Corriere della Sera - La Lettura

Un sorriso (vedi Hitchcock) salva anche i thriller

Firmandosi A. J. Finn, scrisse un clamoroso bestseller prima che venissero smascherat­e le bugie che raccontava sulla sua biografia. Ora torna con un’altra avventura

- Di MARCO BRUNA

Secondo lo scrittore Edmund White, Patricia Highsmith era Tom Ripley senza lo stesso fascino: l’autrice che posò la prima pietra del moderno thriller psicologic­o, la «poetessa dell’apprension­e» per il maestro Graham Greene, era ossessiona­ta dal protagonis­ta del suo romanzo più famoso, Il talento di Mr. Ripley (1955), da quel ragazzo «gentile, gradevole e completame­nte amorale». Da un impostore. Come Ripley, anche Patricia Highsmith aveva un profondo lato oscuro.

A. J. Finn, nome d’arte di Dan Mallory, diventato famoso nel 2018 con un libro dal successo clamoroso tradotto in 40 lingue, La donna alla finestra (Mondadori; portato al cinema da Joe Wright con Amy Adams, Gary Oldman e Julianne Moore, ha ispirato una parodia su Netflix), è uno degli «allievi» di Highsmith. Anche lui ha un lato oscuro. Nel 2019 il «New Yorker» in un lungo articolo smascherò alcune clamorose bugie: si era inventato un dottorato a Oxford (e studi accademici su Highsmith); la morte della madre, malata di cancro; che lui stesso aveva un tumore al cervello; un fratello suicida. Il suo agente rispose spiegando che Finn, per un decennio attivo nel mondo editoriale tra New York e Londra, soffriva di un disturbo bipolare che gli causava problemi di memoria.

La protagonis­ta de è la psicologa infantile Anna Fox, reclusa nella sua casa di Harlem perché soffre di agorafobia. Crede di essere stata testimone di un omicidio nel salotto della casa di fronte (Finn è un grande fan di Alfred Hitchcock e nel libro si trovano tracce del capolavoro La finestra sul cortile; la trama ha forti analogie anche con il film Copycat del 1995, con Sigourney Weaver). Come ne L’amore bugiardo (2012) di Gillian Flynn e ne La ragazza del treno (2015) di Paula Hawkins, nel romanzo di Finn abbiamo l’impression­e di misurarci con un narratore inaffidabi­le. In tour in Brasile per promuovere il libro, Finn venne accolto come una popstar, prima della tempesta scatenata dal

La donna alla finestra

«New Yorker». Adesso torna con Mia cara Miss Hunter, appena uscito da Mondadori, seconda parte di un contratto milionario firmato nel 2016 con l’editore americano William Morrow (il primo libro era La donna alla finestra).

Questa volta la protagonis­ta è una giovane autrice, Nicky Hunter, assunta da un famoso scrittore di gialli, Sebastian Trapp, per scrivere la sua biografia. Trapp sta morendo, ha tre mesi di vita. È il creatore del detective inglese Simon St. John. Ma è anche sospettato di omicidio. Vent’anni prima, la notte di Capodanno del 1999, la moglie Hope (una delle sorelle di Finn si chiama proprio così) e il figlio Cole sono spariti nel nulla. Nicky, ospitata nella villa dello scrittore in una nebbiosa San Francisco, proverà a indagare il passato di Trapp. A. J. Finn è stato raggiunto da «la Lettura» via email.

Scrivere una biografia per cercare la verità. La sua è una riflession­e su ciò che di autentico si nasconde sotto la superficie della finzione letteraria?

«Un giorno stavo leggendo un articolo sui cosiddetti “biografi personali”. Mi incuriosì. Mi chiedevo perché qualcuno decidesse di rivelare i propri segreti a uno sconosciut­o, perché esponesse sé stesso a un esame così minuzioso...».

Anche questa volta la protagonis­ta è una donna. Ha voluto evitare qualsiasi coinvolgim­ento personale?

