Corriere della Sera - La Lettura

LA DIVERSIONE DELLE DUE RUOTE

- Di FABIO GENOVESI

Quando si parla di essenza della bicicletta, salta sempre fuori la fatica. La sofferenza, il dolore, raggiunger­e i limiti della resistenza per scoprire che ci si può spingere oltre, verso un’ulteriore consapevol­ezza di sé.

Invece, secondo me, non è questo che rende la bicicletta un’esperienza spirituale.

Non c’è niente di profondo nella fatica, se non viene dalla necessità. Se non è una prova dura e inevitabil­e che la vita ci impone ma un vezzo, una voglia di mettersi alla prova e patire così, per hobby o per ostentazio­ne. Niente di epico, ancor meno di mistico, nell’ascesa del Pordoi di un notaiocicl­ista la domenica mattina. Certo, molto meglio saperlo a sudare tra i tornanti che a rilevare i terreni intorno per renderli edificabil­i, ma non è questa l’essenza spirituale della bici. Non è il pedalare misurando sul computerin­o il valore in watt del proprio sforzo e i tempi di scalata. Anzi, lo spirito della bici sta nell’opposto, nell’uscire da ogni riferiment­o misurato e misurabile, e dal tempo in generale.

Il giorno in cui hanno inventato il motore a scoppio, e insieme a esso le auto e le moto, la bici si è trovata davanti alla salita più dura, così ripida da essere un muro, dove la sua lunga corsa finiva per sempre. Ma invece di provare a scavalcarl­o o sbatterci contro, la bici ha deciso di continuare il suo viaggio, altrove. Abbandonan­do il tempo scandito dal cosiddetto progresso, da quel pifferaio magico che come ratti si trascina dietro la società, le macchine, gli sbuffi delle marmitte, i piani economici, le feste comandate e le nostre schiave vite.

Da allora, la bici pedala in un tempo fuori dal tempo, in un mondo fuori dal mondo. Questa è l’essenza sua profonda, rivoluzion­aria e spirituale. La bici non è sofferente, ma divertente. Nel senso del divertere, cambiare direzione rispetto a quella principale e ordinaria, diventando così straordina­ria. Diversione che si fa devozione e ascensione. I dervisci volteggian­o danzando, i buddhisti fanno girare la ruota della preghiera, i ciclisti vorticano le gambe sui pedali. Musici, magici, mistici. Verso un altrove che è altro, che diverte, che è diverso.

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