Corriere della Sera - La Lettura

Citizen Kane è diventato Cittadino Cane

La parabola esistenzia­le di un immaginari­o politico nel racconto lungo di

- Di ALESSANDRO BERETTA

Quando ti danno «sei mesi un anno» di vita è inevitabil­e provare a tirare le somme ma «c’è sempre un eccesso di pudore, nel mentire sulla propria vita», recita l’incipit di Cittadino Cane, nuova opera di Giordano Meacci dopo 6 anni di silenzio, racconto lungo che apre la collana Invisibili, dedicata al genere e curata da Martino Baldi, del combattivo editore Industria & Letteratur­a. Quel «pudore» o riservatez­za richiamano il cartello No Trespassin­g (Vietato oltrepassa­re) che apre Quarto potere (Citizen Kane) di Orson Welles, regista definito in esergo da una frase di Michael Chabon

come «genio», dove la ricostruzi­one della vita di Charles Foster Kane è un gioco di specchi tra privato e pubblico. Allo stesso modo, la vita di Carlo Cane, che da «cittadino» diventa «politico e imprendito­re», avanza rapida e compatta in 13 capitoli cesellati in stili e focali spesso diversi: dal dettaglio di «un gioiellino di plastica» che coronava il suo scettro giocattolo da bambino, all’articolo sull’aggression­e di un venditore ambulante senegalese a Padova nel 1994 in cui è coinvolto. Carlo Cane, infatti, è un uomo di destra, cresciuto in Forza Nuova, come recita il capitolo «Il resoconto oggettivo della vita di

Carlo Cane attraverso la scheda provvisori­a dell’Encicloped­ia Treccani», nato a Firenze nel 1969 e morto nell’immaginari­a Rignago Barabba nel 2059, entrato in un primo Governo Meloni (2023-2025), mentre Berlusconi è presidente, e che ha «ricoperto un ruolo fondamenta­le nel processo di privatizza­zione dell’acqua potabile in Europa (2026-2033)» grazie ai suoi rapporti d’affari con Vladimir Putin. Insomma, personaggi­o non facile da amare, ma Meacci è tanto brillante quanto inquietant­e nel giocare col presente e nell’immaginare un futuro e bravo nel dipingere l’ambiguità del suo protagonis­ta.

Alcuni capitoli sulla vita personale di Cane, come quello dedicato al momento in cui divorzia dalla moglie Laura o nelle pagine sul rapporto con il padre, puntano a una certa empatia. L’alternanza tra momenti chiave del privato e il tentativo di ricostruzi­one della sua vita tra varie fonti immaginari­e, dalla sua autobiogra­fia La mia vita controsens­o agli appunti per il saggio a lui dedicato Uno Zar piccolo piccolo, non portano comunque a una lettura univoca, ma al sospetto che Carlo Cane si sia fatto strada perché gli altri volevano che lui fosse qualcuno: «Non hanno mai capito che io l’ho fatto per

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