Corriere della Sera - La Lettura

La solitudine della tartaruga I neo-scrittori «interpreta­no» il nuovo album di Mengoni

- Di CECILIA BRESSANELL­I

Il cantante ha invitato alcuni studenti della Scuola Holden di Torino a rielaborar­e i testi di «Materia (Terra)». Dice: «I ragazzi hanno raccontato con le loro parole le emozioni, i temi e le influenze che ho voluto nel mio lavoro discografi­co. Per questo li ringrazio». La direttrice didattica Federica Manzon: «Una sola raccomanda­zione: lasciatevi ispirare»

Giacomo, 22 anni, è con la sorella Aurora al rettilario: «Sembra ancora strano a entrambi... Ne avevano parlato tanto ma poi, quando stavano per uscire, Giacomo aveva sempre cambiato idea. Non aveva più voluto. Potuto, l’aveva più volte corretta lo psicologo. Aurora, tu da sorella devi capire che quella di Giacomo non è una scelta, ma una reazione». Dopo aver visto tartarughe — su cui Giacomo, a cui i rettili sono sempre piaciuti, «crede di aver capito molte cose, cose che non poteva cogliere da bambino» —, draghi di Komodo, camaleonti, arrivano davanti all’anaconda verde. Qui Aurora riesce a farsi dire dal fratello cosa gli faccia così paura da impedirgli di lasciare la sua stanza: «“Tutto” dice finalmente Giacomo. “Mi fa paura ogni singola cosa che c’è”». Giacomo è un hikikomori. «Gli hikikomori sono ragazzi tartaruga, l’isolamento sociale è uguale a un ritiro nel guscio. Il guscio è caldo, dentro ci sono il cuore e tutto ciò che serve per sopravvive­re», prosegue il racconto.

Di Giacomo e Aurora parla Il modo di sparire delle tartarughe, racconto di Valeria Lattanzio, studentess­a della Scuola Holden di Torino, scuola di narrazioni fondata nel 1994 da Alessandro Baricco, che ne è preside. Come altri suoi compagni, Valeria si è ispirata all’album di Marco Mengoni Materia (Terra), uscito a dicembre. Il testo nasce da alcuni versi della canzone In due minuti: «Ti odio quando non sai spiegare che cosa provi/ Ti vorrei, ti vorrei rincorrere per strada per urlarti addosso/ O per abbracciar­ti, ma ora non ci riesco/ Ti odio quando stai sulle tue/ E non hai neanche un filo di voce/ Non ti smuoverebb­e un bombardame­nto/ Ma io ti sento».

L’incontro tra Mengoni e gli studenti è nato da un’idea del cantautore che, 61 dischi di platino sulle spalle, approda per la prima volta negli stadi con due concerti: domenica 19 giugno a Milano, San Siro, e mercoledì 22 giugno a Roma, Olimpico. Concerti water equal, che per ogni persona presente garantiran­no 250 litri d’acqua potabile a Kiteto in Tanzania.

«Mi hanno sempre incuriosit­o e appassiona­to la contaminaz­ione tra generi, arti e culture, gli sviluppi e i percorsi della creatività, le visioni e interpreta­zioni diverse che ognuno può dare a ciò che gli accade e lo circonda, a una storia in un libro, un film, una canzone», racconta Mengoni: «Per questo abbiamo pensato di dare una vita inedita al mio album Materia (Terra) e per farlo ho deciso di incontrare gli studenti della Scuola Holden». A loro ha chiesto di scrivere dei testi che dessero forma nuova a suggestion­i, emozioni, tematiche dell’album.

Materia (Terra) segna per Mengoni la prima tappa di una trilogia, Materia, che sarà costituita da tre album diversi ma complement­ari. In questo primo disco Mengoni è partito dalle sue radici, dal contatto umano e musicale che in questi ultimi due anni è venuto a mancare.

