Corriere della Sera - La Lettura

La periferia ora è centro I confini sono spariti

- Di ANNACHIARA SACCHI

«Ci ha fatto sentire centro e non periferia». Otto marzo scorso. Oscar Cantoni — don Oscar, come tutti ancora lo chiamano — fa visita a Caravate, nell’Alto Varesotto, estremità ovest della diocesi di Como, quella che guida dal 2016. Sindaco e parroco del comune del Medio Verbano lo ringrazian­o: «Siamo parte di qualcosa di più grande, dove i confini sono secondari». Protagonis­ti, finalmente. E forse adesso tutti i 500 mila e oltre fedeli della diocesi di Como si sentiranno così: nel concistoro del 27 agosto monsignor Oscar sarà creato cardinale. Proprio lui, presule di una diocesi «minore», unico porporato del Nord Italia (non c’è a Milano, non c’è a Genova, non c’è a Torino, non c’è a Venezia), tassello prezioso e unico di un mosaico più grande. Quello che, autore Papa Francesco, sta componendo una nuova geografia della Chiesa.

Monsignor Cantoni, se lo aspettava?

«L’annuncio di Papa Francesco con cui mi ha costituito cardinale, subito dopo il

Regina Coeli di domenica 29 maggio, mi è giunto a sorpresa, e solo qualche ora dopo! La decisione ha suscitato in me molto stupore e meraviglia, ritenendom­i indegno: questa la mia prima reazione». Come interpreta la decisione del Papa di crearla cardinale?

«Ho fin da subito cercato di interpreta­re nella fede questa improvvisa chiamata come una nuova irruzione dello Spirito Santo, che impegna i poveri a essere strumenti attivi e responsabi­li delle sue iniziative a vantaggio dell’uomo, della Chiesa, della società. Non coltivo interessi di parte né desideri di carriera. Perciò interpreto questa esigente chiamata come un appello a collaborar­e ancora più da vicino nel servizio alla Chiesa, a favore della società. Vivo a Como, in una “Chiesa di periferia”, che ha appena concluso un Sinodo, e che vive la condizione attuale con tutti i problemi e le opportunit­à di oggi. Al di là della mia persona, riconosco in questa chiamata al cardinalat­o un riconoscim­ento di una Chiesa martire, irrorata dal sangue dei suoi figli, che in questi anni sono stati al centro dell’attenzione di tutti: penso al sacrificio di don Roberto Malgesini (ucciso a Como il 15 settembre 2020 da un immigrato a cui prestava aiuto, ndr) e prima di don Renzo Beretta (colpito a morte nel 1999 a Ponte Chiasso da un giovane in cerca di denaro,

ndr), quindi alla beatificaz­ione l’anno scorso di suor Maria Laura Mainetti (assassinat­a a Chiavenna nel 2000 da tre ragazze durante un rito satanico, ndr), vittima dell’odio religioso. Inoltre a novembre sarà beatificat­o padre Giuseppe Ambrosoli (1923-1987), medico sacerdote missionari­o, mentre il vescovo di origini comasche Giovanni Battista Scalabrini (1839-1905) sarà dichiarato santo». Come declinerà questo nuovo ruolo?

«Non mi è stato ancora annunciato quale compito specifico mi può essere richiesto a servizio diretto del Papa. Credo che la scelta più importante sia di aiutare la Chiesa, a partire da quella di Como, a leggersi dentro il contesto attuale, in un momento difficile per tutti, dove la fede è messa alla prova e deve essere declinata secondo le grandi domande di oggi. Un compito preciso sarà aiutare la Chiesa a cogliere i segni dei tempi nel clima culturale attuale, incarnare le grandi prospettiv­e che i Papi hanno dischiuso in questi ultimi tempi, soprattutt­o le nuove aperture di Papa Francesco, in vista dell’evangelizz­azione, con il suo documento fondamenta­le e programmat­ico che è l’Evangelii gaudium, non ancora pienamente assimilato nella comune sensibilit­à dei pastori e di tutto il popolo di Dio (il testo insiste, tra l’altro, sulla trasformaz­ione missionari­a della Chiesa e sul suo decentrame­nto, ndr)». Ha avuto modo di parlare con Francesco dopo l’annuncio della nomina?

«Ho avuto la gioia di parlare al telefono con Papa Francesco nel tardo pomeriggio di domenica 29 maggio e, successiva­mente, il 1° giugno, al termine dell’udienza in piazza San Pietro, un appuntamen­to già fissato: accompagna­vo un gruppo di miei ex studenti. Il Papa mi ha incoraggia­to e consolato, come usa fare sempre, smorzando la mia (naturale) preoccupaz­ione davanti a un compito (imprevisto) di così alta responsabi­lità».

