Corriere della Sera - La Lettura
Piano & Shingu voli paralleli
A Osaka celebra l’architetto e l’artista giapponese, coetanei e partner creativi dal 1989
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Shingu Susumu (Osaka, 1937; qui sopra) è autore di opere «cinetiche» e di un «museo del vento» in Giappone. Collabora con Renzo Piano dal 1989 La mostra e le immagini
è ospitata al Nakanoshima Museum of Art di Osaka: è stata coordinata da Laura Marcolini con Fabio Cirifino di Studio Azzurro. Ha aperto il 13 luglio, giorno del compleanno di Shingu, e chiuderà il 14 settembre, giorno del compleanno di Piano. Dall’alto: un plastico della mostra; un’opera di Shingu, a sinistra, e l’immagine proiettata del Centre Pompidou di Parigi, inaugurato nel 1977, che Renzo Piano progettò con Gianfranco Franchini e Richard Rogers
L’architettura è una professione multidisciplinare e non può abbandonare le sue origini di arte applicata, tant’è che questo mestiere, prima dei Politecnici, aveva come riferimento l’Accademia delle Belle Arti. La mostra Parallel Lives al Nakanoshima Museum of Art di Osaka racconta appunto due vite parallele: quella di Renzo Piano — che ha sempre frequentato artisti e musicisti come Luciano Berio, Claudio Abbado, Emilio Vedova — e di Shingu Susumu, scultore giapponese. Lo sviluppo espositivo, attraverso disegni, modelli, prototipi a cura di Hirai Naoko e l’allestimento di Studio Azzurro, una lunga collaborazione progettuale fin dal primo incontro, 1989, in occasione del progetto dell’aeroporto Kansai di Osaka, quando Piano gli chiese se fosse possibile «rendere visibili i flussi d’aria». Da allora Shingu è diventato un po’ genovese e Piano non ha più abbandonato la leggerezza dell’estetica giapponese.
Nati lo stesso anno, 1937 — Shingu il 13 luglio, Piano il 14 settembre — sono protagonisti di una mostra che apre il giorno della nascita dell’amico giapponese e chiude il giorno in cui Piano compirà 86 anni. L’esposizione è una narrazione di coincidenze volute ma anche magiche, rese attraverso una regia che, partendo sempre dalla fisicità dell’opera architettonica, inventa una serie di rappresentazioni volatili all’interno di uno spazio teatrale oscurato dove «i modelli in scala dei progetti di Renzo Piano rilasciano fogli di disegni, layout, fotografie, come fossero investiti da una folata di vento», scrive nel catalogo Laura Marcolini che con Fabio Cirifino di Studio Azzurro ha coordinato la mostra. Basta visitare qualsiasi opera di Piano per comprendere cosa significhi concretamente l’incontro di due culture così diverse tra loro ma necessarie per far «volare» la pesantezza e la gravità necessarie perché l’architettura nasca e resista nel tempo. È un concetto che a Piano sta a cuore da sempre: basta andare a Genova e visitare il porto dove dal 1992, alla destra del Bigo di Piano, si libra il Columbus Wind di Shingu.
Nella sede di Hermès di Tokyo (disegnata da Piano, 2009) sarà presentato un documentario sul sodalizio. Speriamo di poter vedere anche in Europa il racconto di quest’avventura che ha segnato uno dei più importanti architetti del nostro tempo. Senza leggerezza, il mondo è più pesante. E non possiamo più permettercelo.