Corriere della Sera - La Lettura
Il cielo incontra il mare. Il
Arriva un nuovo cofanetto delle «City Guide» di Louis Vuitton: otto artisti emergenti ritraggono otto località: la Turchia di Bodrum; l’Italia di Capri, Portofino e Taormina; la Spagna di Ibiza e Marbella; la Grecia di Mykonos, la Francia di Saint-Tropez
Catturare il tempo, senza fermarlo. Lo spirito delle otto nuove City Guide di Louis Vuitton assomiglia molto a quello che animava Parigi, il piccolo manuale d’uso (appena ripubblicato in Italia da Adelphi) che l’americano Julien Green (1900-1998) aveva dedicato nel 1983 alla sua città di adozione. Come Green aveva cercato (con successo) di raccontare le eclatanti meraviglie di cui vanno a caccia i turisti, senza mai dimenticare «l’anima della città segreta che appartiene ai sognatori», così le nuove City Guide vogliono trasformare Taormina, Capri, Portofino, Bodrum, Ibiza, Marbella, Mykonos e Saint-Tropez in qualcosa di differente rispetto alle tradizionali otto «gemme del Mediterraneo».
Come dentro un film (in sette inquadrature), ognuna delle City Guide ripropone le strade assolate, le spiagge leggendarie, gli angoli pittoreschi dei luoghi mitici dell’estate con gli occhi (e lo stile) di artisti-illustratori contemporanei: Blexbolex per Bodrum, Charline Collette per Capri, Muhammad Fatchurofi per Ibiza, Brice Postma Uzel per Marbella, Charlotte Molas per Mykonos, Aline Zalko per Portofino, Virginie Morgand per SaintTropez, Audrey Spiry per Taormina. Nel riuscito remake di una storia già nota, per catturare il tempo, senza fermarlo, gli otto artisti sembrano servirsi dello spirito di un film come L’Année dernière à Marienbad (1961) di
Alain Resnais dove presente e futuro si accavallano piuttosto che quello di Bonjour Tristesse (1958) di Otto Preminger con la sua Costa Azzurra così patinata.
Proprio questi intrecci permettono, sempre a proposito di Costa Azzurra, di mettere in scena (grazie al tratto di Virginie Morgand che assomiglia molto a quello di Julian Opie) una Saint-Tropez diversa dalla «Figlia del mare» come l’aveva soprannominata Guy de Maupassant ma anche dalla «filiale estiva di Saint-Germain des Prés» dove si potevano incontrare (oltre a Brigitte Bardot che ne avrebbe fatto il suo luogo della vita) Sartre, de Beauvoir, Éluard, Vian e Sagan.
Eppure, come per le altre City Guide, i classici «topos» del luogo in questi quadri ci sono tutti: i sandali (quasi certamente di Rondini), la tarte tropézienne ,le gallerie d’arte affacciate sul porto e i tavolini rossi di Senequier.
Ma avere affidato la realtà di Saint-Tropez a sette «fermo-immagine» d’artista permette a ogni visitatore di seguire un proprio percorso, confinando i «consigli per gli acquisti» nel retro di ogni «cartolina» (al risvolto di copertina è invece affidato il ritratto globale di ognuno degli otto luoghi-cult del Mediterraneo).
«Ora i tempi sono cambiati, ma lo spirito rimane intatto». Così recita la City Guide dedicata a Portofino (con una copertina rosa che fa subito venire in mente Barbie e con una ventina di «indirizzi utili»). Qui Aline Zalko ha reinterpretato, con i colori di André Derain e dei Fauves (tanto rosso, tanto giallo, tanto azzurro, tanto verde) luoghi (l’abbazia di San Fruttuoso) e persone (Ernest Hemingway su una decappottabile) di questo «concentrato di Riviera mediterranea». Entrata definitivamente nella leggenda nel 1889 grazie ancora una volta a Guy de Maupassant, Portofino sarebbe poi diventata il posto (scelto da tedeschi e inglesi) per incredibili ville (molte in stile liberty) che avrebbero visto con il tempo passare «famiglie reali, scrittori, divi del cinema, baroni dell’industria, John Wayne venuto qui a pescare e Ezra Pound venuto a pensare». Un gioiello naturale (con tanto di Piazzetta) dove si narra che Richard Wagner, ispirato dalle onde scatenate da una tempesta, avrebbe gettato le basi della sua
In ogni guida sette quadri rettangolari impaginati in un leporello, a fisarmonica. E poi alcune informazioni per esplorazioni originali (hotel, ristoranti, shopping e cultura...), ma anche oggetti imprescindibili, playlist, trionfi cinematografici, storia e storielle
Anche per Portofino, come per le altre mete di queste nuove City Guide, a fare da corredo alle illustrazioni ci sono le «note» dedicate ai ristoranti, agli alberghi, allo shopping, alle curiosità, agli «oggetti imprescindibili» (una bottiglia di dry gin, una saponetta, un portafortuna). Quelle dedicate al cinema raccontano così Portofino: Appuntamento in Riviera del 1962 di Mario Mattioli con Tony Renis che canta Quando quando quando ;la Contessa scalza del 1954 di Joseph L. Mankiewicz con Ava Gardner vestita dall’Atelier Fontana; Torna a settembre del 1961 di Robert Mulligan con Rock Hudson e Gina Lollobrigida in Lambretta.
Per Capri, sul retro della cartolina in cui Charline Collette ha raffigurato Brigitte Bardot sulla scalinata di Villa Malaparte (scenografia del Disprezzo di Jean-Luc Godard del 1963), si parla invece di Totò nell’Imperatore di Capri (1949) di Luigi Comencini, di Marcello Mastroianni ne La pelle (1981) di Liliana Cavani, di Jude Law e Cate Blanchett ne Il talento di Mr. Ripley di Anthony Mighella del 1999. Altrettanto affascinante, nel caso dell’Isola di Tiberio, la playlist musicale: Isle of Capri di Frank Sinatra, Tu vuò fà l’americano di Renato Carosone, Luna caprese di Peppino di Capri, Anema e core di Guido Lembo, La Boutique fantasque di Ottorino Respighi per il balletto di Léonide Massine.
Nel libro La moda della vacanza. Luoghi e storie, 1860-1939 (Einaudi, 2021) Alessandro Martini e Maurizio Francesconi hanno raccontato la passione per il Mediterraneo tra il XIX e il XX secolo: legando il mito di Capri e Taormina a personaggi come la Marchesa Casati, Zelda e Francis Scott Fitzgerald, Norman Douglas, Lenin, Gorkij; e poi quello per Taormina a Goethe (che la definisce «opera immensa, dovuta all’arte non meno che alla natura»), Bernard Berenson, André Gide, Thomas Mann, Guglielmo Marconi, Luigi Pirandello. Ombre che compaiono in queste guide ma solo di passaggio, come citazioni utili a definire soltanto una parte dell’immagine contemporanea di questi luoghi.
Perché, nelle City Guide di Louis Vuitton, che rinnovano una tradizione nata nel 1998, c’è spazio anche per qualche accenno al passato. Così Bodrum, perla della borghesia turca, purtroppo oggi anche porto di partenza dei migranti (che un tempo si chiamava Alicarnasso); Mykonos (dove si sarebbe conclusa la battaglia dei Giganti
contro Ercole); Ibiza (conquistata da Giacomo I d’Aragona nel 1235); Marbella (con le sue radici arabe).
Il tocco degli artisti illustratori e i colori scelti per caratterizzare ciascuna guida (giallo, arancio, rosa, verde, tre gradi di azzurro) servono proprio a catturare il tempo, senza fermarlo, senza cadere nella tentazione della nostalgia. Una vocazione antagonista rispetto a quello che anima il nuovo titolo della Fashion Eye Series sempre di Louis Vuitton: Italian Rivieras dedicato al fotografo newyorkese Slim Aarons (1916-2006), a cui si sarebbe fortemente ispirato Alfred Hitchcock per il personaggio di James Stewart nella Finestra sul cortile. Perché le coloratissime fotografie di Aarons immortalano alla perfezione l’atmosfera febbrile della Riviera italiana (Porto Ercole, ancora Capri, la Costiera amalfitana, la Sardegna) negli anni Settanta e Ottanta. Sono immagini che si ispirano all’epoca d’oro del cinema, ma che raccontano quel mondo giocando (felicemente) con la nostalgia. Confermando il loro spirito originario le nuove City Guide lasciano invece da parte ogni possibile idea di rimpianto (così come ogni tentazione di fare tendenza) per guardare al presente. Con uno stile unico e con la sensibilità di un gruppo di giovani artisti che citano certo Van Gogh ma con l’occhio di oggi.