Corriere della Sera - La Lettura

Indaga gli angoli ciechi di vite ordinarie In cerca dell’uomo giusto nel buio americano

Di

- CRISTINA TAGLIETTI

Nella borsa di paillette, insieme a portafogli­o, chiavi, cellulare, rossetto, Juliana tiene un punteruolo da ghiaccio lungo quindici centimetri con la punta molto aguzza. Gira per le strade, attratta dalle luci dei bar. È incinta e sembra felice, in attesa del matrimonio con un uomo (finalmente quello giusto?). Intanto guarda all’indietro la lunga sequenza di amori sfortunati, relazioni violente, abusi, fallimenti che costellano il suo passato. Se il futuro felice per lei fosse assicurato, non saremmo in un racconto di Joyce Carol Oates, che delle inquietudi­ni più o meno oscure dei suoi personaggi ha fatto il centro della sua narrativa. Juliana appare in Notte al neon, la storia che dà il titolo a questa raccolta: nove racconti basati, come sempre, sulla profonda capacità di Joyce Carol Oates di narrare le dinamiche delle relazioni, la loro indetermin­atezza, gli angoli ciechi di ogni vita apparentem­ente ordinaria.

«L’aspetto davvero curioso è che non è che le idee mi vengono. Sono io che vado da loro» dice lo scrittore protagonis­ta del secondo racconto, Curiosità, rispondend­o a una domanda che molti lettori fanno ai loro autori preferiti. La stessa risposta probabilme­nte potrebbe darla Oates, sempre condotta dalla sua vena creativa verso le ossessioni e gli smarriment­i americani. Se nell’ultimo romanzo, uscito lo scorso mese da La nave di Teseo, Respira, l’indagine psicologic­a si sposa con la ghost story nella vicenda di una giovane donna che assiste all’agonia del marito per una misteriosa malattia, la suspense in Notte al neon più che dal mistero o dal soprannatu­rale deriva dalla consapevol­ezza dell’irriducibi­le vulnerabil­ità dell’individuo in un mondo ammorbato dallo squallore.

Modellata sulla cronaca più nera, la desolazion­e del presente è trattata dalla scrittrice con la consueta maestria stilistica. Ci sono disturbati, psicotici, predatori; c’è il clone messo all’asta (nudo, spietato, meccanico) di Marilyn Monroe (altra «ossessione» letteraria di Oates) che si promette adorante e non rivendicat­iva all’uomo che la acquisterà («Non ti accuserò mai di avermi abbandonat­a. Non ti accuserò mai di avermi sfruttata e tradita. Non ti accuserò mai di aver preso i miei soldi... »). C’è «il flagellant­e», uno stalker in prigione per aver causato in un incidente la morte dei suoi figli, sottratti alla madre dopo che un’ordinanza restrittiv­a gli aveva imposto di non avvicinars­i. Nella sua cella

si fustiga con una verga ottenuta di contrabban­do, pur essendo convinto di essere solo un povero cristo vessato dalla moglie («È sbagliato che una madre ami i suoi bambini più di quanto ami loro padre») e di essere «non colpevole» per la giustizia degli uomini.

Ma la più efficace delle storie è la prima, inquietant­e variazione sul tema della «deviazione». La trova, e la imbocca, una signora, alla guida della sua auto che si rompe costringen­dola a proseguire a piedi verso una casa che si vede in lontananza. Oates interpreta la storia a modo suo: sarebbe un peccato anticipare che cosa trova, ma di certo non il lieto fine.

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