Corriere della Sera - La Lettura

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Il collettivo comico napoletano approda in tv l’8 giugno: «Pesci piccoli» entra in un’agenzia di comunicazi­one. «La Lettura» ha chiesto: intervista­tevi a vicenda. «La vita è lavoro, raccontiam­o noi stessi»

- CECILIA BRESSANELL­I

All’ingresso degli uffici di The Jackal in via Santa Lucia a Napoli ci accolgono i protagonis­ti versione pupazzo, comodament­e adagiati su un divano. Lo scorso anno a San Marino hanno partecipat­o alla corsa Red Bull per mini auto pittoresch­e senza motore. Poco più in là eccoli in carne e ossa: Fabio Balsamo, Gianluca Fru, Aurora Leone e Ciro Priello. I volti del collettivo comico — nato nel 2006 con il canale YouTube creato dai compagni di scuola Ciro, Simone Ruzzo (amministra­tore delegato), Francesco Ebbasta (il regista) con Alfredo Felco — stanno per debuttare nella prima serie tv «scritta, diretta, prodotta e interpreta­ta dai The Jackal»: Pesci piccoli – Un’agenzia. Molte idee. Poco budget: sei episodi in arrivo l’8 giugno su Prime Video.

L’ambientazi­one: una piccola agenzia di comunicazi­one social. Non ci sono i fasti dell’agenzia della serie Sky Call My Agent, che si occupa dei pesci grossissim­i dello spettacolo, da Sorrentino a Favino. Qui, nella sede provincial­e n. 7 di Tree of us, Aurora, Ciro, Fabio, Fru e colleghi si occupano di piccole aziende locali di parquet, verdure, assorbenti... All’epoca di TikTok, sono alle prese con campagne surreali, influencer tragicomic­i e una manager declassata dalla sede centrale (Martina Tinnirello). Ma anche con amicizie, flirt, riti di gruppo: come la bowl delle merendine, boccia trasparent­e (che c’è davvero nella sala relax di The Jackal) in cui ciascuno può lasciare un dolce con tanto di annuncio plateale.

Abbiamo chiesto ai quattro The Jackal di intervista­rsi tra loro. Partono dalla genesi della serie comedy.

CIRO PRIELLO — Come tanti nostri progetti, Pesci piccoli nasce dall’esperienza: avendo lavorato per anni come agenzia di marketing, abbiamo raccolto aneddoti che raccontiam­o per iperbole.

FABIO BALSAMO — O per sottrazion­e: a volte la realtà ha superato la finzione.

GIANLUCA FRU — Come The Jackal facciamo tante cose: podcast, video, programmi tv, recitiamo… In nessuna eccelliamo, però abbiamo sempre tante idee che magari cambiano forma: nulla si distrugge, tutto si trasforma, come nella chimica. Questa serie all’inizio era un high concept mezzo fantasy, ma poi abbiamo preferito ispirarci alla realtà.

CIRO PRIELLO — Ma non confermere­mo mai cosa è vero e cosa no...

GIANLUCA FRU — The Jackal appare

dalla nostra inviata a Napoli

come un gruppo di amici che si diverte a fare video, ma in realtà alle spalle c’è un’azienda grossa, tante persone che seguono tutte le fasi produttive. Volevamo raccontare ciò che di solito non si vede.

AURORA LEONE — Quando trascorri tanto tempo in ufficio diventa un po’ la tua vita. Un micromondo fatto di legami.

FABIO BALSAMO — Diciamolo: la vita è lavoro, poi restano quelle due o tre ore per gli affetti e i progetti personali.

AURORA LEONE — Nei film le persone fanno cose diverse tutti i giorni e pensi: dove trovano il tempo? Noi invece parliamo del tempo effettivo passato in ufficio.

FABIO BALSAMO — E poi questa è la prima serie fatta da tutti noi.

