Corriere della Sera - La Lettura

All’origine di Tiziano

Quindici anni dopo l’esposizion­e che le Gallerie dell’Accademia di Venezia dedicarono al grande pittore nella stagione finale, una mostra ne indaga gli inizi. Con una data precisa: il anno che Vasari fissa per l’«Arcangelo Molto prima dei trionfi, molto p

- Di EDOARDO SASSI

Una sfida: provare a raccontare, documentan­dola con ricerche inedite e suggestive ipotesi attributiv­e, l’alba di un genio, ovvero i primi passi, ancora assai poco noti pur essendo trascorso oltre mezzo millennio di studi, di un artista di lì a poco destinato a mutare radicalmen­te le sorti della storia dell’arte: Tiziano, nato a Pieve di Cadore in un anno ancora imprecisat­o, ma che ormai gli studiosi collocano tra il 1488 e il 1490, morto a Venezia il 27 agosto 1576.

Una sfida piena di insidie e irta di difficoltà, la stessa che da secoli vede impegnati tizianisti di tutto il mondo, perennemen­te immersi in infinite discussion­i in merito sia all’autografia sia alla cronologia di molte opere. Ma è proprio questo l’obiettivo dichiarato della mostra Tiziano 1508. Agli esordi di una luminosa carriera, che sarà aperta al pubblico dal 9 settembre al 3 dicembre presso le Gallerie dell’Accademia a Venezia. Raccontare Tiziano prima dei trionfi, prima delle committenz­e imperiali e del sodalizio con Carlo V, molto prima della produzione degli ultimi anni, quella delle pennellate rapide e drammatich­e a cui lo stesso museo veneziano dedicò, nel 2008, l’esposizion­e L’ultimo Tiziano e la sensualità della pittura.

«Il progetto — spiegano i curatori Roberta Battaglia, Sarah Ferrari e Antonio Mazzotta — nasce per valorizzar­e e fissare definitiva­mente come caposaldo della giovinezza di Tiziano un dipinto delle Gallerie dell’Accademia: l’Arcangelo Raffaele e Tobia. Per Giorgio Vasari quest’opera è stata eseguita nel 1508, così come la grande stampa con il Trionfo di Cristo, pure esposta in mostra. Il 1508 è un anno di svolta perché vede prendere forma anche la grande impresa decorativa esterna ad affresco del Fondaco dei Tedeschi, ricostruit­o dalle fondamenta a partire dal 1505 a seguito di un devastante incendio. Tiziano vi interviene con Giorgione, ma dimostrand­o già la sua piena autonomia, tanto che le sue parti saranno ammirate ancor più di quelle dell’esperto maestro. L’idea è dunque di mettere alla prova la datazione vasariana del dipinto delle Gallerie, a cui solo pochi storici dell’arte hanno sino a ora creduto, e di verificare se, con una visione d’insieme del nucleo di opere qui riunite, il discorso regge anche alla luce delle diverse (e a volte opposte) proposte da parte della critica di attribuzio­ne e di datazione di alcune di esse».

Diciassett­e le opere esposte, attribuite alla mano del Cadorino, cui si aggiungono una decina di confronti con dipinti, incisioni e disegni di autori a lui coevi, quali Giorgione, Sebastiano del Piombo, Albrecht Dürer o Francesco Vecellio, fratello (quasi certamente maggiore) di Tiziano, di cui è esposta una monumental­e Madonna con Bambino in trono e due angeli musicanti, conservata nella chiesa di Santa Maria Annunziata di Sedico (Belluno). Restaurata per l’occasione, la tela ha il merito di rievocare la fisionomia di un artista meno noto il quale, pur interpreta­ndo le magistrali invenzioni del più dotato fratello, non ne raggiunse i medesimi traguardi.

Protagonis­ta dunque l’anno 1508,

esplicitam­ente citato nel titolo dell’esposizion­e e definito «fatidico» nel saggio introdutti­vo del catalogo. Un anno nella cui geografia non rientra solo Venezia — là dove Tiziano arrivò poco più che bambino, trovandosi in una città con tanti stimoli, provenient­i da vecchi artisti come Giovanni Bellini e da giovani rivoluzion­ari come Giorgione — ma anche Ferrara.

La ricerca da cui è nata la mostra ha infatti portato a formulare una concreta ipotesi di un precoce viaggio del pittore nella città estense, assai prima dunque dei documentat­i soggiorni nel 1516 e nel 1529. A suggerirlo è il riconoscim­ento dell’Angelo con tamburello, opera in mostra che per la prima volta lascia le sale della Galleria Doria Pamphilj di Roma, quale frammento inferiore di una pala realizzata per la demolita chiesa di Santa Maria dei Servi, proprio a Ferrara, da Nicolò Pisano. Opera sulla quale sarebbe intervenut­o Tiziano rifacendon­e alcune parti. «Spesso negletto nella letteratur­a tizianesca, l’Angelo con tamburello è qui esposto per la prima volta accanto ad altre opere giovanili di Tiziano che consentira­nno di verificarn­e l’attribuzio­ne e la proposta di datazione al 1508», spiega Mazzotta, autore della scoperta, in più tempi, alla quale è dedicato uno specifico saggio in catalogo.

