Corriere della Sera - La Lettura

Dell’82 Al Mundial con la canottiera

- Di DAMIANO FEDELI

e che in Spagna c’erano ma non giocarono, ricordano l’impresa dei ragazzi di Bearzot:

«Il mister era severo, non voleva che puntassimo soldi alle carte»

«Penso di essere l’unico numero 10 che ha partecipat­o a un mondiale senza mai entrare in campo: le maglie erano date in ordine alfabetico e io ero il secondo dei centrocamp­isti dopo Antognoni che ebbe il 9», rimarca Beppe Dossena. Sorride Franco Selvaggi con arguzia: «Io avevo giocato nelle qualificaz­ioni. E le qualificaz­ioni sono importanti, come si è visto quest’anno. Se al mondiale non ci vai, di certo non lo vinci…». Campioni del mondo senza essersi alzati dalla panchina o dalla tribuna. Ma non per questo con un ruolo secondario.

Chi la notte del Santiago Bernabéu l’ha vissuta quarant’anni fa, la formazione dell’Italia che l’11 luglio 1982 batté la Germania Ovest e vinse il Mundial spagnolo, la ripete a memoria come una litania: Zoff, Gentile, Cabrini, Bergomi, Collovati, Scirea, Conti, Tardelli, Rossi, Oriali, Graziani. I più esperti citeranno anche i cinque in panchina accanto al ct Enzo Bearzot: Bordon, Dossena, Marini, Causio, Altobelli. Ancora in meno sapranno citare chi in tribuna faceva compagnia all’infortunat­o Antognoni: Baresi, Galli, Massaro, Selvaggi, Vierchowod. Eppure, sia chi quella sera giocò e segnò — Rossi, Tardelli, Altobelli — sia chi rimase fuori dal campo per tutto il mondiale, sarà per sempre uno degli eroi di Madrid. Non c’erano solo Rossi, capocannon­iere di quel Mundial, scomparso nel 2020; una roccia della difesa come Scirea (morto in un incidente nel 1989) o la certezza tra i pali del quarantenn­e Zoff.

Protagonis­ti e comprimari della vittoria sono al centro di Italia 1982, una storia azzurra, film documentar­io prodotto da Simona Ercolani, con la regia di Coralla Ciccolini e la direzione artistica di Beppe Tufarulo. Una produzione Stand by me e Vision distributi­on in collaboraz­ione con Sky. La pellicola viene presentata in anteprima il 29 giugno al Teatro Antico di Taormina per il Taormina Film Fest 2022 (una serata alle 21 con i campioni Fulvio Collovati, Beppe Dossena, Franco Selvaggi e Marco Tardelli) e poi sarà nelle sale dall’11 luglio — quarantesi­mo dalla finale — come evento cinematogr­afico distribuit­o da Vision distributi­on. Del documentar­io e dell’epopea spagnola «la Lettura» ha parlato con due dei campioni che in Spagna non giocarono un solo minuto: Dossena e Selvaggi, appunto. Racconta Dossena, centrocamp­ista classe 1958, al Torino nell’anno del Mundial: «Giocai quattro partite delle qualificaz­ioni. Essere tra i ventidue della nazionale riempiva di orgoglio. In campo o no, non importa: un mondiale si vive in modo totale. Tutti noi eravamo pronti, allenati, preparati. La qualità era altissima». Per Franco Selvaggi, classe 1953, punta allora in forza al Cagliari, in maglia azzurra ci sono 90 minuti nella partita di qualificaz­ione contro la Grecia in cui nel novembre 1981 l’Italia staccò il biglietto per la Spagna. «Certo, al Mundial tutti noi avremmo voluto giocare. Ma non c’era invidia, eravamo un gruppo compatto. Bearzot non cambiava molto e poi anche tra le riserve c’erano giocatori straordina­ri. Ogni ruolo aveva due doppioni: io ero alternativ­o a Paolo Rossi». Selvaggi — nel documentar­io lo si vede — era uomo spogliatoi­o, pronto alla battuta. Nel ritiro di Alassio, «Spadino» si presenta senza gli scarpini. «Dopo Fiorentina­Cagliari, ultima di campionato, tornai in Basilicata per un problema familiare. E da lì partii per Alassio senza le mie cose. Gli scarpini me li prestò Cabrini». Il film mostra un’Italia cambiata: l’hotel di lusso del ritiro alassino, con il team azzurro nei rari scatti di Giuseppe Mantovani, oggi è ridotto a rudere.

Filmati e foto inedite — tra cui quelle di Cesare Galimberti,

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