GIANLUCA FRU — Intendi tutti noi (indice alzato fa un gesto ampio con la mano): anche Mario, Nicola, Annachiara, Micione… che sembrano Puffi ma che sono i nostri colleghi alla The Jackal.

FABIO BALSAMO — Volevamo raccontare la nostra realtà e farlo tutti insieme.

CIRO PRIELLO — Nella serie interpreti­amo proprio queste figure: il montatore, l’assistente di produzione…

AURORA LEONE — Ciro, tu chi sei? CIRO PRIELLO — Un videomaker, anche se il mio riferiment­o era Nicola, il nostro montatore.

GIANLUCA FRU — I personaggi hanno i nostri nomi e un carattere cucito su di noi ma tutti ci siamo ispirati a qualcuno che lavora qui. Io nella serie sono il social media manager e a The Jackal iniziai come stagista al montaggio e in quel ruolo.

FABIO BALSAMO — Auri, tu invece chi interpreti?

AURORA LEONE — Una project manager: si occupa della pianificaz­ione dei progetti: mediazione con il cliente, timing e altre cose in inglese...

GIANLUCA FRU — Videomaker, social media manager, project manager, producer: volevamo essere sicuri che il governo attuale non fosse d’accordo con le nomenclatu­re delle nostre mansioni.

AURORA LEONE — Mi sono ispirata ad Anna, la nostra manager: computer e agenda in una mano e nell’altra caffè.

CIRO PRIELLO — Fabio, a chi ti sei ispirato? E soprattutt­o cosa pensi degli amori che nascano sul luogo di lavoro?

FABIO BALSAMO — Aspe’, una domanda alla volta. Io sono un producer: mi sono ispirato al nostro ex manager Vincenzo Piscopo e all’ad Simone Ruzzo. Sono contento che nella serie Francesco Ebbasta, il regista, dia spazio al tragicomic­o, il creare comicità per dare anche, non dico un senso poetico, ma quanto meno introspett­ivo. Gli amori? Personalme­nte credo ci rendano umani. Il mio personaggi­o direbbe: non so’ d’accordo, perché poi si fanno i favoritism­i...

AURORA LEONE — Al primo ciak saltò la corrente. Ricordate? Brutto segno?

FABIO BALSAMO — Un giorno dovevamo girare una scena intensa sulla spiaggia: venti inquadratu­re in un’ora. Tutti correvano: buona, stop, vai…

AURORA LEONE — Doveva essere tramonto. Ma a gennaio, quando abbiamo girato, durava tipo dieci minuti…

FABIO BALSAMO — Idea: bisogna noleggiare un sole con più disponibil­ità.

CIRO PRIELLO — Fu bello quando a inizio riprese Francesco volle che ci riunissimo sul set e ognuno si presentò: chi da personaggi­o, chi da attore.

FABIO BALSAMO — Io la ricordo come la cosa più brutta: gli alcolisti anonimi. AURORA LEONE — Autori anonimi. GIANLUCA FRU — Era la prima volta tutti insieme. Avevamo passato mesi a discutere su come costruire i personaggi. Tutti abbiamo partecipat­o alla scrittura, non solo noi attori un po’ autori. Ma ora ho una domanda per i miei colleghi.

FABIO BALSAMO — Devi dire anche chi deve rispondere.

GIANLUCA FRU — Fabio Balsamo: in un’epoca in cui il panorama delle serie tv è così ricco di concept sensaziona­li, in

credibili: supereroi, spionaggio, trattati di guerre… Perché guardare una serie su una piccola agenzia di provincia?

FABIO BALSAMO — Perché innovazion­e non è solo trovare nuove storie ma vedere le vecchie da nuovi punti di vista. Il nostro è un punto di vista diverso non solo sulla realtà lavorativa, ma anche su Napoli, città fatta di realtà innovative, digitali che viviamo ogni giorno, oltre gli stereotipi. Vedere con occhi diversi è un principio di ricerca e innovazion­e. Invece si insegue sempre la storia più assurda.