Appena restaurata, la tavola — stilistica­mente affine al Tobiolo delle Gallerie dell’Accademia — per Mazzotta è certamente una parte di quella pala d’altare. Non solo: «Qualche mese fa ho proposto, come frammento superiore della composizio­ne, una Madonna con il Bambino in trono che sta a Mosca, al Museo Pushkin, pur non avendola ancora vista dal vero, data la situazione geopolitic­a attuale». E c’è una ulteriore scoperta, raggiunta in extremis prima della chiusura del catalogo (accompagna­to da schede che ricostruis­cono capillarme­nte tutte le oscilla150­8, Raffaele e Tobia». zioni attributiv­e), che il curatore definisce «colpo di scena»: una tavola raffiguran­te un San Francesco, conservata nel Musée des Beaux-Arts di Béziers, costituire­bbe infatti un ulteriore frammento della perduta composizio­ne. «Proprio a ridosso della mostra — spiega Mazzotta — è stato promosso dalla Galleria Doria Pamphilj un restauro del dipinto, condotto da Giorgio Capriotti sotto l’Alta Sorveglian­za della Soprintend­enza Speciale di Roma, che ha svelato alcuni dettagli dei santi ai lati: un’operazione che permette di aggiungere nuovi, fondamenta­li elementi rispetto al passato».

Tra le opere databili a questa fase aurorale del genio cinquecent­esco compaiono alcuni capolavori: dalla Madonna con il Bambino tra Sant’Antonio da Padova e San Rocco del Prado, lavoro ancora giorgiones­co, al più maturo Battesimo di Cristo con il committent­e Giovanni Ram — mercante di origine spagnola, nel 1530 nominato «console dei Catalani» a Venezia — prestito dei Musei Capitolini di Roma. Datata qui 1509-1510, la tela in arrivo da Madrid ha una singolare storia. Di provenienz­a napoletana, appartenut­a a Ramiro Felípe Núñez de Guzmán (16001668), duca di Medina de las Torres e viceré del Regno di Napoli per conto della corona spagnola, il quadro passò presto nelle collezioni reali. In un inventario della quadreria di Filippo IV, forse di mano di Velázquez, è registrato come Paris Bordone. Nome che subito, per facile confusione linguistic­a, si trasformer­à in «Bordonon», appellativ­o con cui nel Seicento si usava chiamare il pittore friulano Pordenone (1483 circa-1539). Per circa due secoli il dipinto sarà inequivoca­bilmente attribuito alla sua, ignara, mano.

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 ?? ?? Le immagini In alto: Tiziano Vecellio, Angelo con tamburello (1508 circa, olio su tavola, cm 98,2 × 66,8, Galleria Doria Pamphilj, Roma © 2023 Amministra­zione Doria Pamphilj s.r.l.). Qui sopra: ricostruzi­one parziale della smembrata pala d’altare collocata in origine nella chiesa dei Servi a Ferrara, poi demolita (il frammento raffiguran­te una Madonna con Bambino in trono è conservato al Museo Pushkin di Mosca; il San Francesco di Nicolò Pisano al Musée des Beaux-Arts di Béziers, Francia). A fianco: Tiziano Vecellio, Madonna con il Bambino tra sant’Antonio da Padova e san Rocco (olio su tela, cm 92 × 133, Prado, Madrid © Archivio fotografic­o, Museo Nacional del Prado). Nell’altra pagina: Tiziano Vecellio, Arcangelo Raffaele e Tobia (1508 circa, olio su tavola, cm 170 × 149, Gallerie dell’Accademia di Venezia © Gave - Archivio fotografic­o, su concession­e del ministero della Cultura)
Le immagini In alto: Tiziano Vecellio, Angelo con tamburello (1508 circa, olio su tavola, cm 98,2 × 66,8, Galleria Doria Pamphilj, Roma © 2023 Amministra­zione Doria Pamphilj s.r.l.). Qui sopra: ricostruzi­one parziale della smembrata pala d’altare collocata in origine nella chiesa dei Servi a Ferrara, poi demolita (il frammento raffiguran­te una Madonna con Bambino in trono è conservato al Museo Pushkin di Mosca; il San Francesco di Nicolò Pisano al Musée des Beaux-Arts di Béziers, Francia). A fianco: Tiziano Vecellio, Madonna con il Bambino tra sant’Antonio da Padova e san Rocco (olio su tela, cm 92 × 133, Prado, Madrid © Archivio fotografic­o, Museo Nacional del Prado). Nell’altra pagina: Tiziano Vecellio, Arcangelo Raffaele e Tobia (1508 circa, olio su tavola, cm 170 × 149, Gallerie dell’Accademia di Venezia © Gave - Archivio fotografic­o, su concession­e del ministero della Cultura)
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La curatela L’esposizion­e e il catalogo (edito da Mandragora) sono curati da Roberta Battaglia, Sarah Ferrari e Antonio Mazzotta. Il coordiname­nto scientific­o è affidato a Roberta Battaglia e Giulio Manieri Elia, direttore delle Gallerie dell’Accademia
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