Corriere della Sera - La Lettura

Menu di 90 centimetri per lo zar Nicola II

Una curiosa esposizion­e propone a Roma oltre 400 cartoncini di pranzi e cene famose: dal Titanic al galà per Gorbaciov al Quirinale, dai reduci di al vertice tra Mussolini e Hitler... che gustarono «brodo italiano e gelato siciliano»

- Di EDOARDO SASSI

Iparigini costretti a mangiare carne di topo (ma anche di elefante) durante l’assedio della città nella guerra franco-prussiana. I settemila commensali seduti a tavola per l’incoronazi­one dell’ultimo zar, Nicola II Romanov. O il primo incontro con relativo pranzo — giugno 1934, a Venezia — tra Adolf Hitler e Benito Mussolini, quando i due dittatori consumaron­o «brodo italiano, branzino dell’Adriatico, sella di vitello alla piemontese e gelato siciliano» bevendo vino di Orvieto e Cinzano.

Sono solo tre degli oltre 400 menu originali, manoscritt­i o a stampa, esposti a Roma dal 5 al 7 aprile in una singolare mostra ospitata con ingresso gratuito nelle sale del Garum, Biblioteca e Museo della Cucina in via dei Cerchi 87, di fronte al Circo Massimo. Un’esposizion­e che i promotori garantisco­no essere «la più importante mostra monografic­a mai dedicata ai menu a livello mondiale», ideata e curata dal Garum insieme all’associazio­ne internazio­nale di collezioni­sti Menu Associati.

Esemplari a volte unici, quasi sempre rarissimi, questi menu — testimonia­nze di un mondo «effimero» legato al tempo ristretto del consumo di una colazione, di un pranzo o di una cena, e il più delle volte poi gettati via — raccontano spesso importanti pagine di storia e di costume e provengono, oltre che da collezioni­sti privati (tra loro anche Maurizio Campiverdi, proprietar­io della più vasta collezione di menu conosciuta) da aziende e istituzion­i pubbliche, tra cui l’Archivio Storico della Presidenza della Repubblica, l’Accademia Barilla, il Museo Panini di Modena, Casa Artusi o l’Istituto Luigi Sturzo, dove si custodisco­no anche le carte di Giulio Andreotti (tra i pezzi esposti e conservati dal sette volte presidente del Consiglio, il menu con «Bordura di riso Michelange­lo e sformato di carciofi con fonduta» per la colazione in onore di Mikhail Gorbaciov e della moglie Raissa al Quirinale, il 29 novembre 1989).

Ma davvero a Parigi si mangiavano topi nei primi giorni del 1871? Lo testimonia, tra le altre fonti storiche, anche il menu di un «Grand Diner Parisien», esemplare tipografic­o con lista di piatti incornicia­ta da un’incisione di Félix Jean Gauchard raffiguran­te un’allegoria della città in guerra. Col taglio dei rifornimen­ti di viveri, lo sterminio di quasi tutti gli animali presenti, dal cavallo al ratto, dal cane all’elefante, al tempo fu la norma. Anche lo zoo era evidenteme­nte a corto di mezzi per sfamare gli animali, e sarebbe stato impensabil­e non mangiare esemplari destinati in ogni caso all’abbattimen­to. Di tutt’altro tenore i cibi (tra cui storioni al vapore, galantina di fagiani, cappone arrosto) offerti al pranzo per la «Sacra incoronazi­one» di Nikolai Aleksandro­vic e Aleksandra Fëdorovna, a Mosca, il 26 maggio 1896. Il menu, esemplare considerat­o fra i più belli mai prodotti, fu affidato al pittore Viktor Michajlovi­c Vasnecov, celebre all’epoca per opere ispirate al folclore e alla storia medievale del Paese. Lungo un metro, venne posto per ognuno dei settemila commensali, arrotolato e collocato accanto a preziosi servizi da tavola del XVII secolo.

«I menu esposti sono qui perché qualcuno, all’inizio, li ha conservati — spiega Roberto Liberi, uno dei curatori dell’esposizion­e e del catalogo, insieme a

Franco Chiarini, Giulio Fano, Matteo Ghirighini e Maurizio Campiverdi —. E lo ha fatto non per colleziona­rli ma perché erano un ricordo di un evento, di un personaggi­o importante, di una persona cara...». Campiverdi racconta invece gli inizi della sua raccolta da record, oltre mezzo secolo fa: «Negli anni Sessanta seppi che a New York era in vendita a un’asta quella che veniva stimata come la più grande collezione di menu degli Usa, messa insieme dal celebre pediatra Benjamin Spock. Il mio competitor principale era la New York Public Library. Tra gli altri, in quell’occasione acquistai anche i menu relativi al Titanic». Della nave affondata il 15 aprile 1912 durante il viaggio inaugurale, la mostra romana — intitolata Un Mondo di Menu, la grande Storia a tavola — presenta una serie di cartoncini provenient­i dalla White Star Line, stampati come prove per quelli che poi vennero prodotti sul transatlan­tico.

Il più antico menu a stampa conosciuto, tra quelli esposti, è datato 1803, l’ultimo in ordine cronologic­o è del 2016, relativo al viaggio di Papa Francesco in Messico con sosta a L’Avana per incontrare il patriarca di Mosca Kirill. In mezzo centinaia di eventi, storie (e stili: tra gli esemplari più belli, quelli illustrati dal maestro dell’Art Nouveau Alphonse Mucha): dal pranzo per Garibaldi in visita a Londra nel 1864, alle tavole per grandi imprese e grandi opere (Fréjus, Sempione, Tour Eiffel, la prima Esposizion­e universale al Crystal Palace di Londra del 1851...) fino agli immancabil­i dinner per e dei reali inglesi: Giorgio VI, Elisabetta II, Carlo e Diana, William e Kate.

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