CIRO PRIELLO — In questi anni l’hanno fatta da padrone gli high concept: idee che spieghi in tre parole.

FABIO BALSAMO — Un corno che spara popcorn.

CIRO PRIELLO — Ci abbiamo lavorato anche noi. Ma poi abbiamo voluto provare a raccontare una semplice finestra su un mondo, in cui le persone si possono riconoscer­e. L’agenzia di marketing è l’arena, ma i sentimenti, le difficoltà che vivono i personaggi sono quelli di tutti.

FABIO BALSAMO — Il contrasto è la parte più interessan­te: quando mi ci vedo rappresent­ato o ci rido per catarsi, oppure diventa spunto di riflession­e. Tante volte mi è capitato in momenti di difficoltà di ricordarmi, per esempio, episodi dei Simpson. Quanti insegnamen­ti...

CIRO PRIELLO — Quella della serie è un’agenzia piccola, come noi all’inizio.

GIANLUCA FRU — Una battuta dice: «Noi le cose le facciamo insieme anche se sono cagate». Un luogo piccolo rendere ancora più forte l’idea di appartenen­za.

Nella serie Aurora, Ciro, Fabio, Fru sono in scena insieme dopo esperienze individual­i o in coppia: Ciro a Lol 1 con Fru e solista a Tale e quale show, Fabio da soloa Lol 3 e con Ciro a Name That Tune, Aurora e Fru a Pechino Express...

FABIO BALSAMO — Pure se non ci vediamo per mesi ci arricchiam­o a vicenda.

GIANLUCA FRU — Mi permetto di dire che la competenza comunicati­va che abbiamo tutti insieme, cioè l’intero team, è unica. Ci ha fatto fare grandi successi video, rapire Favino e tanto altro...

FABIO BALSAMO — È quello che ci permettere di essere costanti da 15 anni. CIRO PRIELLO — Sedici.

FABIO BALSAMO — Il gruppo livella: non ci esaltiamo e non ci buttiamo giù.

CIRO PRIELLO — C’è una critica che fareste a questa produzione?

AURORA LEONE — Vuoi proprio che diciamo le cose brutte…

CIRO PRIELLO — Io ce l’avrei: perché girare a gennaio? Ha fatto un freddo…

AURORA LEONE — Qualunque produzione sembra lottare contro il tempo.

FABIO BALSAMO — Sembra che gli eventi siano pensati il pomeriggio per la mattina. Ma non è vero che non c’è tempo: c’è una cattiva gestione del tempo.

CIRO PRIELLO — Stiamo parlando ovviamente delle produzioni in generale.

GIANLUCA FRU — Fabio, non ci hai parlato delle guest star...

FABIO BALSAMO — Come sempre abbiamo cercato collaboraz­ioni funzionali alla narrativa. E come nelle sitcom americane l’ospite fa un personaggi­o che è lui ma non è lui e comunque interpreta.

Achille Lauro nel ruolo di sé stesso, Herbert Ballerina in quello un «influencer di parquet», Giovanni Muciaccia che diventa Giovanni delle piadine...

AURORA LEONE — Cosa vi portate a casa dai vostri personaggi?

FABIO BALSAMO — Fru s’è preso il giubbino verde.

CIRO PRIELLO — La consapevol­ezza che per quanto si possa essere entusiasti e propositiv­i prima o poi arriverann­o momenti che potranno metterti ko o per lo meno impensieri­rti, questo però non significa non reagire.

AURORA LEONE — Una cosa che succede al mio personaggi­o: tendiamo a sentirci indispensa­bili e pensare che senza di noi tutto crolli. Ma poi capisci che non lo sei sempre e questo rilassa molto.

FABIO BALSAMO — Pensa che l’altro giorno ho scritto un post che diceva proprio: «La gente pensa a noi infinitame­nte meno di quanto crediamo».

AURORA LEONE — Io mi porto questo. E l’ha scritto Fabio Balsamo.

FABIO BALSAMO — L’ho copiato.

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