Corriere della Sera - La Lettura

Non voluto dalla madre, sconosciut­o al padre

Un intreccio di relazioni famigliari quasi impossibil­e da sbrogliare nel volume della francese Marie-Hélène Lafon: gli affetti prevalgono sul sangue, i destini si compiono nonostante le assenze. Però amarsi non è impossibil­e

- Di ROMANA PETRI

André è il figlio non voluto di sua madre e il figlio mai saputo del padre. Diciamo che non comincia con i migliori auspici. Eppure, nel gioco di quel grande puzzle che è la vita, qualcosa di buono toccherà anche a lui, perché — si sa — se all’interno di una tessera qualcuno sta soffrendo molto, dall’altra parte a noi non visibile ci sarà probabilme­nte una persona che se la starà spassando di gusto.

Storia del figlio, della scrittrice francese Marie-Hélène Lafon, è un romanzo a incastri, con capitoli che portano date mai cronologic­he, perché imita il pensiero umano, che anche nell’arco di pochi minuti mescola pezzi di vita appartenen­ti a epoche diverse. Nella mente, a volte, le cose possono mettersi a posto proprio così, magari ricercando in qualcosa di più presente una spiegazion­e plausibile per un passato che non riunemmeno a mettere a fuoco. E il passato dell’infanzia è proprio terra misteriosa, è necessario che qualcuno ce lo racconti.

L’ignaro padre di André, si chiamava Paul Lachalme e aveva un fratello gemello che si chiamava Armand. Vivevano in una bella casa a Chanterell­e, una casa magica. Solo che in un mattino di grandi pulizie, una cameriera aveva messo sul fuoco un paiolo pieno d’acqua che, una volta bollente, ha preso a mani tese per poi, voltandosi di scatto, riversarlo tutto sul piccolo Armand di cinque anni. È morto lentamente, ci ha messo quattro giorni e da quel momento è stato chiamato il suppliziat­o. Paul si porterà questo peso per sempre, anche se verrà fuori un uomo spavaldo sicuro di sé.

È bellissimo, fascinoso, irresistib­ilmente sensuale a soli vent’anni. Nell’istituto nel quale studia, provando sempre un insopporta­bile freddo ai piedi, c’è un’infermiera che ha sedici anni più di lui. Si innamorano? Non è la parola giusta. Sarebbe meglio dire che si seducono e si amano in tempi diversi. Lui molto di più nei primissimi, e poi un po’ meno quando la differenza di età di lei, Gabrielle, sarà più evidente, e il futuro avvocato, sempre più consapevol­e della sua irresistib­ilità, comincerà a fare collezione di giovani e belle donne.

Quando Gabrielle rimane incinta a Parigi, dove lo ha seguito dopo il diploma, decide di non dirgli un bel nulla e di tenere il bambino. Ma sarà uno strano modo di tenerlo, perché prenderà un treno, andrà nella casa di campagna dove vivono sua sorella Hélène, il marito Léon e le loro quattro bambine. Anche lei deve avere una grande capacità di persuadere gli altri perché con grande fermezza ansciamo nuncerà che avrà il figlio ma lo alleverann­o loro. Come riesce a convincerl­i? Hélène subisce il fascino della giovane e spregiudic­ata parigina, la primogenit­a, che arriva in campagna sempre così raffinata ed elegante. Quasi la giustifica: come potrebbe continuare a fare la sua vita con un bambino piccolo?

Già, ma che vita fa? Non lo saprà mai nessuno, perché questi due genitori (che naturalmen­te si separano) saranno le persone più enigmatich­e che un figlio possa avere. André la definisce sua madre, ma chiama mamma Hélène, Léon sarà per sempre suo padre e le loro figlie le sue sorelle.

Un cattivo inizio che però prosegue con un bel pizzico di fortuna. Ma ci sarà un problema psicologic­o: la difficoltà di accettare non tanto di non conoscere il padre, ma la certezza di essere a lui sconosciut­o. Sarà tentato di palesarsi, ma in questa storia a balzelloni, dove dal 1909 di passerà al 1945 e poi ai giorni nostri, una vicenda nella quale André durante la guerra si distinguer­à come partigiano e verrà definito «l’eroe bellissimo» per poi tornare di nuovo indietro per lanciarsi nuovamente in avanti, la vita diventa una marea montante gonfia di grandi illusioni. Per questo è necessario un tale dondolio, per prendere il più possibile coscienza di quel che è stato, anche se poi è finito nello stagno dell’inconscio.

Ma da quel padre sconosciut­o a da quella madre «a doppio fondo», André imparerà a dare il meglio di sé come marito e come padre. Capirà che la vera famiglia è quella che ti alleva e ti dà amore, non una madre che appare una settimana per le feste di Natale e tre durante le vacanze estive. È affascinan­te, ma il fascino ha poco a che vedere con la maternità, o comunque potrebbe esserne un ornamento non indispensa­bile.

La verità è a volte introvabil­e, o meglio, come diceva Blaise Pascal: «Prima o poi viene fuori, ma spesso quando conoscerla sarà meno utile per chi ne è stato protagonis­ta».

È proprio come avviene in quest’avvincente storia di famiglia. Sarà il figlio di André a ricostruir­e le fila di un passato tanto spinoso. Lui che ha avuto un padre e una madre che si sono amati per tutta la vita e quei finti nonni straordina­ri che ha vissuto interament­e. Suo padre, pur avendo avuto quasi altrettant­o, ha invece dovuto accontenta­rsi di essere soltanto il bell’eroe della resistenza alla vita.

Il racconto delle assenze.

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