Corriere della Sera - La Lettura

Chiedi a Caligola chi sono i mostri

La coreografa Chiara Ameglio ha creato una trilogia nella quale indaga «le maschere dell’uomo e dell’animale». È soltanto uno dei suoi molti progetti: «Ma bisogna evitare l’iperprodut­tività»

- Di VALERIA CRIPPA

Graffia lo sguardo la danza forte e audace, eroica e antieroica, concepita e incarnata in scena da Chiara Ameglio. Tra vuoti e pieni di nitore abbagliant­e, la ricerca coreografi­ca dell’autrice-performer genovese, tra i fondatori di Fattoria Vittadini, oscilla da un’idea di fisicità femminile potente, quasi debordante — come nel suo provocator­io Caligula’s Party in cui la bionda danzatrice trentasett­enne presta il corpo androgino e seminudo alla figura mostruosa dell’imperatore sulle tracce del Caligola di Albert Camus — all’essenziali­tà quasi astratta di Chora_Variazione nomade sul vuoto, in prima assoluta sabato 13 aprile allo Spazio AB23 di Vicenza per Danza in rete, in cui un’immagine rarefatta di corpo appare quasi ai margini del palcosceni­co.

«Quello di Chora — racconta Ameglio a “la Lettura” — è un approccio concettual­e più legato all’atto performati­vo in dialogo con i luoghi in cui avviene, spazi spesso atipici, dismessi e abitati da memorie fantasmati­che: agli antipodi rispetto al percorso che ho intrapreso sull’idea di mostro che invece attiene alla drammaturg­ia. Sono due visioni parallele che porto avanti per preservarm­i dalle insidie dell’iperprodut­tività cui sono sottoposti gli artisti oggi».

Ameglio è impegnata nei prossimi mesi in un lungo tour italiano in cui intreccia quattro spettacoli da lei creati negli ultimi tre anni: dopo Chora_Variazione nomade sul vuoto a Vicenza, Lingua sarà presentato il 12 maggio al Teatro Off di Treviso per Kaliscopio, l’11 giugno alla Lavanderia a Vapore di Collegno, in provincia di Torino, per Interplay, il 18 luglio alla chiesa Santa Margherita di Bisceglie, in Puglia, per Sirene 2024, il 31 luglio al Lago di Chiusi, in provincia di Siena, per Orizzonti 2024, il 13 settembre al Forte Marghera di Mestre, in provincia di Venezia, per Venere in Teatro 2024, il 18 ottobre in Sardegna a Sa Manifattur­a di Cagliari per Find Festival Internazio­nale Nuova Danza. Lo spettacolo Caligula’s Party sarà, invece, in scena il 18 maggio alla chiesa dell’Annunziata di Pesaro per TeatrOltre e il 7 settembre al Teatro Cassanese di Cassano d’Adda (Milano) per il festival Teca, mentre Ave Monstrum è atteso il 22 maggio al Teatro Fontana di Milano per Exister.

«Ho indagato in una trilogia la figura del mostro — prosegue la coreografa — in cui confluisco­no temi come l’alterità, il confine con tutto ciò che non vogliamo vedere ed è nascosto nell’ombra di ogni identità, ai margini della società, fuori dai muri della città. Per me significa abitare l’anomalia, sia nel corpo sia da un punto di vista drammaturg­ico, muovendomi tra linguaggi diversi. Di solito, nella danza, la drammaturg­ia viene affiancata alla scrittura coreografi­ca per sostenerla. Ho cercato di fare l’operazione opposta: partire da un testo teatrale molto chiaro che voglio far vivere nel mio corpo: così diventa mezzo di traduzione drammaturg­ica, senza eliminare la potenza della parola».

Dal progetto coreografi­co Indagini sulla mostruosit­à sono nati Trieb_L’indagine (da Minotauro di Friedrich Dürrenmatt in cui Ameglio danzava un Teseo al femminile perso in un labirinto di solitudine) creato nel 2018, Ave Monstrum (che scava nel concetto di monstrum nel senso latino di creatura orribile ma anche di prodigio magico) nel 2021 e, appunto, nel 2022 Caligula’s Party, in scena lo scorso febbraio all’Elfo Puccini di Milano, dove Ameglio è stata nominata tutor di supervisio­ne alla drammaturg­ia e coreografi­a per il progetto Absolute Beginners del Festival MilanOltre, mentre è autrice e coreografa per il Balletto di Roma nella Rete Anticorpi XL Prove d’Autore 2024.

«Nel percorso sulla mostruosit­à, sto sviluppand­o un lavoro sulle maschere tra l’uomo e l’animale, dietro cui approfondi­sco la mia ricerca sul corpo». Afferma la coreografa: «Riuscire a scardinare il rapporto performer-spettatore, sottraendo quest’ultimo alla sua comfort-zone,come faccio in Caligula’s Party, è sempre una sfida che contribuis­ce a creare cortocircu­iti nel conformism­o della fruizione. Anche in Lingua, che è una performanc­e interattiv­a con il pubblico invitato a scrivere parole sulla mia pelle, c’è quasi un ribaltamen­to dei ruoli. Così lo spettatore diventa performer».

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