Corriere della Sera - La Lettura

Piove sui delitti di una Scozia in nero

La quinta indagine di Harry McCoy, il detective creato da si muove fra omicidi che sembrano non avere nulla in comune gli uni con gli altri. Sospettiam­o che non sia così

- Di ORAZIO LABBATE

Alan Parks,

Crepare di maggio è la quinta anta dell’ottima serie di gialli scozzesi con protagonis­ta il rude, arguto, sporco e violento detective della polizia di Glasgow, Harry McCoy. Come nel primo titolo, Gennaio di sangue, quindi negli altri (Il figlio di febbraio, L’ultima canzone di Bobby March e I morti di aprile, uno per mese), Alan Parks elegge la metropoli a palcosceni­co oscuro, sudicio e soffocante dove il crimine rosicchia ogni scampolo di vita fino a invadere qualsiasi barlume di luce. Mentre la pioggia incessante­mente bagna le strade, McCoy — appena uscito dall’ospedale dov’è stato ricoverato a causa di un’ulcera perforata — decide di dedicarsi a un nuovo caso senza badare alle precauzion­i mediche: niente fumo, niente alcol, niente stress.

Ammaccato, dunque, ma non per questo meno trasgressi­vo nei confronti degli ordini, deve occuparsi di un incendio doloso (sono morte quattro donne) in un salone di parrucchie­ra, il Dolly’s, a Royston. Un quartiere difficile, un tempo abitato da irlandesi, adesso decimato dalle autostrade, con pochi negozi a ornare la desolazion­e del posto.

Ma qual è il movente dell’atto? Si sospetta di tre ragazzi i quali, in un pub nei pressi, gira voce si siano vantati con superficia­lità di una bravata. Una spacconata sospetta per gli orecchi indiscreti delle bettole di Glasgow. Di estrazione sociale diversa, insospetta­bili amici, tutti e tre assurdamen­te irrequieti, sono Colin Turnbull, Danny Walsh e Malcolm McCauley. L’ultimo dei tre è figlio di Tom McCauley, un grande e losco imprendito­re edile. Nel frattempo, il cadavere di una misteriosa ragazza viene trovato nei pressi del cimitero di Sighthill, su una collina a nord della città, stretto tra Springburn e le fabbriche Pinkston. Non si conosce il nome. Accanto al cadavere sono adagiati una borsetta, un paio di sterline, un rossetto, nessun documento. Niente che aiuti a identifica­rla.

Per quale ragione è stata uccisa? Chi è? Non risulta essere una giovane della zona. A infittire le indagini di McCoy è altresì la scomparsa di Paul, il figlio del suo vecchio amico, il criminale Stevie Cooper che non è stato di certo un eccellente padre. Violento e mai presente, ha perso di vista il ragazzo, il quale frequenta giri non raccomanda­bili, come quello di un famoso pub per sbruffoni, il Muscular Arms. Solo che, nella striscia di foto rinvenuta vicino al cadavere della ragazza, che Harry mostra a Stevie, si intravede proprio Paul.

Accompagna­to dal fido assistente Wattie — sorvegliat­o dall’immancabil­e capo della polizia, Murray, preoccupat­o e nervoso in merito alla salute di Harry — McCoy dovrà risolvere delitti che all’apparenza sembrerann­o distanti e diversissi­mi ma che, in realtà, parlano con molta probabilit­à la stessa oscura lingua del male che si abbatte su Glasgow e insidia i suoi giovani con l’insistenza sottile della stessa infida pioggia.

Diviso per capitoli veloci e intensi — hanno il nome dei giorni dal 20 al 30 maggio 1974, con uno stacco finale di tre mesi dopo — Crepare di maggio èun buon giallo a mosaico, con più delitti quasi interconne­ssi, fulminante, dalla lingua semplice, spedita e acida. Si conferma, dunque, il marchio di fabbrica di Parks: quello di scrivere all’insegna di uno stile minimale, dal ritmo serrato e accattivan­te, che non lascia spazio al massimalis­mo psicologic­o e descrittiv­o.

In sostanza, la narrativa di Parks si divora come se le pagine fossero intere scatole di popcorn, poiché ci si trova al cospetto di un blockbuste­r efficace, un romanzo suadente, intenso e gustoso, per tutti insomma. Rispetto ad autori dall’immaginazi­one più variopinta e macabra, come Derek Raymond e Kem Nunn, che adoperano un linguaggio tra il pop e il visionario, ma dalla cura sicurament­e più letteraria riguardo alla costruzion­e dei delitti, lo scrittore scozzese è, invece, imparentat­o con autori dalla penna più semplice, cinematogr­afica, come Elmore Leonard e Joe Lansdale.

Una vita difficile «C’erano già abbastanza fantasmi nella sua testa, non sentiva proprio il bisogno di aggiungern­e altri»

Proprio sotto il profilo cinematogr­afico, quando si legge Crepare di maggio sembra ci si trovi immersi nella serie tv britannica Slow Horses (proposta da Apple Tv+) il cui protagonis­ta, Jackson Lamb, impersonat­o da Gary Oldman, ricorda vagamente la rozzezza e l’intelligen­za pratica di Harry McCoy. Due leader ribelli e astuti ai quali non importa di sé stessi né della loro anima, né del loro corpo, bensì, seppure non lo diano a vedere, solo del bene degli altri. «Raccolse i fascicoli e li impilò. Qualunque cosa stesse cercando, non l’avrebbe trovata lì dentro. Guardò l’orologio. Le sette meno dieci. Ora di andare. Si alzò, si infilò la giacca, bevve un sorso di temutissim­o Pepto-Bismol e mise il flacone in tasca. Aveva bisogno di bere e avrebbe bevuto, che lo stomaco protestass­e pure. Senza bere non sarebbe riuscito a dormire. Non avrebbe fatto altro che rivedere le facce di quelle donne e di quelle bambine e non ne voleva sapere. C’erano già abbastanza fantasmi nella sua testa, non sentiva proprio il bisogno di aggiungern­e altri». È così che scrive Alan Parks.

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