Corriere della Sera - La Lettura
Citizen Kane è diventato Cittadino Cane
La parabola esistenziale di un immaginario politico nel racconto lungo di
Quando ti danno «sei mesi un anno» di vita è inevitabile provare a tirare le somme ma «c’è sempre un eccesso di pudore, nel mentire sulla propria vita», recita l’incipit di Cittadino Cane, nuova opera di Giordano Meacci dopo 6 anni di silenzio, racconto lungo che apre la collana Invisibili, dedicata al genere e curata da Martino Baldi, del combattivo editore Industria & Letteratura. Quel «pudore» o riservatezza richiamano il cartello No Trespassing (Vietato oltrepassare) che apre Quarto potere (Citizen Kane) di Orson Welles, regista definito in esergo da una frase di Michael Chabon
come «genio», dove la ricostruzione della vita di Charles Foster Kane è un gioco di specchi tra privato e pubblico. Allo stesso modo, la vita di Carlo Cane, che da «cittadino» diventa «politico e imprenditore», avanza rapida e compatta in 13 capitoli cesellati in stili e focali spesso diversi: dal dettaglio di «un gioiellino di plastica» che coronava il suo scettro giocattolo da bambino, all’articolo sull’aggressione di un venditore ambulante senegalese a Padova nel 1994 in cui è coinvolto. Carlo Cane, infatti, è un uomo di destra, cresciuto in Forza Nuova, come recita il capitolo «Il resoconto oggettivo della vita di
Carlo Cane attraverso la scheda provvisoria dell’Enciclopedia Treccani», nato a Firenze nel 1969 e morto nell’immaginaria Rignago Barabba nel 2059, entrato in un primo Governo Meloni (2023-2025), mentre Berlusconi è presidente, e che ha «ricoperto un ruolo fondamentale nel processo di privatizzazione dell’acqua potabile in Europa (2026-2033)» grazie ai suoi rapporti d’affari con Vladimir Putin. Insomma, personaggio non facile da amare, ma Meacci è tanto brillante quanto inquietante nel giocare col presente e nell’immaginare un futuro e bravo nel dipingere l’ambiguità del suo protagonista.
Alcuni capitoli sulla vita personale di Cane, come quello dedicato al momento in cui divorzia dalla moglie Laura o nelle pagine sul rapporto con il padre, puntano a una certa empatia. L’alternanza tra momenti chiave del privato e il tentativo di ricostruzione della sua vita tra varie fonti immaginarie, dalla sua autobiografia La mia vita controsenso agli appunti per il saggio a lui dedicato Uno Zar piccolo piccolo, non portano comunque a una lettura univoca, ma al sospetto che Carlo Cane si sia fatto strada perché gli altri volevano che lui fosse qualcuno: «Non hanno mai capito che io l’ho fatto per