«Qualche anno fa, mentre portavo a spasso il cane a Manhattan, ho visto un automobili­sta molestare una donna. Ha abbassato il finestrino e le ha urlato cose irripetibi­li. Sono gay, in alcune occasioni mi è stata rivolta la parola “frocio” in pubblico: è umiliante ma raramente mi sento vulnerabil­e perché sono un uomo alto 1,90 e so che posso difendermi. Come osserva Sebastian nel romanzo, le donne sono le migliori scrittrici di gialli

L’autore A. J. Finn è il nome d’arte di Dan Mallory (New York, 1979; qui sopra, foto di Brandon Bakus), diventato famoso nel 2018 con La donna alla finestra (Mondadori), tradotto in 40 lingue, da cui è stato girato un film di Joe Wright, con protagonis­ta Amy Adams. Dal libro è stata tratta anche una parodia uscita su Netflix con Kristen Bell. La donna alla finestra conquistò il primo posto nella classifica dei bestseller del «New York Times». Prima di diventare scrittore, Finn, cresciuto a Charlotte, North Carolina, ha lavorato a New York e Londra per marchi come Little, Brown and Company e William Morrow perché ogni giorno devono confrontar­si con forze sinistre: gli uomini. Ogni giorno devono sventare pericoli e minacce. Il nuovo romanzo ha debiti con La donna che visse due volte, sempre di Hitchcock, e con un vecchio libro (rischierei di rovinare alcune sorprese se lo nominassi).

La donna alla finestra è un giallo dall’impianto classico. Mia cara Miss Hunter lascia interrogat­ivi nel lettore».

Non ha mai avuto la tentazione di prendere il posto dei suoi personaggi?

«Sarei un pessimo detective. Non sono neanche capace di trovare il colpevole in un giallo. I romanzieri sono una specie di detective al contrario. Un investigat­ore cerca di raccoglier­e informazio­ni per smascherar­e il colpevole, il romanziere le nasconde o le diffonde con parsimonia per proteggern­e l’identità».

Anche in questo romanzo, diceva, torna Hitchcock, il suo mito.

«Adoro il suo stile, il suo gusto per la spettacola­rità. Pensi all’inseguimen­to sul monte Rushmore in Intrigo internazio­nale o allo scontro mortale sulla giostra ne L’altro uomo; ai movimenti di macchina, come la famosa ripresa “in picchiata” sugli occhi del protagonis­ta al culmine del climax di Giovane e innocente, o agli otto piani sequenza da dieci minuti assemblati in Nodo alla gola. Amo la profondità psicologic­a dei personaggi e il suo senso dell’umorismo: dare al pubblico il permesso di ridere è un modo per fargli riprendere fiato. Provo a evocare la sua raffinatez­za e intensità».

Ha disseminat­o ovunque omaggi ai classici britannici.

Questione di genere «Le migliori autrici di gialli sono le donne perché abituate a sventare i pericoli e a fare i conti con forze sinistre: gli uomini»

«Il mio idolo è Charles Dickens. Amo Graham Greene per molte delle ragioni per cui amo Hitchcock (è un peccato che non abbiano mai collaborat­o). Poi

Evelyn Waugh, Wilkie Collins, Patrick O’Brian, P. G. Wodehouse. Tra i contempora­nei c’è anche Andrea Camilleri». Qual è il futuro del genere crime?

«Il mercato premia quello che gli editori chiamano crimine “confortevo­le”, anche se negli anni passati era una parolaccia. Sono libri delicati, leggerment­e umoristici, non mettono a dura prova i nervi. In tempi agitati come questi i lettori cercano comfort food letterario. Il mercato è imprevedib­ile: chi avrebbe pensato che romanzi di vampiri o draghi sarebbero diventati un’ossessione?».

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 ?? ?? A. J. FINN Mia cara Miss Hunter Traduzione di Isabella Polli MONDADORI Pagine 504, e 22
A. J. FINN Mia cara Miss Hunter Traduzione di Isabella Polli MONDADORI Pagine 504, e 22

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