Corriere della Sera - La Lettura
I buchi neri della dietrologia
La dietrologia in materia di terrorismo è assai popolare in Italia. D’altronde nel secolo scorso abbiamo vissuto vicende così oscure da suscitare una comprensibile diffidenza verso le versioni ufficiali. E tuttavia nella sterminata produzione complottista occorre compiere una salutare scrematura, anche perché spesso ci si trova davanti a tesi fantasiose o strumentali che non trovano riscontro nelle inchieste giudiziarie e ancora meno in una seria analisi storiografica. Vlamidiro Satta ha lavorato a fondo in tal senso, fino a produrre un lavoro di ricostruzione complessiva, intitolato I nemici della Repubblica, uscito da Rizzoli nel 2016, che ora ripropone in un’edizione aggiornata per la Bur (pp. 962, e 18).
Ne escono demolite soprattutto le illazioni, non suffragate da alcuna prova consistente, circa una regia occulta, magari di natura internazionale, dietro il sequestro e l’omicidio di Aldo Moro o uno scellerato «patto di omertà» tra le istituzioni e le Brigate rosse. Ma anche sulle conclusioni a cui è arrivata la magistratura con le più recenti sentenze sulla strage di Bologna del 2 agosto 1980 Satta avanza riserve che meritano di essere prese in considerazione. Soprattutto, nota l’autore, «i tentativi di ricostruzione del contesto storico in cui avvenne la strage hanno dato pessimi esiti». Ricondurre tutto alla strategia della tensione che mirava a criminalizzare la sinistra appare infatti poco credibile, se non altro perché le indagini su Bologna furono subito tutte indirizzate verso l’estrema destra.