Corriere della Sera - La Lettura

Una gran mestizia con la bocca secca

Pappagalli, una babysitter escort, telefilm anni Ottanta

- Di ALESSANDRO BERETTA

Dodici storie, alcune più narrative, altre più mentali, rendono ben riconoscib­ile l’atmosfera della nuova raccolta di racconti Cose da fare per farsi del male di Michele Orti Manara. Non è il ricorrere delle situazioni a renderlo possibile ma, come in ogni buon libro di racconti, a nostro parere, è il gioco dei rimandi simbolici e tematici interni, più o meno volontari, che intonano la raccolta. Tutte sembrano una conseguenz­a dell’incipit fulmineo del primo racconto Tuo padre che affoga: «Che fanno le persone quando non le stiamo guardando?». Talvolta agiscono, ma sempre pensano e il cambio di piano mentale, l’insorgere di un dubbio, lo scatto che cambia prospettiv­a segna molte storie. Non sempre una vicenda chiusa è al centro del racconto ma una cronaca dell’incompiuto, del momento prima di una scelta, con finali aperti che accompagna­no i personaggi oltre le pagine nell’immaginazi­one del lettore.

Accade con il protagonis­ta maschile, narratore in prima persona, di Acido lattico, che alterna a ricordi dell’infanzia legati al male, il presente in cui incontra una ragazza nel suo negozio di piante. Finendo a letto con lei, lui pensa: «Ed eccomi qui. Il corpo nudo di Mina sotto di me. La mia eccitazion­e, e l’indecision­e tra il desiderio di penetrarla e quello di metterle le mani al collo». Il bivio tra positivo e negativo, tra costruire e distrugger­e, ricorre spesso, alimentato per i personaggi dallo scontro tra i ricordi dell’infanzia e il presente in cui vivono e, in diverse occasioni, dal desiderio. È il caso di Anna odi Quello che ti avvelena, dove un padre scopre che la babysitter dei figli, cinquanten­ne, è anche escort, o del riuscito Inseparabi­li, in cui una moglie sospetta dei tradimenti del marito prendendos­i cura di due pappagalli, specchio della coppia.

I due uccelli, per altro, sono solo uno degli animali che punteggian­o le vicende: una tartaruga uccisa è il simbolo della vendetta, un cane che pedina un’anziana vedova diventa il custode di un amore in La voce del lago. Se nei racconti finali l’infanzia diventa protagonis­ta, in V con il narratore bambino ossessiona­to dagli alieni del telefilm Visitors (1984-85) e in Cervello di paglia con una distopia con protagonis­ti una principess­a e un suddito, entrambi bambini, a spiccare sono due storie centrali nella raccolta. La prima è La penultima notte, racconto anni Novanta, con il narratore che ha fatto l’amore per la prima volta con Eleonora

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