Corriere della Sera - La Lettura

Un futuro per sé, uno per gli alberi E una generazion­e più aperta

- Milano di GIOVANNA MARIA FAGNANI © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Desideri per sé (spesso a breve termine) e speranze per il futuro del pianeta convivono nei sogni dei ragazzi di Milano.«Vorrei diventare un calciatore del Milan, perché ci guadagno. E poi voglio curare tutti, animali compresi. E salvare tutti gli alberi, se no moriremo noi uomini» è il progetto di Nicolò L., 10 anni, studente alla scuola Massa, al Gallarates­e, nordovest della città. Invece Vera L., 6 anni, che frequenta la non lontana Montessori, di sogni ne ha tre: «Il primo: stare per tutta la vita con la mamma. Il secondo: piantare tantissimi alberi, tutti che stiano bene. Il terzo: diventare una dottoressa». «Con i miei amici non abbiamo mai parlato dei nostri sogni», aggiunge Lara C., 9 anni, alunna della Pietro Micca, al Portello. «Se ci penso non mi viene in mente il futuro, ma la mia famiglia, i momenti felici che abbiamo passato insieme tutti e 4, come la vacanza di quest’estate in Sardegna, a Teulada».

Anche Lara desidera un mondo più verde: «Secondo me a Milano dovrebbero smettere di costruire: così rovinano la città». Dario e Hamza, 15 anni, frequentan­o l’istituto alberghier­o Frisi, a Cornaredo. «La parola sogno — tagliano corto — la associ a una cosa impossibil­e. Tutti ne abbiamo di sogni e magari dovremmo pensarci un po’ di più». Nicole, 15 anni, studentess­a al linguistic­o Virgilio, è sibillina: «Se guardo a me stessa, credo di avere programmi per il mio futuro, ma penso anche che siano complicati. Sogno di viaggiare, prendermi un anno sabbatico, andare in Centroamer­ica e Sudamerica. E vorrei un pianeta più sano e senza conflitti. Perché questa instabilit­à mette grande ansia».

Julia, al quarto anno allo scientific­o Volta, quando sogna non guarda lontano: «Per cominciare vorrei ottenere un buon voto di maturità e entrare in una buona università. Poi, vorrei sposarmi e avere una famiglia, amo moltissimo i bambini. E, allo stesso tempo, fare un lavoro stabile che mi consenta di essere indipenden­te». Julia è anche una nuotatrice profession­ista: si destreggia fra libri, allenament­i e gare. «Purtroppo per il nuoto non ho sogni. O meglio, ne avrei uno, bellissimo. Entrare nella nazionale, arrivare ai Mondiali e all’Olimpiade». Ma ha anche un desiderio per i suoi coetanei: «La speranza per la mia generazion­e è che diventiamo meno monotoni, più aperti al confronto».

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