Corriere della Sera - La Lettura
Nasce tutta in una Notte la musica di Morricone
Il coreografo Marcos Morau presenta il nuovo omaggio al compositore: debutto outdoor al Macerata Opera Festival e indoor a RomaEuropa
Il coreografo Marcos Morau (Valencia, Spagna, 1982; sotto nel ritratto di Albert Pons) ha studiato coreografia presso l’Institut del Teatre de Barcelona, il Conservatorio Superior de Danza de Valencia e il Movement Research a New York. Personalità eclettica, ha integrato la propria visione artistica con la fotografia e il teatro, costruendo paesaggi immaginari in cui si fondono movimento e arte visiva. Nel 2005 ha fondato la compagnia La Veronal, di cui è direttore, coreografo, scenografo e costumista Il progetto Per Aterballetto di Reggio Emilia firma Notte Morricone, che sarà presentata a Roma l’8 aprile (alla presenza di Marco Morricone, figlio del compositore, e di Paolo Gavazzeni, neodirettore artistico del Macerata Opera Festival) e debutterà outdoor il 1° agosto proprio al Macerata Opera Festival e indoor dal 24 ottobre al Teatro Argentina della Capitale per RomaEuropa Festival (nella foto in alto, di Alice Vacondio, il danzatore di Aterballetto Giovanni Leone nei panni di Morricone, ritratto nell’ovale)
«L’amore per Ennio Morricone mi ha “scelto” per la mia prima creazione per l’Aterballetto. Non sono italiano, ma sono cresciuto con le sue musiche da film, eterne e connesse a pellicole come Nuovo Cinema Paradiso di Tornatore: non puoi vedere il film senza la musica. Ma se guardo l’opera di Morricone non è stata solo cinema: è stato un compositore e un musicista che ha lottato per essere considerato tale e non solo un autore di colonne sonore. Vedo questo mio nuovo lavoro come un regalo ai suoi fan e a coloro che, come me, sono cresciuti con la sua musica». Non si nasconde Marcos Morau, visionario coreografo valenciano: in cima alla playlist delle musiche che accompagnano, come una colonna sonora, le sue giornate dense, le partiture di Morricone non mancano mai. Inevitabile l’attrazione per l’universo artistico del compositore premio Oscar scomparso nel 2020 da parte di questo coreografo quarantenne, tra i più corteggiati, naturalmente legato all’immaginario caleidoscopico del cinema: a quello surrealista di Luis Buñuel ha dedicato due titoli, Sonoma per la sua compagnia La Veronal e Le Surréalisme au service de la Révolution concepito nel 2017 per il Ballet de Lorraine. Bagliori del grande schermo irrompono nei paesaggi della sua personalissima danza intinta di fotografia, teatro, fumetto e arti grafiche.
Morau firmerà per la prima volta una creazione per il Centro coreografico nazionale Aterballetto, su invito del direttore generale Gigi Cristoforetti, intitolata Notte Morricone, presentazione a Roma l’8 aprile, debutto assoluto outdoor il 1° agosto allo Sferisterio di Macerata per Opera Festival e debutto indoor dal 24 ottobre al 10 novembre al Teatro Argentina di Roma per Romaeuropa festival, su musica registrata in Italia — adattata e trascritta da Maurizio Billi ed eseguita dall’Orchestra Cherubini — e dal vivo il 23 novembre alla Festspielhaus di St. Pölten in Austria. Seguirà un lungo tour in Germania, Francia e di nuovo in Italia fino a giugno 2025.
«Spero sia solo l’inizio di una lunga collaborazione con Aterballetto — dice Morau —, mi sento come in famiglia e considero l’Italia quasi come il mio Paese».
Perché «Notte Morricone»? Il titolo allude forse al carattere notturno e malinconico del compositore?
