale. Si intitola Lì dentro. E merita un’altra puntata.