Corriere della Sera - La Lettura
Anche Mozart era un ladro. Di musica
Il documentato romanzo storico di Giacomo Cardinali su una vicenda nella Roma del 1770
L’11 aprile 1770, in una Roma piovosa e affamata dai digiuni della settimana Santa, il quattordicenne Wolfgang Amadeus Mozart con il padre Leopold (e un servitore) assiste, sotto la volta della Cappella Sistina, al celebre e segretissimo (guai a chi osasse divulgarlo) Miserere di Gregorio Allegri (1582 circa-1652 circa). Il genietto chiude gli occhi, ascolta e, appena terminata l’esecuzione, trascrive a memoria lo spartito svelando per sempre un tesoro fino a quel momento custodito tra le mura vaticane. Beffa meravigliosa e nota. Ma ci volevano nuovi documenti d’archivio, uno studioso curioso in grado di scovarli e di metterli insieme, una profonda conoscenza della curia romana di ieri (e di oggi) per renderla irresistibile e divertente, dettagliata al punto da farci «vedere» quei cantori papali multati a ogni stecca, e quel ragazzino austriaco che si fa beffa di tutti. Il risultato è lo spassoso e serissimo Il giovane Mozart in Vaticano di Giacomo Cardinali. Romanzo storico ricavato da uno scrutinio feroce dei documenti, molti inediti, dell’Archivio Apostolico e della Biblioteca Vaticana, e reso con ironia e leggerezza.
Viaggio in Italia. Grand tour mozartiano per far conoscere al mondo un giovane fenomeno e guadagnarci anche un po’. Milano (praticamente casa per un austriaco), Bologna, la splendida Firenze (subito rimpianta), ed ecco Wolfgang e Leopold arrivare in diligenza a Roma — fradicia per la pioggia e spenta dai provvedimenti quaresimali del cardinale Colonna — nei giorni che precedono la Pasqua: appena in tempo per posare i bagagli e partecipare all’Ufficio delle Tenebre del Giovedì Santo (e tornarvi per la liturgia del Sabato Santo: solo in quelle due occasioni veniva eseguito il Miserere). Ed espugnare così, nella Sistina illuminata da 27 candele, il segreto dell’Allegri.
Incrociando le nuove fonti — Giacomo Cardinali è filologo e paleografo, oltre che aiuto scriptor della Biblioteca Apostolica Vaticana, cosa che ce lo fa immaginare immerso nei manoscritti settecenteschi — insieme con la cronaca del tempo e la corrispondenza dei Mozart, l’autore ci consegna non solo i dettagli dell’affaire del Miserere, con il giovane Mozart che torna di corsa alla locanda, riproduce lo spartito, partecipa (con sotterfugio) al pranzo offerto dal Papa dopo la lavanda dei piedi, ma soprattutto un incomparabile affresco della Roma papalina di fine Settecento, completamente impermeabile ai venti dell’Illuminismo e a quelli dell’imminente Rivoluzione francese, dove il tempo è scandito dagli editti del governatore Casali (dal divieto di tirare palle di neve a quello di fare il bagno al fiume per i minori di vent’anni); dove le controversie sindacali dei cantori sistini hanno qualcosa di surreale (e molto contemporaneo); dove si litiga per una raccomandazione; dove non mancano gli intrighi che si trasformano in rissa con lanci di broccoli e immondizia. Dove il giovane Mozart, trionfante, esegue il Miserere durante una soirée .EaPapa Clemente XIV, saputo del «furto», non resta che decorare il giovane austriaco con il titolo di Cavaliere dello Speron d’Oro.