Corriere della Sera - La Lettura
Chiedi alla felce che cosa fare della tua vita
Con i suoi versi tattili l’americana spoglia di sacralità gli oggetti
Nata nel 1939 sotto la direzione di Attilio Bertolucci, la collana della «Fenice» di Guanda è stata per decenni il luogo in cui proporre in italiano grandi poeti internazionali, con l’ambizione di spaziare tra lingue e culture. Non possiamo dimenticare una così lunga e ricca storia, leggendo le nuove proposte dei «Poeti della Fenice», da ultimo This Blue di Maureen N. McLane, uscito in edizione originale nel 2014 e ora tradotto da Massimo Bacigalupo. McLane (1967), cresciuta nello Stato di New York, saggista e docente universitaria, scrive una poesia concentrata, densa, intellettualmente connotata e insieme sensitiva, che non è facile definire se non tenendo conto della particolare e fertile produttività dell’ambiente poetico statunitense. Le antologie che documentano la nuova poesia americana pullulano di autori e autrici e illuminano un paesaggio mosso, screziato, vivace, in cui McLane s’inserisce appieno, corrispondendo per tanti aspetti alla ricerca circostante. Se proviamo a individuare qualche filo del reticolo di motivi imbastito dalla McLane, troviamo in primo piano un assoluto rifiuto del sublime (tratto in comune anche ad altre voci della stessa area), compreso un certo modo distanziante se non parodico di citare i classici. Diremo di più, prendendo a spunto un carattere linguistico che si evidenzia già nel titolo del libro (This Blue): McLane ci richiama al gesto di indicare cose prossime, sperimentabili, palpabili. Non astrazione o evocazione si attua in questa scrittura, armata concettualmente eppure calata nella datità del mondo ma, al contrario, individuazione: «quella specifica roccia», si ripete per due volte nella raccolta. Non a caso nel titolo di una poesia rappresentativa del libro si parla di questo cosmo qui (This Here Cosmos), cosmo in cui l’autrice si cala dotata di sensi affilati, di precisione, di determinatezza (Un altro giorno in questo cosmo qui). Possiamo dire che è una poesia che accade, una poesia «nel grembo del mondo», che reinventa un’espressione nuovamente tattile, con rimando magari (lontano nel tempo, ma con prossimità alla materia prima dell’esperienza umana) all’arte primitiva, alle incisioni e alle pitture rupestri, al linguaggio più antico e basilare.
McLane scrive, in certo modo, senza distinguere tra soggetto e oggetto: scrive cioè della percezione del mondo, della mente plasmata dal paesaggio, dalla stagione. Studiosa del