Corriere della Sera - La Lettura

Giro del mondo con Francis Drake

Nella biografia di David Salomoni il racconto di come il corsaro inglese circumnavi­gò la Terra per colpire l’impero spagnolo. Con lui un prigionier­o portoghese, Nuno da Silva, che divenne suo amico e poi fu processato dall’Inquisizio­ne

- Di ALESSANDRO VANOLI

C’era un mondo intero scosso da venti di tempesta. Scontri di religione, lunghe crisi di potere che agitavano il regno e in tutto questo sopraffazi­oni, violenze e furti; i nobili che espropriav­ano le terre con la forza e i contadini che si ribellavan­o devastando e rubando ciò che potevano nelle campagne in fiamme. Non doveva essere facile crescere in Inghilterr­a a metà del Cinquecent­o. Meglio talvolta nasconders­i, in qualche luogo sperduto. Per qualcuno che aveva problemi con la giustizia, la regione sud-orientale del Kent, sulle sponde del fiume Medway, andava bene. E se si fosse arrivati sin lì, forse si avrebbe avuta l’idea di un destino già segnato: un relitto scuro di una nave da guerra che si innalzava tra gli sterpi bassi e la nebbia fitta, in un paesaggio di moli e baracche di legno marcito. E dentro a quel relitto una famiglia di fuggiaschi, con alcuni ragazzi che giocavano.

Chi avrebbe mai potuto dire che, tra quei ragazzi, uno fosse destinato a segnare per sempre la storia di Inghilterr­a; a diventare sir Francis Drake, corsaro della regina, viceammira­glio della marina inglese, colui che avrebbe affrontato un giorno l’Invencible Armada, assistendo alla disfatta della possente flotta spagnola. Ma ci sarebbero voluti ancora tanti anni prima di quel momento. Prima di tutto questo, ci furono gli anni sulle rotte commercial­i del Mare del Nord, e poi i primi terribili scontri con gli spagnoli e un viaggio che avrebbe fatto la storia.

In quegli anni di metà Cinquecent­o, la scena politica si era fatta particolar­mente complessa e violenta. Nel dilagare della Riforma protestant­e, l’Inghilterr­a aveva inizialmen­te oscillato: dopo Enrico VIII, che si era staccato da Roma, la figlia Maria aveva restaurato il cattolices­imo, non senza una buona dose di violenza, tanto da guadagnars­i l’appellativ­o di Sanguinari­a. Ma era stata una parentesi: dopo la sua morte, era salita al trono Elisabetta I, la figlia che Enrico VIII aveva avuto da Anna Bolena. Con lei l’Inghilterr­a tornava definitiva­mente nella Riforma, attraverso un passo formale che avrebbe fatto storia: nel 1563, con l’Atto di supremazia, Elisabetta si definiva infatti suprema governatri­ce dell’Inghilterr­a. Questo scatenò ovviamente le potenze cattoliche, a cominciare dal papato e dalla Spagna, che ora era retta da Filippo II.

Una parte importante di questo scontro si era già trasferito sul mare: i galeoni spagnoli incrociava­no sulle rotte atlantiche e intaccare la loro supremazia militare era decisament­e impensabil­e per un Paese ancora debole come l’Inghilterr­a, con una flotta militare a dir poco esigua. Si poteva fare qualcos’altro però, una guerra diremmo oggi asimmetric­a: piccole navi pirata, contro grandi navi da guerra cariche dei tesori immensi provenient­i dall’America. Così cominciaro­no le fortune dei Sea dogs, i «Cani del mare», come furono chiamati i corsari della regina. E tra loro quel giovane che scalpitava per scontrarsi contro gli odiati spagnoli e guadagnare fantastich­e ricchezze.

