Corriere della Sera - La Lettura
Milioni di autori per il Metaverso (o sarà ingiusto)
Matthew Ball ha scritto un libro per guardare allo sviluppo di un mondo che, per ora, ci appare come un internet in 3D. «Invece è molto di più, rimodellerà l’economia globale ma non possiamo sapere che opportunità verranno. Tutto dipende dalla filosofia c
Capita spesso che la tecnologia riservi sorprese inaspettate. Non è però il caso dei progressi più imponenti che, come mostra la storia di internet, sono previsti con decenni di anticipo. Lo scrive Matthew Ball, partner di Makers Fund, fondo di investimento dedicato ai videogiochi, in Metaverso. Cosa significa, chi lo controllerà e perché sta rivoluzionando le nostre vite (Garzanti).
L’autore è chiaro: il futuro sarà sempre più incentrato sui mondi virtuali in 3D «renderizzati» in tempo reale. Possiamo, quindi, già immaginare il Metaverso così? «Il modo più adatto per comprendere il Metaverso — risponde Ball a “la Lettura” — è in relazione a internet come lo sperimentiamo oggi». E, aggiunge, «internet è bidimensionale, ci consente di condividere immagini, video, audio, testi. Il Metaverso è tridimensionale. Inoltre, quando inviamo, ad esempio, una email, non siamo connessi allo stesso server o applicazione. Riceviamo copie individuali del messaggio. Anche da questo punto di vista il Metaverso è diverso: è un internet vivo, condiviso, in 3D. Questo porta molti a immaginarlo come poco più di un videogioco. Ma proprio come internet è molto più di Facebook, il Metaverso non può essere ridotto a una simulazione tridimensionale: è molto di più».
Nel libro lo definisce «il prossimo internet» proprio per l’impatto che avrà
sulla nostra vita. Che cosa rende il Metaverso una grande rivoluzione? E per quale motivo dovrebbe avere successo rispetto, ad esempio, a Second Life, il mondo virtuale digitale lanciato nel 2003, che dopo qualche tempo non è stato più il grande fenomeno di massa che sembrava all’inizio?
«Second Life non è stato un fenomeno di massa: l’abbiamo definito così perché all’epoca era qualcosa di completamente nuovo. Non era nemmeno così popolato, soprattutto se lo paragoniamo alle piattaforme attuali. La nostra conversazione, oggi, durerà 30 minuti. Mentre parliamo circa due milioni e mezzo di persone si stanno collegando a Roblox, la piattaforma che consente agli utenti di giocare creando mondi virtuali. Second Life nello stesso lasso di tempo non conterebbe più di 100 mila utenti. Ogni 15 minuti nel momento di picco un numero più alto di persone usa Roblox rispetto a quante accedono in un mese a Second Life. C’è però qualcosa da notare nel confronto tra una delle più diffuse piattaforme contemporanee con la più nota degli anni Duemila: la crescita complessiva dei mondi virtuali 3D. Inoltre facciamo attenzione a distinguere l’applicazione dal sistema. Non valutiamo internet in base al successo, per esempio, di MySpace, allo stesso modo non dobbiamo giudicare il Metaverso in base alle piattaforme diffuse oggi. Dobbiamo invece puntare l’attenzione alle tecnologie che rendono il Metaverso possibile. Quando pensiamo al Metaverso come alla nuova generazione di internet è perché lo consideriamo un potenziamento tridimensionale condiviso e dal vivo di quella che è già una tra le tecnologie più importanti della storia
dell’umanità. Credo quindi che si tratti di una rivoluzione non tanto per il modo in cui le aziende avranno l’abitudine di usarlo o in base ai giochi che un ragazzo potrà fare nel Metaverso, ma per l’insieme delle nuove esperienze che renderà possibili. Ad esempio, molti grandi aeroporti sono già gestiti utilizzando simulazioni in tempo reale. Ecco quello che conta davvero».
Sappiamo che se qualcosa cambia nel nostro modo di usare la tecnologia l’impatto non è solo su quello che facciamo ma sul modo in cui pensiamo. Come influirà il Metaverso sulla cultura, sul nostro modo di vivere e relazionarci?
«Il tema è affascinante. L’incredibile innovazione dello smartphone, ad esempio, consisteva nel fatto che fosse più piccolo di un computer e facile da portare. Nel momento in cui lo abbiamo avuto a portata di mano non solo si è moltiplicato il numero di utenti: abbiamo cominciato ad accedere ovunque fossimo e a usare internet in modi nuovi. Pensiamo al Metaverso come a una rete globale e condivisa di simulazioni 3D, possiamo solo immaginare che rimodellerà gran parte della nostra economia globale, della cultura, della società. La sfida è cercare di capire questi impatti in anticipo ma possiamo fare ben poco, più o meno come non c’era modo di sapere esattamente quali opportunità ci avrebbe portato l’internet mobile. Il mio obiettivo come autore è spiegare quanto più possibile ciò che potrebbe accadere per aiutare a comprendere il significato dei cambiamenti. Non possiamo però capire esattamente e pienamente cosa succederà».
Tra quanto tempo potremmo salutarci con un «ci vediamo domani sul Metaverso»?
«La mia ipotesi è che quando arriverà quel momento non useremo più la parola Metaverso. Alcuni lo chiameranno internet 3D, altri semplicemente internet. La piena realizzazione del Metaverso è probabilmente lontana decenni. Se pensiamo al Metaverso come a uno stadio successivo della Rete, lo vedremo entro dieci, forse otto anni. La vera domanda non è quando ci sarà il Metaverso per tutti, ma quando ci sarà il Metaverso, per chi, come e dove? Le generazioni più giovani nella maggior parte dei mercati occidentali già spendono più tempo a socializzare in 3D che attraverso altri mezzi, eccetto la scuola. Per loro l’esistenza virtuale è già un fatto. Alcuni dispositivi che colleghiamo al Metaverso come i visori per la realtà virtuale o i display olografici esistono già. Il problema è che sono grandi e costosi, accessibili a pochi. Con il tempo diventeranno disponibili per un numero crescente di persone. Ecco perché dico che quando pensiamo al Metaverso come a un fenomeno globale di massa forse è ancora lontano, le tecnologie però che ci portano nel Metaverso in alcuni casi sono già adottate in certi settori e da certe generazioni».
MATTHEW BALL Metaverso. Cosa significa, chi lo controllerà e perché sta rivoluzionando le nostre vite
Traduzione di Giuliana Mancuso GARZANTI Pagine 456, e 20
L’autore Matthew Ball (qui sopra, foto di Gabor Jurina) è partner di Makers Fund, fondo di investimento dedicato all’intrattenimento e ai videogiochi. Dal 2016 al 2018 è stato responsabile della strategia globale di Amazon Studios. Scrive regolarmente per «New York Times», «Economist» e «Bloomberg» La parola Il termine metaverso è stato introdotto dallo scrittore americano Neal Stephenson (1959) nel romanzo cyberpunk Snow Crash (1992; in Italia edito da Shake, 1995, e poi Mondadori, 2022) per indicare, riporta l’Enciclopedia Treccani, «uno spazio tridimensionale all’interno del quale persone fisiche possono muoversi, condividere e interagire» attraverso alias personalizzati. È «descritto come un enorme sistema operativo, regolato da demoni che lavorano in background, al quale gli individui si connettono trasformandosi a loro volta in software»
Altri mondi, altre guerre per conquistare la supremazia? Tra chi saranno i meta-scontri?
«Sono tre i gruppi di “conquistatori” del Metaverso. Il primo è formato dalle maggiori aziende contemporanee: Apple, Google, Microsoft sono focalizzate sulla costruzione del Metaverso da tempo. Facebook è una di queste. L’acquisizione di Oculus, che produce tecnologie di realtà virtuale, è avvenuta quasi dieci anni fa ed è costata il doppio di Instagram: facciamo fatica a immaginare che qualcun altro oltre ai giganti di oggi sia tra i conquistatori di domani. La storia però ci mostra che di rado è così. Il futuro è incerto, ci trasforma, e non sempre le aziende vincenti nel presente riescono a cambiare. La seconda categoria è quella delle nuove aziende tecnologiche, come Epic Games, che sviluppa videogiochi, fondata all’inizio degli anni Novanta, e Roblox, nata nei primi Duemila. La loro attenzione per un futuro che non era ancora arrivato è il motivo per cui sembrano le più preparate. Infine, l’ecosistema blockchain. Si tratta di soggetti che credono sia necessario cambiare le fondamenta di internet piuttosto che limitarsi a costruire nuove piattaforme e applicazioni su di esso. La loro tesi è che se forniamo migliori diritti, una tecnologia più agile, se ripensiamo internet, avremmo più possibilità di prosperare. Uno di questi gruppi avrà successo, quale è un tema del prossimo decennio».
Non solo grandi scontri, ma anche problemi quotidiani. Porteremo sul Metaverso le stesse sfide che affrontiamo sui social media: radicalizzazione, fake news, disinformazione. Dobbiamo aspettarci un’ulteriore moltiplicazione di questi fenomeni?
«Con il Metaverso una parte crescente del nostro tempo, del nostro lavoro, dello nostra vita esisterà online e in spazi virtuali. Le sfide della Rete di oggi diventeranno ancora più complesse. Tuttavia sono speranzoso: il fatto che come utenti, sviluppatori e consumatori siamo insoddisfatti significa che può esserci la possibilità di un grande cambiamento. Per noi è difficile chiedere una trasformazione di internet. La nostra più grande occasione, però, emerge quando sono le aziende leader a cambiare. Il Metaverso porterà nuovi giganti, nuovi modelli e filosofie di business. Ho trovato particolarmente significativo che mentre le grandi compagnie lavorano per costruire il Metaverso i governi di tutto il mondo, l’Europa e ora anche gli Stati Uniti siano concentrati sul tema affinché non sia solo tecnicamente possibile ma collettivamente positivo».
C’è una riflessione dirimente nel suo libro e riguarda la natura profonda del Metaverso, il suo Dna. Le origini non profit di internet derivano dal fatto che i laboratori di ricerca governativi e le università sono state le uniche istituzioni ad avere avuto all’epoca talenti e risorse adatte. Il Metaverso, invece, è pensato e progettato da privati. Che cosa possiamo fare come cittadini e abitanti futuri del Metaverso per un mondo virtuale e immersivo equo e più giusto?
«Questo è di gran lunga l’aspetto più importante dello sviluppo del Metaverso. I governi devono essere concentrati sulla pre-regolamentazione. Abbiamo bisogno che il Metaverso abbia milioni di coautori. Mentre osserviamo le sfide di internet oggi, dobbiamo pensare al modo in cui possiamo riprogettare il sistema e chiedere nuove pratiche in futuro. Non c’è una risposta semplice, ma dobbiamo essere decisi quanto lo sono le aziende nel loro lavoro per costruire il Metaverso».
Una scommessa: il Metaverso ci renderà più felici?
«Il Metaverso è già utilizzato per arricchire la vita umana: in chirurgia le tecnologie rendono gli interventi più veloci, più efficaci, con meno probabilità di errore. Ma gran parte del Metaverso dipende dal modello di business e dalla filosofia di chi lo costruisce. Ecco perché ho scritto questo libro: credo nel potenziale del Metaverso, credo sia inevitabile. Ma credo anche che molto dipenda da quale Metaverso noi chiediamo».