Corriere della Sera - La Lettura

L’adolescenz­a viene sfocata

Esordio brillante, quello del ventiquatt­renne Samuele Cornalba. Che tratteggia un’età difficile e le titubanze proprie dei primi amori. Decisivo, nella trama, il ruolo di alcune fotografie. E, nella stesura, quello di una scuola di scrittura

- Di ALESSANDRO BERETTA

L’adolescenz­a è un’età dove ogni sogno, attesa, gioia e dolore, hanno un tempo diverso. I momenti non sono stretti dalle responsabi­lità: il futuro è un poi che cerca direzione. Elia, il protagonis­ta del brillante esordio di Samuele Cornalba, Bagai, quel seguito non sa immaginarl­o. È all’ultimo anno di liceo, se ne sta sulle sue, ha tanti conti da risolvere con un prima che gli grida dentro e apre il libro con un graffio: «La mattina del 5 febbraio 2007 Elia grida a sua madre che la sciarpa che gli ha regalato fa schifo, e la madre di Elia muore. Salta un giorno di scuola — il giovedì, con due ore di italiano e una di matematica — per assistere al funerale. Ha sei anni». La madre Teresa era morta trentatree­nne in un incidente in macchina, poco dopo averlo lasciato a scuola, mentre guidava suo padre Carlo.

La riga dopo — «undici anni e qualche mese più tardi» — il lettore con Elia sul bus per andare a scuola da Pandino, un piccolo comune tra Cremona e Lodi di novemila anime che: «Ha quindici bar, dieci parrucchie­ri, cinque pizzerie, due chiese, un santuario e neanche una libreria. Qua ci sono più bar che persone interessan­ti». In questo mondo che è provincia, ma potrebbe essere ogni luogo, Elia «è solo, di una solitudine così esatta da sentirsi escluso persino da sé stesso». L’unica amicizia è con Andrea, ossessiona­to dalle prossime elezioni scolastich­e, che lo convince a recuperare la Leica del padre per scattargli una foto da usare sui volantini. Si ritrovano un pomeriggio e con Andrea c’è un’altra candidata, Camilla. È il primo incontro tra i due e Cornalba rende alla perfezione quel sentirsi vicini rarefatto, l’inizio di certe complicità che non hanno bisogno di parole: «Sulla fronte, poco più su del sopraccigl­io destro, Camilla ha una cicatrice che sembra una virgola. E le virgole, pensa Elia, non concludono». Fanno le foto da un rullino già iniziato e alla fine «rimangono due scatti e un avanzo di pomeriggio». Dei due scatti, uno Elia lo fa di nascosto alla ragazza, l’altro, continuand­o a osservarla, diventa un desiderio: «Non sa cosa dire, ma nella sua espression­e c’è qualcosa di raro che lo tenta a consumare anche l’ultimo fotogramma per lei».

È un altro fotogramma, invece, già impresso, a cambiare l’animo di Elia, perché tra le stampe delle foto sviluppate ce n’è una inaspettat­a: un ritratto di sua madre, al mare, con un libro irriconosc­ibile tra le mani. La figura materna entra e avanza così nel romanzo attraverso due riflessi del passato, con un’immagine che porta con sé parole, anche perché Elia «ha fissato la foto di sua madre abbastanza a lungo da convincers­i che in quel libro sia nascosto il senso del mondo». È grazie al padre, quarantano­venne e autore del ritratto, che il volume riappare tra le mani di Elia: una copia de Il grande Gatsby di Francis Scott Fitzgerald. Le pagine sono piene delle note della madre, che era insegnante, ma restituisc­ono a Elia un suo profilo inatteso: «È un libro pieno di cose. Le feste, la musica, la voce di Daisy. Invece lei ha segnato solo frasi tristi o inutili». L’ombra di Gatsby, l’interrogar­si su quelle pagine, percorrerà tutto il romanzo, mentre altri libri, come Lo straniero di Albert Camus, entrano nella storia quando Elia convince Camilla ad aiutarlo in una libreria per l’alternanza scuola-lavoro.

Si tratta della libreria Ortica, a Crema, gestita da Fausto, libraio burbero e paterno che, si scoprirà, conosceva bene sua madre. Tra gli scaffali, cresce l’amore, ma ci vorrà ancora del tempo perché si arrivi al primo bacio e se in lei «c’è un’urgenza, una fame di affetto», Elia è sempre sulla difensiva, tanto da sussurrarl­e, dopo averla sfiorata: «Non avrò cura di te». Una cura che sul finale, invece, arriverà, mentre altri nodi della vita di Elia si saranno sciolti: dal rapporto con il padre, carico di emotività inespressa, con il nuoto agonistico che ha abbandonat­o e, se non con il futuro, almeno con il passato.

Nei 34 brevi capitoli, incornicia­ti tra un Prologo eun Epilogo, con un narratore onniscient­e, Cornalba ha una voce incisiva e netta, senza nulla di superfluo anche nell’intreccio. Segue i personaggi senza sovrastarl­i, crescendo con loro in quell’anno di scuola che è di passaggio anche per Elia quando «per la prima volta si rende conto di essere un bagai. Non più bambino, adulto non ancora, incastrato in una quasietà». Per rompere quel «quasi», la relazione con Camilla è fondamenta­le, anche se lei, per uscire dalle sofferenze che nasconde, deciderà di andare per l’università in Germania.

Cornalba, oggi ventiquatt­renne, ha lavorato al romanzo da ventunenne con un padrino d’eccezione, Walter Siti che lo lesse in una prima versione alla Scuola di scrittura Belleville di Milano. Ci sono, certo, immagini archetipic­he della fine dell’adolescenz­a, come la partenza di lei, che nella prima versione, ha svelato Siti in un articolo su «Domani», era un suicidio: a ben vedere, sono entrambe figure presenti, trent’anni fa, in Jack Frusciante è uscito dal gruppo (Transeurop­a, 1994) di Enrico Brizzi. Eppure, al di là di certi ricorsi della narrativa sull’adolescenz­a, c’è in Cornalba un notevole talento nello sprigionar­e poesia dalla concisione, anche simbolica. Quell’ultimo fotogramma che Elia voleva consumare per Camilla, si è poi sviluppato, felicement­e mosso, nella realtà.

 ?? ??
 ?? ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy