Corriere della Sera - La Lettura
Un conclave organizzato con i dollari americani
Nel 1922 era morto lasciando le casse vuote. Fu così che il cardinale Gasparri corse ai ripari...
La lotta al nazismo e soprattutto al comunismo cementeranno un’alleanza ideologica e perfino morale tra Vaticano e Stati Uniti. Ma c’erano stati altri episodi che avevano mostrato alla Roma papale la potenza americana? «Potenza economica, soprattutto». Vuol dire investimenti, finanziamenti?
«Se vuole chiamiamoli in questo modo. L’episodio che rappresenta uno spartiacque risale alla fine della Prima guerra mondiale e alla scomparsa di papa Benedetto XV; dunque a quando morì il papa, nel gennaio del 1922. Come si fa sempre alla morte di ogni pontefice, si ispezionano la biblioteca papale e le stanze dell’appartamento del defunto. Si apre anche la cassaforte nella quale il papa conserva i documenti più riservati e personali e il resoconto dei soldi a sua disposizione. Ebbene, la sorpresa fu che, a quanto pare, il cardinale camerlengo dovette constatare che la cassaforte era vuota. Letteralmente vuota».
Era stato rubato tutto?
«Peggio, in un certo senso, perché la cassaforte l’aveva svuotata lo stesso Benedetto XV, che teneva una sua contabilità, e aveva attinto alle riserve anche per alimentare tanta beneficenza e per soddisfare le richieste di alcuni ambienti del Partito popolare». (...)
Vuol dire che il Vaticano non aveva nemmeno i soldi per eleggere il successore?
«È così. Tuttavia, il cardinale Pietro Gasparri, segretario di Stato, era già corso ai ripari. E il 20 gennaio 1922, due giorni prima della morte del papa, inviò un telegramma a monsignor Giovanni Bonzano, delegato apostolico a Washington, o, meglio, gli inviò un telegramma “cifrato”. La “cifra” era un testo in codice formato da lettere e numeri, impiegato nei casi in cui si voleva garantire la massima riservatezza, che poteva essere “decifrata” dal solo delegato apostolico o dal suo segretario. Nel suo telegramma il cardinale Gasparri chiedeva a monsignor Bonzano di trasmettere per via telegrafica, e quindi urgente, tutto quanto aveva in cassa e aggiungeva: “Preghi singoli cardinali americani portare denaro per ingente spesa”. Il giorno seguente, 21 gennaio, monsignor Bonzano rispondeva a Gasparri, sempre in cifra, assicurando di aver seguito le istruzioni e di aver spedito il residuo dell’obolo del 1921 e del primo trimestre del 1922, per un ammontare di 210.400 dollari e 9 centesimi: equivalenti oggi a 3.610.000 dollari circa».
In quanti giorni arrivano i dollari?
«Erano operazioni che venivano effettuate in maniera telegrafica. Quindi ci volle il tempo che il delegato impiegò per capire il senso del telegramma, che suonava ovviamente alquanto atipico. Non a caso, il cardinale Gasparri diceva esplicitamente: “Non si allarmi per quello che le dico, ma faccia in questo modo”. Perché era in effetti una richiesta insolita. E poi non si potevano nemmeno spiegare troppo le cose in dettaglio in un messaggio cifrato. Davanti a un ordine del genere, in sede vacante, il delegato poteva avere qualche dubbio, qualche perplessità. “Perché mi viene chiesto di anticipare del denaro mentre il papa non è ancora morto?”».
Un’iniziativa molto concreta e molto ben definita negli obiettivi...
«E molto rapida, perché in Vaticano si dovevano avere quei soldi in banca per poter pagare tutte le spese preparatorie e nella prima fase del Conclave. Probabilmente non era tutto l’obolo delle Chiese nordamericane, ma una parte di quello raccolto, comunque sufficiente allo scopo».
E come si muoveva l’amministrazione per le questioni finanziarie?
«Penso che a livello esterno ci si servisse del Banco di Roma, ma anche la Banca Commerciale spesso faceva da sponda per queste operazioni finanziarie».
Lei sta dicendo che il Conclave del 1922 venne fatto grazie a quei 210.400 dollari e 9 centesimi dell’obolo anticipato dai cattolici americani.
«So che questo può suonare strano, ma fu così».
Ma se ci fu bisogno di correre con i finanziamenti, come fecero ad arrivare in tempo a Roma tutti i cardinali?
«E infatti alcuni non ci riuscirono, anche dagli stessi Stati Uniti. E si irritarono. Non a caso Pio XI, appena eletto papa, fece cambiare lievemente il regolamento del Conclave, ampliando l’intervallo con il quale si permetteva ai cardinali di arrivare a Roma. Certo è che l’episodio del 1922 fece mutare l’atteggiamento della Santa Sede nei confronti degli Stati Uniti. Nel marzo del 1924 Pio XI tenne il suo quarto concistoro. Vennero creati due cardinali ed erano due statunitensi: Hayes e Mundelein. Patrick Joseph Hayes era l’arcivescovo di New York, quindi ci può stare come sede cardinalizia, ma George William Mundelein era quasi una novità, perché era l’arcivescovo di Chicago».