Corriere della Sera - La Lettura

I vitelloni sono scappati La spiaggia ora è chiusa

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Certo, in Italia le capitali del cinema sono Roma, Napoli, la Sicilia, la Puglia; anche Milano fa la sua figura; ma ci sono luoghi che attraverso i film hanno acquisito nuove identità geografich­e, sociali, morali. Per esempio Rimini. Per tutti è la città felliniana che ha dato i natali al regista più grande, quella dove ci sono i vitelloni che, finita l’estate, si annoiano e si lasciano scappare la vita di mano, ma anche quella dove passa il Rex, lo zio matto urla che vuole una donna e il Fulgor proietta Gary Cooper e Fred Astaire. Grazie a san Federico Rimini è entrata nell’immaginari­o sia nel realismo bianco e nero dei Vitelloni (seconda foto dall’alto) sia nel colorato mito di Amarcord.

Ma Rimini è stata anche capitale del divertimen­tificio: qui i beach movies non hanno perso l’occasione con due titoli non memorabili di Sergio e di Bruno Corbucci del 1987 e 1988, Rimini Rimini (terza foto dall’alto; ma Tondelli è innocente) seguito da Rimini Rimini. Un anno dopo. Con gran spolvero di bikini star — Laura Antonelli, Koscina, Serena Grandi, ma anche Villaggio e Calà, scampoli di commedia all’italiana trash.

Ora un film farà discutere, il più cattivo e cinico. Rimini (prima foto dall’alto) mostra la cittadina in autunno, desolata e popolata solo da anziani, prede di un cantante di mezza tacca che sverna esibendosi per la terza età e seducendo vecchiette finché una ragazza lo affronta sostenendo d’essere sua figlia. Il regista del film che la Wanted Cinema farà uscire il 25 agosto, quando Rimini ancora sorride in spiaggia, dopo alcune anteprime estive, è Ulrich Seidl, 69 anni, autore austriaco, vincitore di festival e fra i più perfidi critici della piccola borghesia, cattivo come solo Thomas Bernhard. Premiato a Venezia con Canicola, Seidl ha diretto la trilogia Paradies sull’estate di una famiglia austriaca, vincendo altri Leoni. Questo Rimini (visto a Berlino) è l’occasione per un dittico, protagonis­ti due fratelli in disarmo e il padre colpito da demenza. La storia è quella di tre uomini prigionier­i del passato che li tallona a vista. Rimini interpreta il contesto, il declino morale di un Paese. Il secondo capitolo, Sparta, racconta il fratello inseguito dal ricordo di un triste episodio di cronaca sessuale in Romania.

Ma perché una Rimini così crepuscola­re e in finale di partita? La solitudine di questo sconcertan­te film che non lascia affatto indifferen­ti per la violenza del racconto e le segnaletic­he che lo percorrono, racconta una Rimini dove i vitelloni sono scappati da tempo e la spiaggia è ormai chiusa. (maurizio porro)

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