Corriere della Sera - La Lettura

Quattordic­i sfumature di cenere per McCarthy

- Di CHIARA SEVERGNINI

Per Manu Larcenet, La strada di Cormac McCarthy è «un libro pieno di silenzi». L’autore francese — tra i più versatili e talentuosi esponenti della bande dessinée — ha firmato l’adattament­o a fumetti del romanzo: 160 pagine di enorme potenza visiva, in cui il segno grafico è messo al servizio della prosa del grande autore americano. Un progetto portato in Italia da Coconino (traduzione di Emanuelle Caillat, e 28, dal 12 aprile; in questa pagina alcune tavole) in co-edizione con la Francia. All’editore francese dell’opera, Dargaud, Larcenet ha spiegato che il suo obiettivo era far sì che i lettori potessero «leggere il disegno come un testo»: «Non c’è narrazione, è il disegno che racconta. Non ci sono dialoghi, è il disegno che spiega». Lo stile del fumettista — che negli anni si è cimentato con i generi più disparati, dal comico al drammatico, dal memoir filosofico alla biografia romanzata — punta sulla capacità espressiva. Larcenet ha tradotto l’atmosfera del romanzo attraverso una gamma cromatica minimale, imperniata sulle sfumature di grigio. «Credo di averne utilizzate 14 — spiega — e proprio dai grigi colorati sono scaturite alcune tra le pagine più belle».

La strada, per lui, ha rappresent­ato una sfida. «Temevo di non riuscire a resistere sul lungo periodo, soffocato da tanta freddezza», ha rivelato, riflettend­o su quanto sia stato difficile «realizzare un fumetto senza azione e con pochi dialoghi», ma anche trasporre l’«universo privo di vita» e i «paesaggi apocalitti­ci, luridi e morti» del romanzo. A fare la differenza, alla fine, è stata la cenere, usata come un elemento capace di «trasformar­e» l’ambiente.

Tradurre un’opera da un medium all’altro, del resto, è sempre un compito delicato. Lo dimostra anche The Road, il film del 2009 tratto da La strada, di cui Paolo Mereghetti rilevò l’«inutile fedeltà» al romanzo. Al contrario, il fumetto di Larcenet, pur attraversa­to dalla personalis­sima corrente espressiva dell’autore francese, restituisc­e appieno l’anima del libro. Qualche licenza c’è: nell’adattament­o, ad esempio, padre e figlio si scambiano sguardi che nel romanzo non ci sono. Ma, in ultima analisi, Larcenet è stato davvero, come ha ribadito anche all’editore, «totalmente fedele al romanzo e all’autore». Rimpianti? «Non avere potuto consegnare l’album finito a McCarthy in persona», risponde. «Gli ho scritto, ha visto le prime tavole, ma non l’ho mai incontrato e purtroppo ci ha lasciati prima che l’opera fosse finita. La sua morte mi lascia una sensazione di incompiute­zza. Spero di aver capito il romanzo come avrebbe voluto lui. E spero che il fumetto sarà accolto come un omaggio».

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