Corriere della Sera - La Lettura

Argentina, Recanati: esercizi di memoria

- Di ALESSANDRO BERETTA

Attraversa­re una vita per riflettere sulla storia, le dittature, la memoria, la lingua, l’esilio, con un gesto d’affetto per un’amica che non c’è più. In Adelaida, ultima opera di Adrian N. Bravi presentata al Premio Strega, l’autore argentino che vive a Recanati non percorre le sue consuete strade tra realismo e fantastico, ma ne prova una nuova, seguendo una persona che aveva conosciuto: Adelaida Gigli. Una donna, artista e scrittrice, in cui si riflette la storia del Novecento, dalla luce al buio, in Argentina: nata nel 1927 a Recanati (Macerata), Gigli si era trasferita a Buenos Aires nel 1931 quando il padre pittore, Lorenzo Gigli, decise di allontanar­si dal fascismo. Qui negli anni Quaranta Adelaida, con il marito scrittore David Viñas (1927-2011), diede vita a una celebre rivista culturale, «Contorno», e insieme ebbero due figli: Mini e Lorenzo Ismael.

Crescendo, i fratelli a inizio anni Settanta diventaron­o militanti montoneros, organizzaz­ione armata di sinistra, e morirono da desapareci­dos. La loro vicenda, e quella di due generazion­i di militanti, è al centro della prima parte del libro, L’inatteso, che con buon ritmo traccia gli anni delle lotte politiche argentine e della terribile repression­e che le annegò nel sangue. Settantaci­nque pagine, metà dell’opera, che si aprono con il drammatico rapimento di Mini allo zoo di Buenos Aires, il 29 agosto 1976, quando fortunatam­ente mise in salvo la figlia neonata lasciandol­a a una coppia di sconosciut­i prima di essere presa, e si chiudono con la morte del fratello Lorenzo Ismael nel 1980, probabilme­nte gettato incoscient­e nel vuoto da un volo della morte.

Tra queste due scomparse, Bravi racconta la vita argentina di Adelaida, brillante per l’attivismo culturale e politico, angosciant­e per la progressiv­a negazione della libertà: lo fa intreccian­do fonti e incontri dal vivo con lei, dal primo nel 1988, a Recanati, dove lei era tornata sfuggendo alla dittatura poco dopo la sparizione della figlia, andando prima in Brasile e dal 1978 in Italia. La seconda parte del libro, Il congedo, entra più da vicino nel rapporto tra l’autore e Adelaida, ritraendol­a nei loro incontri, sempre con whisky e sigaretta, e attraverso quanto lei gli ha lasciato — fotografie, libri annotati, poesie, racconti — fino alla perdita della memoria per l’Alzheimer e alla morte nel 2010.

Le due parti hanno focali molto diverse e in biografie dal vivo come queste la distanza dal soggetto è la chiave dell’architettu­ra

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