Che effetto fa essere l’unico cardinale del Nord Italia, in una sede «periferica» rispetto alle grandi città?

«Nessun senso di superiorit­à, se non stupore e meraviglia. Tutte le Chiese locali sono impegnate ad annunciare il Vangelo e a incarnarlo dentro questa difficile fase della storia dei popoli. Lo fanno con impegno e generosità, nonostante le fatiche che tutti avvertiamo. Quanto a me, vorrei essere un umile strumento di comunione, interprete di una sensibilit­à comune, al servizio della Chiesa e a vantaggio di tutti, soprattutt­o dei poveri, umanamente e spiritualm­ente. La città di Como è famosa nel mondo per la seta e quindi per la tessitura. Vorrei essere quindi un “tessitore di comunione”, con molta semplicità e naturalezz­a, dando voce e valore al tanto bene che esiste tra noi e a una comunione fraterna, che è ciò che contraddis­tingue la Chiesa e che la gente immediatam­ente ricerca».

Papa Francesco sta disegnando una nuova geografia della Chiesa cattolica?

«Il Papa ci insegna a superare la nostra visione “eurocentri­ca” e anche “italianoce­ntrica”, spesso rinchiusa dentro schemi del passato, in modo da dare voce a tutta la Chiesa, diffusa nel mondo intero

Vescovo di Como dal 2016, don Oscar Cantoni sarà creato cardinale il 27 agosto: l’unico dell’Italia settentrio­nale. «Vengo da una Chiesa martire, che ha dato molto sangue. Vengo anche dalla terra della seta, vorrei essere un tessitore di comunione»

e non circoscrit­ta alle nostre regioni europee, del resto tanto secolarizz­ate. In questi anni sono stati designati nuovi cardinali quali espression­e di varie Chiese locali, anche giovani, non da sedi cardinaliz­ie tradiziona­li».

E perché a suo parere?

«Il Papa ci abitua ad accogliere e valorizzar­e i diversi modi di vivere da cristiani, testimonia­ti da Chiese lontane e differenti tra loro, che possono però insegnare molto a noi europei con il loro modo di vivere il Vangelo e di annunciarl­o. Impariamo così a immaginare una Chiesa non più circoscrit­ta dentro i nostri confini, idee, tradizioni religiose, ma che racconta ovunque nel mondo la bellezza di essere cristiani, testimoni di Gesù risorto, cuore del mondo».

Ha già parlato con gli altri cardinali? Ha chiesto consiglio?

«Ho avuto modo di raggiunger­e al telefono alcuni di loro, che già conosco, altri mi hanno scritto, in attesa di poterci incontrare il 27 agosto a Roma. Ciò che mi ha colpito è il desiderio sincero di vivere un’intensa fraternità tra di noi e di condivider­e da vicino un’esperienza che appassiona, al servizio totale della Chiesa, senza interessi di parte, con una speciale, profonda unità con il Papa. Tutti i cardinali mi hanno assicurato la loro vicinanza, mentre li ho invitati a pregare intensamen­te per me. Richiesta che rivolgo anche a voi che mi state leggendo!».

 ?? ?? La biografia Oscar Cantoni (Lenno, Como, 1° settembre 1950; foto Archivio della diocesi) è vescovo di Como dal 2016; prima (dal 2005) è stato vescovo di Crema. Il 29 maggio Francesco ha annunciato la sua creazione a cardinale nel concistoro del 27 agosto. In quella occasione Bergoglio creerà 21 cardinali, di cui 16 elettori (sotto gli 80 anni). Cinque gli italiani, dei quali due elettori: Cantoni e Giorgio Marengo, 48 anni, prefetto apostolico di Ulaanbaata­r (Mongolia)
La biografia Oscar Cantoni (Lenno, Como, 1° settembre 1950; foto Archivio della diocesi) è vescovo di Como dal 2016; prima (dal 2005) è stato vescovo di Crema. Il 29 maggio Francesco ha annunciato la sua creazione a cardinale nel concistoro del 27 agosto. In quella occasione Bergoglio creerà 21 cardinali, di cui 16 elettori (sotto gli 80 anni). Cinque gli italiani, dei quali due elettori: Cantoni e Giorgio Marengo, 48 anni, prefetto apostolico di Ulaanbaata­r (Mongolia)

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