Il pistolero (che pone domande) e Keplero

La trama fiorisce dal western

Lo aveva annunciato al Salone del Libro e ora c’è una data: uscirà il 7 novembre da Feltrinelli Abel. Un western metafisico (pp. 160, e 18), il nuovo libro con cui, a otto anni da La Sposa giovane, Alessandro Baricco torna alla narrativa e del quale «la Lettura» pubblica in anteprima tre capitoli.

Capitoli come canti di un poema, con titoli uguali alla prima frase di ciascuno, linee melodiche di una partitura, a disegnare un romanzo speciale, del quale alcune mosse erano state anticipate in quell’incontro a Torino, sul palco con Marco Missiroli. «È un libro iniziato per amore del gesto di scrivere — aveva detto Baricco —, non mi sono posto il problema di pubblicarlo, l’ho iniziato nel 2019... Ci ho messo dentro una pandemia, la mia malattia, e lui stava lì». Quindi, il western metafisico: «Ho scritto solo un romanzo in cui il materiale è costituito da cose vissute, ma nemmeno direttamente da me, ed è Emmaus; negli altri ho fondato mondi che non esistono. E questo brucia una quantità di energia mostruosa. Allora ciò che puoi fare è prendere un mondo che altri hanno edificato, visionario come quello del western narrativo, e da lì ti diverti, usi la forza per costruire il metafisico. Cioè com’è che quel mondo lì improvvisamente fiorisce, c’è una metamorfosi... Un po’ quello che fanno Tarantino, i fratelli Coen, Sergio Leone per primo. Il libro è stato un’avventura di questo tipo».

Così ci sono le sparatorie, ma anche Keplero e Hume. C’è un pistolero leggendario che però chiede al fratello, «che dicono pazzo», se il caso esiste. E da lì in poi spende quel che gli resta da vivere cercando un disegno complessivo di cui non è che una «piccola parte e segmento» e lo racconta in prima persona. Perché, come scrive Baricco stesso ne La Via della Narrazione, riferendosi in quel caso agli autori di romanzi, «chi racconta, diventa. Non si limita a organizzare il passato ma suscita il futuro».