«Lo spettacolo abbraccia l’arco di un’intera notte durante la quale possiamo capire la vita di Morricone: solo in casa, Ennio scrive veloce le partiture, registra la musica, la condivide con il pubblico. La mattina del giorno dopo tutto è compiuto: la gente guarda il film al cinema. Per noi artisti la notte è il tempo dell’intuizione, della creazione, dei sogni, degli incubi. Di notte succedono cose intangibili dentro di noi che ci consentono di rigenerare le idee».
Morricone sarà evocato in scena come un personaggio e moltiplicato attraverso maschere o pupazzi come spesso avviene nei suoi spettacoli?
«Cerco di procedere attraverso la fiction, immagino una moltiplicazione di Ennio, con tanti Morricone in scena, pupazzi, donne, amici: situazioni in cui il musicista è spettatore, compositore, artista. Ennio è la famiglia, la solitudine. Non voglio rappresentare la sua vita come fosse uno spettacolo di prosa. La vita è vita e io sono qui per offrire una mia visione della sua esistenza in un lavoro allegorico che non segue una linea narrativa secondo la sequenza cronologica che tutti conoscono. Come artista mi prendo la licenza di comprendere a fondo il suo lavoro, la sua sensibilità, la sua fascinazione, generando un paesaggio in cui ogni spettatore, alla chiusura del sipario, può avere la sensazione di risvegliarsi empaticamente con Ennio. Dopo questa notte insieme, noi continuiamo senza di lui, accompagnati da una memoria più forte sulla sua eredità».
Per il pubblico Morricone è associato ai film western di Sergio Leone. Ci sarà un po’ di Far West nello spettacolo, magari in chiave di fumetto?
«Certo, il western è un aspetto importante del suo lavoro e ci sarà. È difficile scegliere tra oltre venticinque film. Ho concluso la selezione delle musiche: un lungo processo per i diritti, le registrazioni, lo storytelling da costruire attraverso la musica. Ora stiamo procedendo con la drammaturgia. I costumi e il set saranno minimalisti e molto figurativi, alcuni più intuitivi e astratti. Stiamo cercando un look per Ennio che sia iconico e semplice».
Ritroveremo alcuni personaggi del suo cinema?
«Non m’interessano i personaggi dei film, ma la personalità e l’umanità del compositore: un creatore che soffre per mostrare al mondo ciò che può fare. La sua musica non è solo una testimonianza del suo tempo, ma è un altro “personaggio” nei film. In Italia avete avuto straordinari compositori. Morricone è uno di loro».
È stato uno dei primi musicisti italiani a passare dalla cultura delle composizioni sinfoniche alla musica pop della canzone, fino alle colonne sonore. Oggi mescolare alto e basso è prassi...
«So quanto Morricone fosse iconico come compositore: non era solo affascinato dal cinema, ma anche dalla sperimentazione musicale indagata con il suo gruppo strumentale. Appartengo a un’altra generazione: non posso capire la mia cultura e il mio tempo separando cultura alta e bassa. So che oggi l’opera di Morricone può sembrare un po’ vecchio stile, per me è senza tempo pur essendo legata a un’epoca. Non si capisce il cinema del Novecento senza Ennio».
Morricone ebbe un rapporto particolare con la morte: nell’auto-necrologio non volle un funerale pubblico per «non disturbare». Espresse un desiderio: «Vorrei che alla mia morte venisse eseguita la musica assoluta che ho composto». Gli omaggi alla sua memoria si susseguono...
«Morricone era preoccupato per come potesse essere eseguita la sua musica dopo la sua morte. Ma ci sono cose immateriali, come la memoria che la sua musica libera in noi, che né lui, né la sua famiglia e nessun altro può controllare: è globale, senza tempo, eterna. La vita è breve, l’arte è per sempre. Noi artisti siamo creature fragili e sensibili, non sappiamo mai quando lasciamo il segno, per tutta la nostra esistenza cerchiamo di essere unici. Posso fantasticare su ciò che accadrà dopo la mia morte al mio lavoro e alla mia arte, ma è qualcosa che non posso controllare e devo accettare. Perciò gioco con tutto quello che trovo intorno a me, facendo del mio meglio per essere un creatore libero e onesto che dialoga con il pubblico di oggi».