Corriere della Sera - La Lettura

L’INVENZIONE DELLA POESIA DELL’ODIO

- Di EDOARDO BONCINELLI

Dopo secoli di poesia d’amore, siamo arrivati anche alla poesia dell’odio. Di tutto si può fare poesia, basta avere una grande passione, un clima interiore ricettivo e amare le parole, fuori dal branco e nel branco. Non si disprezzi l’amore per le parole, che può rappresent­are tanto il punto di partenza che quello d’arrivo. Questa vita a tre — il mondo, io e il lettore, che può essere chiunque ma vive nella mente del poeta come un’entità singola — ha un suo fascino e una certa possessivi­tà.

In ogni luogo e in ogni tempo di poeti ce ne sono stati tanti, e ciascuno diverso dagli altri. Ma bisogna saper creare un’atmosfera di sogno, di profumi da inebriare, o di rancore e di odio. Non che le poesie di odio non ci siano mai state: se ne hanno numerosi esempi in tutte le letteratur­e, in poesia di guerra o in poesia d’invettiva. Raramente si giunge però alla poesia dell’odio, mirum monstrum. Credo che non si sbagli troppo se si indica nel libro Io sono un’esplosione. Una vita di lotta e di speranza scritto da Eve Ensler (New York, 1953) sotto lo pseudonimo di «V» un buon candidato per rappresent­are con un’approssima­zione tollerabil­e un libro di poesia dell’odio (lo pubblica il Saggiatore).

L’autrice è una scrittrice, viaggiatri­ce, polemista e soprattutt­o attivista che racconta tutti gli orrori e le ingiustizi­e che si commettono, anche vistosamen­te, in vari quartieri del mondo. Ha viaggiato tanto, ha scritto tanto, ha visto tanto che non si può tenere calma fuori delle mischie. Poesia d’amore e poesia di odio in questo testo si intreccian­o inestricab­ilmente, laddove amore e odio sono due fratelli da sempre, anche se vengono guardati in maniera ben diversa. E, se si sta ben attenti, la verità è che è difficile immaginare l’uno senza l’altro, anche se tutte le discussion­i che la cultura ci ha fatto sopra hanno finito per confondere un po’ il quadro.

Di amore si parla sempre, anche nella vita quotidiana. Di odio si parla poco anche perché ne sappiamo poco. Ed è violento e autocontra­ddittorio. Non per questo non è parte del nostro patrimonio emotivo, parte poco tranquilli­zzante, ma pronta a gettare benzina sul fuoco quando le condizioni lo richiedono. La nostra autrice si fa paladina in difesa di tutti gli innocenti e in odio a tutti i prevaricat­ori: lo dice, lo scrive, lo mette nelle forme più diverse: prosa a anche poesia, di vari tipi. La nostra autrice potrebbe essere una poetessa dell’odio

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