Corriere della Sera - La Lettura
Un clima sano, un’altra politica per aiutare tutti, un buon lavoro
Adolescente della generazione Fridays for future, Matteo N., 13 anni, studente di terza media nell’istituto comprensivo di via Acquaroni, periferia romana di Tor Bella Monaca, è preoccupato per i cambiamenti climatici e auspica misure tempestive per invertire la rotta: «Sogno un miglioramento ma deve avvenire subito, altrimenti sarà troppo tardi». La pandemia ha lasciato segni profondi («Sentivo la difficoltà di stare vicino ai compagni con la mascherina, di non poterli abbracciare»), ma ha prodotto anche stimoli positivi: «Quando eravamo costretti a rimanere in casa mi sono appassionato alla tecnologia, da grande vorrei diventare una persona importante nel settore dell’informatica». La guerra ha accentuato le difficoltà in famiglia, tra aumento del costo dell’energia e rate del mutuo da pagare: «Sono arrivate bollette del gas di 500 euro... prima non navigavamo nell’oro, ma adesso stiamo iniziando ad avere problemi...». Cresciuto a Grotte Celoni, nel quadrante est della Capitale, Matteo vorrebbe che «Torbella» non venisse etichettata solo come un luogo malfamato, di spaccio e disagio: «I compagni che abitano nella zona peggiore spesso mi raccontano brutte storie, rischiano la vita... Succede, ma ci sono anche molti pregiudizi... Spero che la situazione si sistemi e che le persone, venendo qui, si sentano al sicuro».
Emanuele P., 18 anni, che frequenta la quinta liceo al Pio IX, all’Aventino, sperimenta ogni giorno l’odissea di raggiungere con i mezzi pubblici il centro da Torre Spaccata. E però, a dispetto della disaffezione dei millennial verso la politica, sogna «un impegno fattivo della classe dirigente che dovrebbe interessarsi al benessere comune» e «un’economia più solida per l’Italia». Il suo desiderio è di emanciparsi socialmente «per non essere legato a vita al mio quartiere e uscire da un anonimato che non mi soddisfa».
Veronica Q., 18 anni, maturanda al tecnico industriale «Galileo Galilei», si augura che i coetanei, segnati dal senso di precarietà e dall’ansia per l’emergenza sanitaria, ritrovino serenità e senso di comunità: «Vorrei che tra i ragazzi ci fosse meno competizione, che invece di puntare il dito gli uni contro gli altri si dedicassero a costruire insieme qualcosa di buono». L’augurio per sé è invece di trovare un lavoro che la stimoli.