Corriere della Sera - La Lettura
Le bambine di Alice
Suggestioni Una storia spedita da Elsa Morante a Goffredo Fofi s’imprime nella mente di Alice Rohrwacher. Narra di una torta e di un pranzo delle feste in un orfanotrofio... Da lì — sollecitata dal collega Alfonso Cuarón — la regista riparte per il suo «L
Il film Le pupille,
La regista Alice Rohrwacher è nata a Fiesole (Firenze) il 29 dicembre 1981. Ha scritto per il teatro e lavorato come musicista prima di avvicinarsi al cinema, inizialmente come montatrice di documentari. Il lungometraggio d’esordio è Corpo celeste, presentato a Cannes alla Quinzaine des Réalisateurs. Con il secondo film, Le meraviglie, vince il Grand Prix a Cannes nel 2014, mentre il terzo, Lazzaro felice, sempre a Cannes, vince il premio per la miglior sceneggiatura. Ha firmato con Pietro Marcello e Francesco Munzi il documentario Futura (2021). Nel 2016 ha messo in scena di Giuseppe Verdi al Teatro Valli di Reggio Emilia. Di recente ha concluso le riprese del nuovo film, La chimera con Josh O’Connor e Isabella Rossellini, ora al montaggio. Tra i nuovi progetti, la sua prima serie tv, dal titolo Ci sarà una volta Le immagini
Un racconto in forma di corrispondenza che inizia così: «Caro Goffredo, con questa mia lettera ti mando i miei auguri di Natale e Anno Nuovo, e ti racconto, per l’occasione, un fatto vero (vero almeno in parte, e fino a un certo punto). Avvenne più di 50 anni fa, nel periodo delle feste (credo che fossero proprio le feste natalizie). In un collegio di preti (o frati) una diecina di ragazzetti erano costretti, per motivi di famiglia, a passare le feste dentro. Il pranzo della festa principale (giorno di Natale) fu — relativamente — lauto. La lista era: fettuccine — abbacchio con patate — una pera. Alla fine viene però portata a tavola una magnifica torta (zuppa inglese) del diametro di almeno 45 cm (...)». Lo scrisse Elsa Morante a Goffredo Fofi: un frammento della loro fertile corrispondenza. Lui la pubblicò, nel dicembre 1988, in allegato alla sua rivista «Linea d’ombra».
È stata quella torta l’immagine intorno a cui Alice Rohrwacher ha costruito Le pupille, il mediometraggio che dal 16 dicembre arriverà su Disney+. Frutto di una richiesta del collega Alfonso Cuarón, primo messicano a vincere l’Oscar come miglior regista, racconta Rohrwacher a «la Lettura». «L’immagine della grande torta rossa mi è rimasta impressa. È una piccola parabola, una storia con una morale, come nei racconti di Natale. E Morante nel narrare una vicenda che avviene tra le pareti di un orfanotrofio sta raccontando una storia che riguarda il mondo».
In che modo?
«Tutti vogliono accaparrarsi la torta. Chi metterà le mani su quella zuppa inglese? L’avido, il goloso o chi magari neanche se l’aspetta, come il cagnaccio o lo spazzacamino. La dinamica dei desideri racconta molto anche della nostra epoca. La torta che tutti ora si vogliono prendere è il futuro. E da lì sono partita per il film».
È la prima volta che qualcuno le chiede un’opera, giusto?
«È un piccolo film nato dalle relazioni. Non sarebbe esistito se Alfonso non mi avesse scritto per chiedermi di lavorare a quello che è il primo passo di un progetto sulle feste di fine anno. Vuole farne una sorta di antologia, coinvolgendo altri registi in altre parti del mondo. Però non è un film commissionato. È frutto di un legame, figlio del fatto che è esistito un rapporto tra Morante e Fofi».
Lì c’era un collegio maschile; le sue protagoniste sono bambine.
«Ho chiesto il permesso agli eredi di Elsa di fare dei cambiamenti rispetto alla sua lettera che racconta solo la scena finale, il pranzo di Natale. Io mi sono inventata le circostanze che lo precedono. La modifica più netta, certo, riguarda le orfanelle, le pupille. Avevo in mente da tempo un progetto con le bambine. Lavorando sugli sguardi mi ha sempre affascinato pensare che pupilla arriva dalla parola latina che vuole dire bambina. Tutti noi abbiamo una bambina, speriamo abbastanza cattiva, dentro agli occhi».
Che rapporto ha con Elsa Morante? «Sono in adorazione per la totalità della sua opera, un religioso rispetto». Sogna un film da un suo romanzo? «Non ho mai pensato di dare un’immagine alle tante immagini che lei ci ha regalato. Qui, trattandosi di un’unica scena, ho pensato potesse esserci un dialogo. Ma volevo le sue parole nel film e ho pensato che il modo migliore è cantarle. Quando si canta non si cambia».
Anche stavolta sua sorella Alba recita per lei, con Valeria Bruni Tedeschi, Melissa Falasconi, Carmen Pommella.
«Alba è una madre superiora bigotta e molto rigida. Un personaggio perfido e manipolatore ma che ha le sue ragioni, pensa all’interesse della comunità. Il testo che recita durante il pranzo contiene le parole di Morante. Ne è stata felice».
Tra i ringraziamenti finali compare «una bambina cattiva». È lei?
«È un riferimento al film. La bambina più obbediente, Serafina, è anche la più cattiva. Sono gli altri a dirglielo e, grazie a questa parola che cala su di lei, trova una forma di ribellione che aiuta tutti. È un film sui desideri puri e su quelli interessati, sulla libertà e sulla devozione, sull’anarchia che all’interno del rigido collegio può fiorire nella mente di ognuno. Le bambine non possono muoversi ma le pupille sono il loro spazio di libertà».
Sta lavorando a un nuovo film, «La chimera». A che punto è?
«Siamo al montaggio. È una grande avventura. Racconta le gesta malandrine e goffe di un gruppo di tombaroli della domenica che provano a cambiare la loro vita cercando un tesoro senza badare a ciò che distruggono. In un mondo devastato, loro devastano. È un modo per riflettere sul significato della profanazione. Mi ha emozionato una coincidenza: mentre stavamo montando una scena molto importante sul ritrovamento di una cisterna, è arrivata la notizia del ritrovamento archeologico di Murlo. Il passato vuole essere raccontato, mi sembra».
Lavora alla sua prima serie, ispirata alle «Fiabe italiane» di Calvino.
«Il titolo è Ci sarà una volta; sto scrivendo. Ne abbiamo scelte otto. Calvino è stato il nostro mentore. Lui a livello letterario ha preso fiabe dialettali e ha dato, come disse, una rinfrescata linguistica. Io ho cercato di farlo a livello immaginario e di raccontarle oggi. È il progetto che vorrei fare da sempre».
«Le pupille» è stato girato in pellicola 35 mm ma sarà visibile solo in streaming...
«Faccio di tutto per girare in pellicola: realizzi il film mentre giri; se invece le riprese sono in digitale tante scelte le rimandi alla post-produzione. Sarei stata felice che Le pupille fosse uscito in sala. Consigliamo visioni collettive. In famiglia. E anche con i vicini di casa».