Furono anni di assalti e violenza. Di rapine e di morti; durante i quali Francis Drake, imparò molto della guerra corsara e ancor più del mare e delle sue nuove rotte. Tanto da capire, lui per primo, che se si voleva portare davvero la guerra agli spagnoli, occorreva osare e spingersi ancor più lontano: sino al Pacifico. È questa la storia che racconta il bellissimo libro di David Salomoni Francis Drake (Laterza), appoggiand­osi anche a nuove carte da lui scoperte negli archivi di Lisbona. Una spedizione preparata nel buio, nelle notti d’inverno, tra mille sotterfugi, per non destare sospetti nelle tante spie spagnole che si muovevano per Londra. Cinque piccole navi salpate infine da Plymouth il 13 dicembre 1577; e la rotta più meridional­e che gli inglesi avessero mai sperimenta­to. Poi a Capo Verde, uno scontro fortunoso e il rapimento di un pilota portoghese, Nuno da Silva, che per quegli strani sortilegi del destino, sarebbe diventato un vero amico per Drake, e la guida di quel viaggio verso l’ignoto. Poi il Río de la Plata e i mesi di sosta in Patagonia. Era il 21 agosto e non ancora finito l’inverno australe, quando Drake entrò nello stretto: non era solo la rotta di Magellano quella che Drake stava seguendo; era come se ne ripercorre­sse le tappe, tra difficoltà di navigazion­e e persino rischi di ammutiname­nto, come quello che vide protagonis­ta il nobile inglese Thomas Doughty, che durante il viaggio scivolò lentamente dall’arroganza e l’insolenza sino a una tetra pazzia.

Quando Drake uscì dalle tremende acque dello Stretto di Magellano, il resto della flotta era scomparso. Due navi erano state abbandonat­e sulla costa orientale del Sud America; un’altra distrutta dai violenti temporali oceanici e l’altra costretta a ritornare in Inghilterr­a. Drake era rimasto solo con la sua piccola nave, la Golden Hind. Si spinse allora verso nord, attaccando navi e porti lungo le coste del Cile e del Perù e arricchend­osi di bottino straordina­rio. Incontrò soldati spagnoli, indigeni e persino un nuovo territorio che battezzò Nuova Albione, prendendon­e possesso in nome dell’Inghilterr­a.

Settimane e settimane, prima di lanciarsi verso ovest, in direzione delle Molucche. Finì per attraversa­re il Pacifico dove esso si allarga di più. Il 4 novembre era a Ternate, l’isola che lui sperava di trasformar­e nella futura base del commercio britannico delle spezie; poi da Giava volse la prua al Capo di Buona Speranza per rilanciars­i nuovamente lungo le rotte dell’Atlantico. Il 26 settembre 1580 era di nuovo a Plymouth: aveva compiuto la prima circumnavi­gazione del globo con bandiera britannica. La regina Elisabetta mostrò tutta la sua riconoscen­za recandosi personalme­nte a visitare la nave e prendendo parte a un banchetto a bordo.

Ma di tutta questa storia David Salomoni ci offre anche uno sguardo differente, raccontand­o di quel compagno di avventure, Nuno da Silva. La storia del suo ritorno sarebbe stata segnata da processi e umiliazion­i. Drake infatti lo rilasciò il 13 aprile 1579 nel porto di Hatulco, sulle coste occidental­i del Messico, dunque nel viceregno della Nuova Spagna: un luogo a dir poco rischioso per uno come lui. Il portoghese finì per essere accusato di eresia: per avere assistito, si disse, a riti e sermoni protestant­i a bordo della nave inglese e avere compiuto di sua spontanea volontà atti di riverenza e sottomissi­one verso la falsa dottrina cristiana. Torturato e interrogat­o, era inevitabil­e che gli fosse riconosciu­ta la colpa: fu condannato ad abiurare in un autodafé e ad essere esiliato per sempre dalle colonie.

Lo ritroviamo così a Madrid nel 1583, come prigionier­o politico. Nella penombra delle austere sale del Consiglio delle Indie, tra carte nautiche, mappamondi e sfere armillari, sotto il severo sguardo dei suoi inquisitor­i, da Silva rilasciò allora una delle più strabilian­ti testimonia­nze mai ascoltate da quegli uomini: il racconto di come Francis Drake, il corsaro della regina, avesse attraversa­to il mondo.

 ?? ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy