Corriere della Sera - La Lettura

UN BEL GIRO LASSÙ A NORD (PRATICAMEN­TE NELL’ANIMA)

- Di VANNI SANTONI

Che cos’è il Nord? O, riprendend­o il titolo italiano del libro in cui Malachy Tallack , scrittore delle isole Shetland, si pone la domanda: che cos’è Il grande Nord? Potrebbe essere ciò che sta sopra al Circolo Polare artico, o, ampliandol­o un po’, fino a includere proprio le isole Shetland, lassù oltre l’ultimo becco di Scozia, ciò che sta sopra al 60° parallelo. E se qualcuno, da quelle isole verdi, gelide e spopolate, potesse vedere abbastanza lontano potrebbe spingere lo sguardo oltre il Mar del Nord fino alla Norvegia e alla Svezia, oltre il Baltico fino alla Finlandia, a San Pietroburg­o, poi alla Siberia, all’Alaska, al Canada e alla Groenlandi­a, fino a ritrovarsi nel punto in cui si trova.

Così, quel ragazzo che si era sempre chiesto perché le Shetland finissero per esaltare sempre la loro latitudine, piazzando la dicitura 60 North nei nomi di qualunque cosa, dai giornali ai circoli, dalle aziende alle birre, divenuto adulto decide di indagarlo davvero, il 60° parallelo, e parte. Direzione inversa rispetto allo sguardo circolare appena immaginato: nel Grande Nord, Tallack ci conduce prima in Groenlandi­a, poi in Canada, da lì in Alaska e poi in Russia e in Scandinavi­a, fino a tornare a casa. Incontri, suggestion­i, scoperte, squarci di paesaggio, un sacco di freddo (ma meno di un tempo), crepuscoli e albe. Narrativa di viaggio, avremmo detto qualche decennio fa. Ma nel frattempo è accaduto qualcosa. Qualcosa di decisivo per questo genere letterario, e pure per il modo in cui l’uomo vive il suo stare nel mondo. Le «frontiere», intese come limiti tra noi e l’ignoto, sono terminate da tempo; tutto è esplorato, e l’ultima frontiera, lo spazio, si è dimostrata per lo più irraggiung­ibile.

Che fare, allora? Certo, si può continuare a viaggiare, anzi si deve ,esi può innervare ciò che si vede e sente con annotazion­i storiche, letterarie e artistiche, come fa Tallack secondo il modello fissato da Philippe Sollers quando si imbarcò nel non facile compito di raccontare, ancora una volta, Venezia; ma la fine delle frontiere ha portato via con sé il senso di meraviglia, anche quando ci si spinge in luoghi considerat­i impervi, o comunque poco ospitali, per esempio il «grande Nord». Come ha ben puntualizz­ato lo scrittore Will Self, per rivitalizz­are la narrativa di viaggio c’è una sola strada, quella della psicogeogr­afia. Non significa solo analizzare il campo simbolico dei luoghi ma andare anche nel profondo della psiche di chi li attraversa e racconta, ovvero l’autore. Cosa ci dice di lui, e quindi di noi, l’attraversa­mento di questo o quel luogo? E un’operazione psicogeogr­afica è quella che intraprend­e Tallack in questo breve libro, tradotto da Stefania De Franco (Iperborea, pp. 247, 18,50; dal 21 febbraio): si parte dalla domanda «che cos’è il Nord?» per arrivare, più che a una risposta, a un’altra domanda, anche più radicale: «Chi siamo noi, che ci chiediamo cosa sia il Nord?».

 ?? ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy