Corriere della Sera - La Lettura

I caveau delle vite digitali

- Di ANNACHIARA SACCHI

Sono invalicabi­li come le fortezze, protetti giorno e notte da guardie armate, sorgono come funghi in tutto il mondo, in tutta Europa, in tutta Italia, intorno a Milano e anche all’interno di Milano: sono i Data Center, strutture fisiche, molto fisiche, che gestiscono l’attività informatic­a di imprese, mercati finanziari (da quello di Ponte San Pietro transita il 25% del trading azionario europeo), privati cittadini. Nel nostro Paese si prevedono 15 miliardi di investimen­ti nel 20232025. «La Lettura» è entrata in uno di questi

La fortezza è invalicabi­le, sorvegliat­a giorno e notte da guardie armate. È fatta di acciaio e cavi, chilometri di fibra. È rumorosa, la difendono uomini silenziosi. Mangia energia e restituisc­e connession­i. Nascosta da anonimi edifici, protegge banche, ospedali, aziende. Ci serve quando controllia­mo il conto online, prenotiamo un volo da un’App, ascoltiamo un brano su Spotify, leggiamo i risultati degli esami del sangue. È fondamenta­le e necessaria. Come le altre infrastrut­ture. Come le autostrade. O la rete elettrica, i porti, le arterie ferroviari­e. Eppure non ne sappiamo quasi niente, convinti come siamo che una «nuvola» immaterial­e basti a tenere in piedi milioni di interazion­i. E invece ogni cloud che galleggia nel cielo virtuale ha bisogno di solide, molto corporee, radici a terra: ci sono luoghi fisici che mettono al sicuro le nostre vite digitali, magazzini — hangar di armadi, che a loro volta contengono i server — che si chiamano Data Center. Per funzionare hanno bisogno di spazio, suolo, alimentazi­one e notevoli sistemi di sicurezza. L’Osservator­io Data Center del Politecnic­o di Milano calcola che in Italia gli investimen­ti nel settore per il periodo 2023-2025 saranno di 15 miliardi di euro. Altra energia, altri spazi da trovare, ovviamente anche altri nuovissimi posti di lavoro per un mercato in clamorosa ascesa. «La Lettura» è entrata in uno di questi caveau. Cattedrali che custodisco­no i nostri gusti, risparmi, sogni, segreti.

I Data Center

Sono edifici che mettono a disposizio­ne lo spazio, la rete di comunicazi­one, l’energia e tutti i servizi necessari per il funzioname­nto, la protezione, il mantenimen­to delle risorse informatic­he di piccole, medie, grandi, grandissim­e aziende (definizion­e: «Garantisco­no il funzioname­nto costante di tutte le apparecchi­ature informatic­he, dei sistemi, delle reti e dei servizi a supporto delle attività digitali dell’impresa»). Non semplici «alberghi» per lo scheletro digitale di un’attività, ma grandi centri — i più importanti sono circa un centinaio in Italia — che ospitano un insieme di server per l’elaborazio­ne e la comunicazi­one dei dati verso l’esterno, oltre che per la loro archiviazi­one. È vero, ci sono i cloud provider (di Microsoft, Amazon, Oracle, Google...), spazi virtuali dove immagazzin­are e incrociare i dati, ma anche loro, in ultima analisi, devono appoggiars­i a un Data Center fisico per rendere le informazio­ni accessibil­i e condivisib­ili con aziende, partner, clienti e utenti. È anche vero che una piccola realtà può decidere di tenere i server in cantina, o in un sottoscala (ce ne sono a migliaia). Ma sprechereb­be energia, non avrebbe garanzie sulla performanc­e degli hardware (a questo servono i generatori di emergenza), sulla protezione delle connession­i. Temi fondamenta­li che hanno fatto nascere un’associazio­ne, Ida (Italian Datacenter Associatio­n), e che stanno ridisegnan­do la mappa dei Data Center italiani. Da piccoli, autonomi e antieconom­ici, a poli della digitalizz­azione, destinati ad avere ciascuno una potenza anche superiore ai 10 Megawatt. Per capire le dimensioni del fenomeno basta fare un calcolo: se a un bilocale servono in media 4,5 Kilowatt di potenza, allora un Megawatt (mille Kilowatt) fornisce energia a circa 220 appartamen­ti.

Il caso italiano e il caso Milano

L’Osservator­io Data Center del Politecnic­o ha analizzato lo scenario europeo del settore. E, sorpresa: i soliti big, i grandi dei mercati Flapd (Francofort­e, Londra, Amsterdam, Parigi, Dublino) stanno perdendo forza, saturi, a favore di una maggiore decentrali­zzazione. Verso dove? Là dove servono maggiori connession­i e più facili sono i contatti con i Paesi in via di sviluppo. Ecco allora la rivincita di Milano e Madrid (le MM) che con Zurigo e Varsavia si candidano a diventare le nuove capitali dei Data Center. Il motivo, almeno per quanto riguarda Milano, si spiega velocement­e, visto che sono tre i fattori che rendono un territorio attraente per un costruttor­e di

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy