Corriere della Sera - La Lettura
LA DIVERSIONE DELLE DUE RUOTE
Quando si parla di essenza della bicicletta, salta sempre fuori la fatica. La sofferenza, il dolore, raggiungere i limiti della resistenza per scoprire che ci si può spingere oltre, verso un’ulteriore consapevolezza di sé.
Invece, secondo me, non è questo che rende la bicicletta un’esperienza spirituale.
Non c’è niente di profondo nella fatica, se non viene dalla necessità. Se non è una prova dura e inevitabile che la vita ci impone ma un vezzo, una voglia di mettersi alla prova e patire così, per hobby o per ostentazione. Niente di epico, ancor meno di mistico, nell’ascesa del Pordoi di un notaiociclista la domenica mattina. Certo, molto meglio saperlo a sudare tra i tornanti che a rilevare i terreni intorno per renderli edificabili, ma non è questa l’essenza spirituale della bici. Non è il pedalare misurando sul computerino il valore in watt del proprio sforzo e i tempi di scalata. Anzi, lo spirito della bici sta nell’opposto, nell’uscire da ogni riferimento misurato e misurabile, e dal tempo in generale.
Il giorno in cui hanno inventato il motore a scoppio, e insieme a esso le auto e le moto, la bici si è trovata davanti alla salita più dura, così ripida da essere un muro, dove la sua lunga corsa finiva per sempre. Ma invece di provare a scavalcarlo o sbatterci contro, la bici ha deciso di continuare il suo viaggio, altrove. Abbandonando il tempo scandito dal cosiddetto progresso, da quel pifferaio magico che come ratti si trascina dietro la società, le macchine, gli sbuffi delle marmitte, i piani economici, le feste comandate e le nostre schiave vite.
Da allora, la bici pedala in un tempo fuori dal tempo, in un mondo fuori dal mondo. Questa è l’essenza sua profonda, rivoluzionaria e spirituale. La bici non è sofferente, ma divertente. Nel senso del divertere, cambiare direzione rispetto a quella principale e ordinaria, diventando così straordinaria. Diversione che si fa devozione e ascensione. I dervisci volteggiano danzando, i buddhisti fanno girare la ruota della preghiera, i ciclisti vorticano le gambe sui pedali. Musici, magici, mistici. Verso un altrove che è altro, che diverte, che è diverso.