Corriere della Sera - La Lettura
Elisa Claps Un’indagine surreale
«Quello di Elisa Claps è il caso più incredibile che mi sia capitato, gestito in maniera surreale: si poteva risolvere in tre ore, ci sono voluti 17 anni». All’omicidio della sedicenne di Potenza, avvenuto nel capoluogo lucano il 12 settembre 1993 per mano di Danilo Restivo, Pablo Trincia, giornalista, autore e responsabile di Choralab, ha dedicato il podcast Tg24 Dove nessuno guarda - Il caso Elisa Claps. Il podcast originale di Sky Italia e Sky in otto episodi, realizzato da Chora Media e scritto da Riccardo Spagnoli e Alessia Rafanelli con Trincia, sarà disponibile gratis, un episodio al giorno, su skytg24.it e su tutte le principali piattaforme dal 26 agosto e proprio fino al 12 settembre. A novembre invece arriverà su Sky TG24 la docuserie omonima di quattro episodi, sempre a cura di Pablo Trincia e con la regia di Riccardo Spagnoli.
Non è la prima volta che ci si occupa di questo omicidio, ma Trincia sottolinea: «Abbiamo trovato materiali inediti: video, audio, intercettazioni, fotografie. E abbiamo scoperto cose interessanti su Domenico Sabìa detto Don Mimì, il parroco della chiesa della Santissima Trinità dove fu ritrovato il corpo di Elisa. Lui asseriva di non sapere chi fosse Restivo: invece lo conosceva fin da quando era un ragazzo. Nel 2002 in Inghilterra, dove si era trasferito, Restivo ha poi ucciso una vicina di casa, Heather Barnett, crimine per il quale è condannato all’ergastolo. Noi abbiamo investigato un terzo assassinio avvenuto nello stesso anno, sempre in Inghilterra, per cui Danilo non è stato indagato, nonostante molti elementi rimandassero a lui».
Il podcast è ricco di dettagli e la docuserie mostrerà immagini mai viste, «dal filmato del ritrovamento del cadavere nel sottotetto della chiesa, con la scientifica che perlustra tutti gli angoli finché non intravvede il corpo e poi lo porta via. Abbiamo recuperato anche l’ultimo, tenero video di Elisa». Perché in tutti quegli anni si è voluto credere a una fuga volontaria di Elisa invece che alla colpevolezza di Restivo? «Perché lui è riuscito a passare per un goffo sempliciotto, incapace di fare certe cose. Eppure c’erano da subito prove evidenti a suo carico, e il cadavere di Elisa dev’essere stato visto da varie persone negli anni: ad esempio gli operai che hanno fatto per due volte i lavori nel sottotetto. Probabilmente qualcuno copriva Danilo perché il padre era molto in vista e la sua era una famiglia della Potenza bene, che aveva anche connessioni con la Chiesa». venzione mediatica potesse relegare l’anormalità del responsabile dei delitti delle coppie in uno spettro visivo vivido, nel quale poter identificare e anticipare l’abnormità delle pulsioni che spingono un simile personaggio in luoghi dell’anima sconosciuti ai più, per poi «vomitare» i blocchi di buio che coltiva dentro e che sono impenetrabili alla compassione; si tratta di un’omeopatia dell’inquietudine al contrario, utilizzata a guisa di meccanismo collettivo e psicologico di difesa che rende la costellazione della mostruosità vaga, sfuggente, perciò sempre più allarmante. Anche se è un meccanismo spuntato, dato che il «mostro» si mimetizza perfettamente alla luce del sole, utilizzando maschere efficaci. È un personaggio pirandelliano, può essere uno, nessuno e centomila se ancora nel 1989, dopo ventuno anni dal primo omicidio compiuto con la Beretta della serie 70 che spara proiettili di marca Winchester con la lettera H stampigliata sul fondello, il puzzle non riesce.
Il lettore già navigato, esperto delle vicende narrate, troverà nel volume di Taddeo un archivio da consultare per fissare le premesse genealogiche dei vicoli ciechi che caratterizzeranno altri labirinti inestricabili, innanzi ai quali gli sviluppi della storia porranno inquirenti e osservatori; il lettore «neofita» intraprenderà invece un autentico viaggio dantesco tra i meandri di una notte che, come ha scritto T. S. Eliot nei suoi Preludi «svela le immagini sordide di cui era composta la tua anima», cioè l’anima dell’assassino delle coppie. Un’anima che ogni volta che è diventata incandescente ha portato in sé e con sé le voci dell’inferno del Libro Rosso di Jung, per il quale nel momento in cui si viene a contatto con la forza bruta del Male, non si trova aiuto in nessun luogo, non esistendo né padre né madre, né preghiera o corazza o formula magica che tengano: «In questa lotta tu sei solo». Attendiamo i due prossimi volumi di Taddeo per vedere come e in quali anse si articolerà questa lotta. La lotta per trovare il mostro di Firenze. loga dell’Università dell’Alabama, Amy Bishop, arrestata per una strage compiuta in una riunione di facoltà nel 2013. Il movente? Un negato incarico di ruolo: i suoi tentativi erano risultati vani; sapeva che si sarebbe trovata presto senza lavoro. Patrick Radden Keefe riporta il passato della donna che fu dichiarata responsabile, ancora bambina, dell’omicidio colposo del fratello. In tutto questo emerge come all’epoca non avesse ricevuto nè una valutazione psichiatrica, né aiuti psicologici. Esplorando i mesi precedenti alla strage, Keefe si accorge che le condizioni mentali della donna erano peggiorate per il forte stress: se le allucinazioni fossero state prese in considerazione prima, forse la tragedia si sarebbe potuta evitare.
La prevenzione ha un ruolo chiave anche in Il diavolo in noi: la psichiatra inglese, infatti, sostiene la necessità di verificare la potenziale pericolosità di un individuo prima ancora di arrivare al dramma, in modo da intervenire in tempo.