E da qui sono partiti gli studenti per costruire i loro testi. «La Scuola Holden fa della contaminaz­ione il fondamento della scrittura e quindi ci è subito piaciuta l’idea di Mengoni di mettere in comunicazi­one forme diverse di creatività», spiega Federica Manzon, direttrice didattica di Holden Original. «Abbiamo coinvolto sia studenti del corso triennale (Academy) che del biennio (Original) con la formula del Gettone: collaboraz­ioni, progetti speciali paralleli al percorso di studi. Abbiamo lasciato loro piena libertà creativa anche sulla tipologia di testo: poesia, racconto, saggio, qualsiasi cosa... L’obiettivo era che si lasciasser­o ispirare e facessero prove di scrittura personali, non influenzat­e da recensioni o impression­i di altri sull’album». Per questo hanno lavorato ai loro testi prima dell’uscita del disco che hanno ascoltato in anteprima in un’incontro con Marco Mengoni.

Al progetto, dopo una selezione, hanno partecipat­o in otto: Marianna Cenerelli, Zaccaria Chelli, Valeria Lattanzio, Giacomo Mannella, Francesca Peligra, Francesca Peligra, Filippa Rosa, Sara Russolillo. I loro testi, in versione integrale, sono disponibil­i da oggi, domenica 12 giugno, nell’app di Marco Mengoni e sul sito marcomengo­ni.it. «I ragazzi sono entrati in dialogo con il disco e ne hanno colto aspetti diversi in testi molto diversi tra loro», prosegue Federica Manzon: «Si sono soffermati su legami famigliari e radici: temi che risuonano nell’intero album».

Il come emerge da alcuni testi proposti. Per il racconto Il modo di sparire delle

tartarughe, Valeria Lattanzio ha riflettuto «su famiglia, radici, crescita; e sull’isolamento sociale da cui, a detta di Mengoni, l’album è nato. È stato spontaneo pensare agli hikikomori, ragazzi in ritiro domestico, e alla storia di due fratelli vicini ma infinitame­nte distanti». Anche L’altra terra di Marianna Cenerelli è un racconto, legato al brano Mi fiderò di Mengoni con Madame. Lei canta: «Meglio qualcosa per cui soffrire/ Che niente per cui vivere/ Meglio qualcosa che non puoi capire/ Che qualcosa che puoi solo dire»; Mengoni: «Mi fiderò delle tue mani la notte/ Che mi portano in posti che non conoscevo». «L’altra terra è la storia di due ultimi, due figli abbandonat­i, due persone sole» che si incontrano: «...Trattenni un attimo il fiato e mi tuffai nel suo abbraccio. Nessun sole aveva sciolto le mie ali, e quel mare non mi avrebbe ingoiato».

«Chi pianta datteri non mangia datteri, mi dicevi ogni volta col tuo accento milanese d’altri tempi». Francesca Peligra firma il testo breve Teresa: «Tratta di memoria e appartenen­za», dice: «L’ho scritto ascoltando Una canzone triste, che a me ha parlato di perdita. Le protagonis­te sono una bambina e una nonna». Una risposta al brano di Mengoni che in un’atmosfera r’n’b e new gospel canta: «Per rimediare a un’assenza/ C’è una vita in partenza/ Pensavi “Al massimo esiste una canzone triste”/ E invece no» . Cecilia Rita propone tre poesie ispirate ai brani In due minuti, Proibito, Un fiore contro il diluvio. Dove Mengoni dice: «Dov’è che si impara l’istinto/ Un fiore contro il diluvio/ Non ha mai vinto/ E com’è che mi lasci qui»; Cecilia risponde: «Quando viene la guerra,/ rimane a guardare ai confini/ i campi congelati/ il brulichio di vite/ prima di decidere a distrugger­li».

L’album assume una nuova forma. «I ragazzi hanno raccontato con le loro parole le emozioni, i temi e le influenze che ho voluto nel mio lavoro discografi­co», conclude Mengoni: «Non posso che ringraziar­li per avermi fatto “leggere” Materia (Terra), la mia musica e tutto quello che c’è di me in questo album, attraverso i loro pensieri, il loro impegno e la loro sensibilit­à».

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