Corriere della Sera - La Lettura
RICORDA DI ESSERE UMANO
Lacrime e dolore. Vite cancellate. Il 26 marzo lo Yemen è entrato nel suo decimo anno di guerra. Metà della popolazione, oltre 18 milioni di persone, ha urgente bisogno di aiuti per sopravvivere. In Siria sono trascorsi 13 anni dall’inizio del conflitto. Il 90% dei siriani — ci racconta il sito di Intersos, organizzazione tra le più impegnate nell’assistenza umanitaria — vive al di sotto della soglia di povertà e quasi 5 milioni di persone vivono in condizioni di bisogno estremo. A Gaza, spiega Ann Marie Skelton (dell’Onu), ogni giorno almeno 10 bambini perdono uno o due arti, e ogni 24 ore perdono la vita 37 madri. In Sudan, Paese che soffre condizioni atroci, oltre 3,5 milioni di piccolini vivono in stato di malnutrizione acuta.
Lacrime e dolore scandiscono la vita di milioni di esseri umani nel mondo. Spesso senza speranza, senza una luce alla fine del tunnel. Alla domanda «che può fare la poesia in un mondo dove si costruiscono armi per uccidere i bambini?» il poeta Allen Ginsberg dal palco della New York University (1995) rispose: «A ricordarci che siamo tutti esseri umani», e che siamo nati «per onorare la vita, non per toglierla ad altri esseri umani». La voce di Ginsberg era piena di amarezza, ma non rassegnata. Continuò a recitare versi, accompagnato dal suo organetto, fino agli ultimi giorni della sua esistenza. E con lui gli amici della generazione Beat, come Gregory Corso, l’autore di Bomb, primo vero manifesto ispirato alla minaccia della bomba atomica. Spesso furono offesi, denigrati, ridicolizzati per il loro ostinato pacifismo. Oggi restano i loro versi, e con loro i versi di altri grandi poeti, a ricordarci che «siamo tutti esseri umani».