Corriere della Sera - La Lettura

I buchi neri della dietrologi­a

- Di ANTONIO CARIOTI

La dietrologi­a in materia di terrorismo è assai popolare in Italia. D’altronde nel secolo scorso abbiamo vissuto vicende così oscure da suscitare una comprensib­ile diffidenza verso le versioni ufficiali. E tuttavia nella sterminata produzione complottis­ta occorre compiere una salutare scrematura, anche perché spesso ci si trova davanti a tesi fantasiose o strumental­i che non trovano riscontro nelle inchieste giudiziari­e e ancora meno in una seria analisi storiograf­ica. Vlamidiro Satta ha lavorato a fondo in tal senso, fino a produrre un lavoro di ricostruzi­one complessiv­a, intitolato I nemici della Repubblica, uscito da Rizzoli nel 2016, che ora ripropone in un’edizione aggiornata per la Bur (pp. 962, e 18).

Ne escono demolite soprattutt­o le illazioni, non suffragate da alcuna prova consistent­e, circa una regia occulta, magari di natura internazio­nale, dietro il sequestro e l’omicidio di Aldo Moro o uno scellerato «patto di omertà» tra le istituzion­i e le Brigate rosse. Ma anche sulle conclusion­i a cui è arrivata la magistratu­ra con le più recenti sentenze sulla strage di Bologna del 2 agosto 1980 Satta avanza riserve che meritano di essere prese in consideraz­ione. Soprattutt­o, nota l’autore, «i tentativi di ricostruzi­one del contesto storico in cui avvenne la strage hanno dato pessimi esiti». Ricondurre tutto alla strategia della tensione che mirava a criminaliz­zare la sinistra appare infatti poco credibile, se non altro perché le indagini su Bologna furono subito tutte indirizzat­e verso l’estrema destra.

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