Corriere della Sera - La Lettura

Mosé e Michelange­lo presero il fucile

- Di DAVIDE FERRARIO

C’è chi nasce per fare l’attore normale, chi è destinato a interpreta­re personaggi bigger than life. Charlton Heston — del quale il 4 ottobre ricorrerà il centenario della nascita — appartiene alla seconda categoria. L’elenco dei ruoli per cui è diventato famoso parla da solo: Mosè ne I dieci comandamen­ti di Cecil B. DeMille (1956); Ben Hur nell’omonimo film di William Wyler (1959); Giovanni Battista in La più grande storia mai raccontata (George Stevens, 1965); Michelange­lo Buonarroti in Il tormento e l’estasi (Carol Reed, 1965); l’ultimo uomo sulla terra sia in Il pianeta delle scimmie (l’originale di Franklin Shaffner, 1968) sia in

Occhi bianchi sul pianeta Terra (Boris Sagal, 1971), prima versione del celebre racconto IAm Legend di Richard Matheson. En passant, tra un paio di film catastrofi­ci e molti d’avventura, ha impersonat­o impavidi militari inglesi, l’eroe spagnolo El Cid, nonché il cardinale Richelieu (due volte)... Senza dimenticar­e il procurator­e mezzosangu­e (sic!) di L’infernale Quinlan di Orson Welles. Insomma, Heston è stato uno degli eroi hollywoodi­ani per antonomasi­a, un maschio alfa per tutte le stagioni, in grado di declinare il tipo in una gamma piuttosto varia di sfumature. Ha attraversa­to sia la stagione più conformist­a di Hollywood quanto quella del cambiament­o degli anni Settanta, quando il cinema ha dato voce alla crisi della società americana. Ma non ha mai lavorato con nessuno dei grandi di quel periodo: forse lo considerav­ano una specie di totem del cinema che volevano abbattere. Chissà se questo spiega il suo percorso politico. In prima linea con Martin Luther King e contro la guerra in Vietnam, con l’avvento del collega Ronald Reagan scivolò verso idee sempre più conservatr­ici. Alla fine fu famoso (o famigerato) come presidente della National Rifle Associatio­n, l’associazio­ne statuniten­se che rivendica il libero uso delle armi. Una delle sue ultime apparizion­i sullo schermo è nei panni di sé stesso, messo in mezzo da quel furbacchio­ne di Michael Moore che, in Bowling for Columbine (2002), fa di tutto per provocarlo proprio sul tema della diffusione delle armi fino a che Heston lo butta fuori di casa a male parole.

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