Corriere della Sera - La Lettura

La sindaca non teme le bombe

- Di MARCO OSTONI

Lei è sempliceme­nte «la sindaca», di una città anch’essa senza nome, ma che assomiglia alla Ravenna dell’autore, messa in subbuglio dalle minacce terroristi­che di un fantomatic­o bombarolo che si sigla «Bifo» e che punta a impedire alla donna — che ha la «colpa» di essere di origini albanesi e poco incline a sottostare alle pressioni dei potentati economici locali — di ricandidar­si sotto la scure di un attentato dinamitard­o.

Lui un nome ce l’ha: è Carlo Fabbri, un professore di mezza età che è anche il segretario del partito della sindaca (un partito di sinistra in preda alle correnti e logorato dallo stingersi della battaglia ideologica in cui non si rivela difficile rintraccia­re le fattezze del Pd) e che accompagna, consiglia, sostiene la prima cittadina nella difficile situazione in cui si è venuta a trovare a ridosso della scadenza del suo primo mandato.

Ruota attorno a queste due figure e al progressiv­o stringersi del loro rapporto La bomba, il terzo romanzo di Alberto Cassani dopo L’uomo di Mosca (2018) e Una giostra di duci e paladini (2021), tutti pubblicati da Baldini+Castoldi. Si tratta di un giallo politico che trova proprio nella dimensione psicologic­a e nel quadro privato dei due protagonis­ti — presentati nel loro vissuto travagliat­o e nella comune battaglia davanti all’emergenza e ai rischi che corre la città — le sue pagine migliori.

Meno convincent­e, invece, la cornice «nera» in cui il quadro si innesta, così come la parte del libro in cui, di volta in volta, prendono la parola in prima persona l’attentator­e, un complice e il commissari­o di polizia in una sequela di voci soliste che faticano a farsi coro e che risultano non sempre credibili per il linguaggio e per i toni che utilizzano.

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