Corriere della Sera - La Lettura
La sindaca non teme le bombe
Lei è semplicemente «la sindaca», di una città anch’essa senza nome, ma che assomiglia alla Ravenna dell’autore, messa in subbuglio dalle minacce terroristiche di un fantomatico bombarolo che si sigla «Bifo» e che punta a impedire alla donna — che ha la «colpa» di essere di origini albanesi e poco incline a sottostare alle pressioni dei potentati economici locali — di ricandidarsi sotto la scure di un attentato dinamitardo.
Lui un nome ce l’ha: è Carlo Fabbri, un professore di mezza età che è anche il segretario del partito della sindaca (un partito di sinistra in preda alle correnti e logorato dallo stingersi della battaglia ideologica in cui non si rivela difficile rintracciare le fattezze del Pd) e che accompagna, consiglia, sostiene la prima cittadina nella difficile situazione in cui si è venuta a trovare a ridosso della scadenza del suo primo mandato.
Ruota attorno a queste due figure e al progressivo stringersi del loro rapporto La bomba, il terzo romanzo di Alberto Cassani dopo L’uomo di Mosca (2018) e Una giostra di duci e paladini (2021), tutti pubblicati da Baldini+Castoldi. Si tratta di un giallo politico che trova proprio nella dimensione psicologica e nel quadro privato dei due protagonisti — presentati nel loro vissuto travagliato e nella comune battaglia davanti all’emergenza e ai rischi che corre la città — le sue pagine migliori.
Meno convincente, invece, la cornice «nera» in cui il quadro si innesta, così come la parte del libro in cui, di volta in volta, prendono la parola in prima persona l’attentatore, un complice e il commissario di polizia in una sequela di voci soliste che faticano a farsi coro e che risultano non sempre credibili per il linguaggio e per i toni che utilizzano.